La beata Giulia Ledóchowska, questo il suo nome da laica, appartiene ad una famiglia benedetta da Dio in quanto è sorella di un’altra beata Maria Teresa Ledóchowska e del 26° preposito generale della Compagnia di Gesù, Wladimiro Ledóchowski, nacque il 17 aprile 1865 da una nobile famiglia polacca residente nell’Austria Inferiore. Dopo aver frequentato la scuole di formazione a Sankt Polten, seguì i suoi genitori che si erano trasferiti nella tenuta di Lipnica Murowana nei pressi di Cracovia, comprata dal padre. A 21 anni entrò nel convento delle Orsoline di Cracovia, pronunciando i voti nell’aprile 1899.
Attiva educatrice ed insegnante, istituì un pensionato per signorine, promovendo tra le studentesse l’Associazione delle Figlie di Maria, fu anche superiora del suo convento per circa quattro anni dal 1904 al 1907. Fu chiamata dal parroco della chiesa di S. Caterina a Pietroburgo che le affidò la direzione di un internato di studentesse polacche in esilio, per far ciò dovette indossare abiti civili per sua sicurezza; nel 1909 fondò anche una casa delle Orsoline a Sortavale in Finlandia dove sperimentò un pensionato e una scuola all’aria aperta per ragazze cagionevoli di salute, sul modello inglese, nel contempo fondò nella stessa Pietroburgo una casa delle Orsoline.
La sua cittadinanza e origine austriaca la fece diventare oggetto di persecuzione da parte della polizia russa, durante la Prima guerra mondiale e quindi nel 1914 si rifugiò in Svezia a Stoccolma dove fondò anche qui un pensionato ed una scuola; animata da grande senso di apostolato fondò per i cattolici svedesi il giornale Solglimstar che ancora si pubblica sotto altra dicitura. Proseguì la sua opera con lo spostarsi in Danimarca ad Aalborg nel 1917 per l’assistenza dei profughi polacchi, dove rimase fino al 1919, quando poté rientrare in Polonia nel suo convento di origine.
Nel 1920 ubbidendo ad un suo anelito interiore si distaccò dalla sua congregazione, per fondarne un’altra denominata Orsoline del S. Cuore Agonizzante con il compito dell’assistenza delle giovani non abbienti e per la cura di poveri, vecchi, bambini.
In Polonia vengono dette ‘Orsoline grigie’ e in Italia le ‘Suore polacche’; la Congregazione ebbe l’approvazione definitiva nel 1930 e si sviluppò velocemente cosicché alla morte della madre, il cui nome era diventato Orsola in polacco Urszula, si contavano già 35 case con oltre 1000 suore; ha lasciato vari scritti per meditazioni tutti in polacco, alcuni tradotti anche in italiano e francese.
Morì a Roma il 29 maggio 1939. Beatificata da papa Giovanni Paolo II il 20 giugno 1983 a Poznan in Polonia.
E' stata canonizzata da Papa Giovanni Paolo secondo a Roma il 18 maggio 2003.

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