Continua il cammino proposto dai frati minori dell’Umbria per accompagnare i fedeli in questo tempo di Quaresima. Lo stiamo facendo proponendo quattro brevi Riflessioni sul tema della liturgia della domenica. Tutti i video sono disponibile sulla Pagina YouTube dei Frati minori dell’Umbria.
Questa la terza riflessione di p. Simone Ceccobao sulla strofa del Cantico delle Creature di San Francesco dedicata a Sorella morte.
Laudato si’, mi Signore,
per sora nostra Morte corporale,
de la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke moranno ne le peccati mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime volontati,
ke la morte secunda no’l farrà male
(CompAss 7, FF 1547)
È sorprendente il fatto che Francesco ponga la morte accanto alle creature e all’uomo, facendola diventare anch’essa motivo di lode. Nella sua spietatezza, in quanto evento necessario ma contrario al processo vitale cantato dal Cantico, la morte è, per Francesco, parte integrante della sinfonia di lode innalzata a Dio. In questo contesto la morte non è soggetto di lode, come le altre creature, ma solo oggetto di lode, cioè essa costituisce l’ultimo motivo trovato da Francesco per lodare il Signore, quello che non nega i precedenti ma li invera. Perché? Essa, in primo luogo, appartiene alla vita rendendola speciale e preziosa. Se venire alla vita è una sorpresa e un dono, il morire è una certezza e una necessità: senza la morte la vita non avrebbe quel valore assoluto che essa possiede proprio perché limitata. Mediante la spietata constatazione che «nullu homo vivente po’ skappare» alla morte, Francesco implicitamente chiarisce il primo motivo della lode per «sorella morte»: essa dà vita alla vita, perché senza di essa la vita non sarebbe così unica e speciale. In secondo luogo, essa è uguale per tutti.
Dopo le tante differenze e disuguaglianze prodotte anche dall’egoismo e dall’arrivismo, la morte compie un atto di giustizia finale, ricollocando tutti allo stesso livello, o meglio l’uno accanto all’altro mediante una solidarietà semplice e definitiva. In fondo, chiamandola “sorella”, Francesco loda Dio perché grazie alla morte l’uomo ritorna a essere semplicemente uomo e fratello dell’altro. Francesco, con gli ultimi sorsi di aria, ricorda a se stesso e a noi che la morte costituisce una domanda sulla vita, una domanda che pone davanti agli occhi degli uomini due stili di vita, con due possibili conseguenze sulla qualità dell’esistenza. Guai a coloro che dalla morte corporale saranno trovati nei peccati mortali (v.29).
Vivere nel peccato è un guaio, una pena già in questa vita. Infatti, il peccato non è innanzitutto infrangere un comando di Dio, per Francesco primariamente è uno stile di vita in cui l’uomo si pone al centro di tutto e sopra tutti, è lo stile di vita di chi vive per se stesso, di chi ha smarrito i fratelli. Beato chi morirà nella volontà di Dio, la quale è santissima e dunque rende santa la vita (vv.30-31). L’uomo sarà beato se sarà trovato a fare della sua vita un dono, se avrà vissuto nella disponibilità a condividere con gli altri, con letizia e semplicità di cuore, quello che ha e quello che è. Tale atteggiamento generale permetterà all’uomo di incontrare la morte come “sorella”, cioè non come colei che verrà per togliere con violenza quanto ha accumulato, ma come colei alla quale egli consegna con fiducia la propria mano, come si era abituato a fare durante la vita afferrando con disponibilità la mano dei fratelli incontrati lungo il cammino dell’esistenza.
Cari fratelli e sorelle, Francesco chiama la morte sorella perché è un uomo povero, nudo. Ma la sua povertà, la sua nudità, non sono quelle di chi semplicemente non ha nulla, ma quelle di chi ha dato tutto per amore, di chi ha condiviso tutto con i fratelli, come ha fatto Gesù, fino alla fine, con la sua passione e la sua morte. Proprio il dono di sé, la povertà, intesa come condivisione, trasfigura la morte, che da temuta ladra diventa amabile sorella. La morte di chi muore amando come ha amato il Figlio di Dio, non è semplicemente morte, ma è già gonfia, gravida di vita, è già vita risorta!
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