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“Anche Francesco d'Assisi ha vissuto il dramma di questa relazione complessa con il padre...” 16 Mag 2020

Coprimi di benedizioni!

«Chi vede me vede il Padre» ci ha detto Gesù nel Vangelo di domenica scorsa. Tutto di Gesù parla del Padre: i suoi gesti, le sue parole, la sua stessa croce rivelano il volto, il cuore, la paternità misericordiosa di Dio. I gesti, le parole, dell’uomo Gesù sono rivelazione della divina paternità. Gesti e parole che traboccano di amore. La croce, il più grande atto d’amore mai compiuto per gli uomini, rivela in maniera suprema l’amore infinito e inesauribile del Padre. Un amore che travasa nella storia infinite benedizioni, le pulsazioni del cuore benedicente del Padre.

«Padre», il nome proprio di Dio, è una delle parole primordiali del nostro vissuto, una di quelle parole che prima di entrare nel nostro vocabolario ha avuto a che fare con abbracci, con baci, con carezze, con cure, con delicatezze, con il bellissimo e familiare linguaggio del corpo. Abbiamo imparato a chiamare Dio col nome di Padre, imparando a chiamare con lo stesso nome un uomo: nostro padre. Una figura complessa che attiene alle nostre radici, che, accogliendoci, ci ha agganciati a una storia guidata da Dio, amata, salvata, benedetta; una figura della quale non si riesce a fare a meno e nello stesso tempo dalla quale abbiamo sentito molto presto il bisogno di emanciparci; una figura rispetto alla quale abbiamo voluto differenziarci per poi scoprircene, forse troppo tardi, somiglianti. Una di quelle figure che spesso racchiude rimpianti, parole non dette, baci non dati. Una vita benedetta e portatrice di pace è quella che ha gustato, prima di ogni altra, la benedizione del padre.

Anche Francesco d’Assisi ha vissuto il dramma di questa relazione complessa con il padre, Pietro di Bernardone. Le fonti biografiche ce lo presentano in maniera molto severa, come un uomo dai tratti fortemente negativi, un mercante avido di denaro, ambizioso di potere, che aveva educato il figlio alla mondanità e alle frivolezze, alla ricerca sfrenata del successo e della ricchezza. Lo steso nome dato al figlio, Francesco, aveva a che fare con la terra di Francia che lo aveva reso un uomo ricco e potente. Francesco si era nutrito di questa paternità, assumendone i lineamenti e le ambizioni. 

Il crollo dei sogni militari di Francesco, il fallimento dei progetti cavallereschi e delle ricadute economiche a essi collegate, già incrinano la relazione tra il giovane e Pietro. Ma saranno l’incontro con Cristo povero nei panni laceri del lebbroso, il fare misericordia, l’assumere lo stile della gratuità al posto di quello dell’interesse, la gioia della condivisione e del servizio, a infrangere in maniera inesorabile il rapporto tra padre e figlio. Tanto prima Francesco si era identificato nel padre, ora molto più se ne emancipa.

Suo padre, a vederlo caduto in uno stato così miserabile, era in preda a cupo dolore. Lo aveva amato ardentemente; ma adesso, per l'umiliazione e il dispiacere che provava vedendolo così cadaverico per le privazioni e il freddo, lo copriva di maledizioni ogni volta che lo incontrava. L'uomo di Dio, ferito dalle maledizioni paterne, scelse come padre un poverello disprezzato e gli disse: «Vieni con me, e ti darò parte delle mie elemosine. Quando vedrai mio padre maledirmi, io ti dirò: "Benedicimi, o padre!" E tu farai su di me il segno della croce e mi benedirai al suo posto». (3Comp IV,23: FF 1423).

L’amore ardente di questo padre affoga in un cupo dolore, fatto di delusione, di tradimento, di aspettative disattese; conosce la lacerante ferita della vergogna, dell’umiliazione, della preoccupazione per un figlio che sembra ormai perduto. La capacità di benedire propria di ogni amore si trasforma in un urlo di maledizione, che violentemente si scaglia contro il giovane Francesco. 

Quanto dolore in quel figlio maledetto, in quel giovane cuore che scopre il caro prezzo da pagare per la libertà. Quanto dolore nello scoprirsi non più benedetto, quasi strappato via da una storia familiare, dagli affetti più cari; quale smarrimento nel trovarsi improvvisamente giovane pianta senza più radici!

Quanto si può vivere senza sentirsi benedetti dal padre? Tanto quanto un fiore strappato dal terreno. Pochissimo! E allora Francesco “si sceglie” un padre, un poverello disprezzato, in questo similissimo al Padre che è nei cieli, povero perché donatore di ogni cosa, povero perché benedicente fino a dare il suo Figlio per amore. «Quando vedrai mio padre maledirmi, tu coprimi di benedizioni e fa su di me il segno della croce!». Le radici di Francesco trovano in quella povera terra lo spazio per riagganciarsi a una storia benedetta da Dio, liberata, salvata. E quel segno della croce gli ricorderà sempre che il più grande gesto di benedizione il Padre del Cielo lo ha fatto in Gesù crocifisso, per ogni maledetto dal padre, per ogni legame spezzato, per ogni parola d’amore non detta, per ogni abbraccio non dato.



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