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La speranza che nasce dall’abbandono: 4° catechesi quaresimale con fr. Rosario Vaccaro 03 Apr 2025

Mio Dio, perché mi hai abbandonato?

L'itinerario quaresimale guidato dai frati della comunità della Porziuncola continua. Il 2 aprile è stato fr. Rosario Vaccaro a guidare la terza meditazione nella Basilica, dopo i vespri delle 19.

In questa riflessione, Fr. Rosario Vaccaro ha invitato a riflettere sul grido di Gesù sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", un grido che risuona non solo nella Passione di Cristo, ma anche nelle esperienze più profonde e dolorose della nostra vita quotidiana.

La testimonianza di Anna Mazzitelli

Fr. Rosario ha iniziato con una toccante testimonianza tratta dalla vita di Anna Mazzitelli, una madre che ha vissuto una tragedia indicibile: ricoverata in ospedale con due figli, uno appena nato e portato in terapia intensiva per difficoltà respiratorie, l'altro, di tre anni, malato di leucemia. In un momento di immensa sofferenza, Anna scrive: "Ora capisco quel grido di Gesù sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato".

Questo grido si fa eco di un’esperienza universale: quella dei "perché" che ogni persona si trova a porsi nei momenti più oscuri della vita: "Perché ci sentiamo incompresi? Perché siamo soli anche quando siamo circondati? Perché ci sentiamo rifiutati, traditi, abbandonati?". Questi "perché" ci accompagnano e ci segnano, come impronte nell’anima.

I "perché" di Gesù

Fr. Rosario ha quindi sottolineato come Gesù stesso abbia vissuto quei "perché" che segnano l’esperienza umana. In primo luogo, Gesù ha sperimentato l’incomprensione. Quando, in Luca 4, racconta la sua predicazione a Nazaret, la sua gente non lo riconosce e rifiuta la sua parola: "Non è costui il figlio di Giuseppe?" L'incomprensione di Gesù cresce con il rifiuto anche dei suoi discepoli, che non comprendono il senso della sua Passione (Lc 9, 45), e dei dottori della legge, che lo accusano di bestemmia (Lc 5, 17).

Poi ci sono gli abbandoni dolorosi. Gesù si trova solo: "Perché mi lasciano da solo?" Lo testimonia l’abbandono dei discepoli, che lo lasciano dopo il discorso sul pane di vita (Giovanni 6), e il tradimento di Giuda, che lo vende per trenta denari. Gesù sente anche il tradimento di Pietro, che lo rinnega nel momento della sua cattura (Lc 22).

Fr. Rosario ha invitato a riflettere anche sulla violenza e l’umiliazione che Gesù subisce. Gli schiaffi, le derisioni, la condanna a morte sulla croce, fino al momento culminante in cui Gesù, sentendosi abbandonato, grida al cielo: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Questo è il punto massimo dell’abbandono di Gesù, che sente il distacco non solo dagli uomini, ma anche da Dio, come suggerito dal buio che si fa su tutta la terra nelle ore della crocifissione (Marco 15).

Il Salmo 138 e la discesa agli inferi

Il predicatore ha poi citato il Salmo 138: "Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti" (v. 8). Gesù discende agli inferi non solo per risvegliare Adamo ed Eva, ma per raggiungere ogni angolo di solitudine e disperazione. L'icona orientale della discesa agli inferi mostra Gesù che afferra con forza il polso di Adamo, simbolo di una salvezza che non lascia scivolare via nessuno, nemmeno nel buio più profondo. Anche nella morte, in quel luogo di totale solitudine e separazione, Gesù è presente e non permette che nessuno scivoli nel nulla.

La speranza che nasce dall’abbandono

Alla fine della catechesi, il relatore è tornato alla testimonianza di Anna Mazzitelli, che ha perso suo figlio malato di leucemia. Anna, nonostante il dolore e la tragedia, ha trovato la forza di non lasciarsi sopraffare dalla disperazione. "Se penso di aver perso un figlio, mi viene da impazzire e da gridare. Ma se penso di avere un figlio in Paradiso, mi viene da gioire." Questa donna ha sperimentato la sofferenza, ma ha anche incontrato una luce che si fa strada nel cuore del dolore. La speranza non è una fuga dalla realtà, ma una forza che nasce dall'abbandono stesso.

Fr. Rosario ha concluso con una riflessione sull’immagine del polso di Adamo afferrato dal Risorto. "Gesù afferra il polso di tutti noi, che viviamo la solitudine, l’abbandono, l’impossibilità di trovare una via d’uscita. La speranza si lega a questo contatto, a questa presa, che ci impedisce di cadere nella disperazione." E, infine, una promessa di Gesù: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo", che illumina ogni angolo buio della nostra esistenza.

Anche nei momenti di massimo abbandono, non siamo mai veramente soli: Gesù ha attraversato la nostra solitudine, e dalla croce ci offre la sua presenza che non lascia mai la nostra vita nel buio.



Basilica di Santa Maria degli Angeli Catechesi IV Domenica di Quaresima Porziuncola Riflessioni Rosario Vaccaro

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