In questi giorni difficili un po’ per tutti, giorni di paura in cui i nostri occhi sono puntati sui numeri, sui bollettini sanitari, abbiamo bisogno di ricordarci che dietro ogni numero c’è una persona, una storia, una solitudine, una paura.
Al centro dell’attenzione ci sono i tanti medici e paramedici “eroi”, in realtà persone come noi che hanno preso sul serio il loro lavoro, che lo fanno assumendosi la responsabilità e il rischio, perché questo lavoro è vocazione e se è vissuto come vocazione, non te ne vai a casa perché sono finite le tue ore, rimani, anche sacrificando altro, perché adesso c’è bisogno di te.
Vogliamo allora condividere con voi la testimonianza di una giovane che ci scrive da una delle zone a maggiore rischio di contagio.
“siamo zona rossa, ogni spostamento al di fuori di casa-lavoro-supermercato deve essere assolutamente limitato. Secondo me l'umanità e l'Amore a cui siamo chiamati dovrebbe portarci a limitare al massimo ogni contatto perché, veramente, la situazione sta diventando allarmante. Dico così, ma per me è difficilissimo, io vivo di relazioni, sono super dinamica e l'idea di stare molto tempo a casa mi spaventa abbastanza.
Secondo me l'Amore del Vangelo di queste settimane parla proprio di ciò a cui siamo chiamati in questo periodo di contagi. È pensare, non solo al nostro bene e alla nostra cura, ma a salvaguardare i nostri fratelli, sia quelli vicini che quelli più distanti, sia quelli più forti che quelli più fragili.
Non sappiamo se potremo vivere la Pasqua, non sappiamo niente. Sto accogliendo questa "purificazione imposta" e questo "totale deserto" che pervadono tutta la mia quotidianità. Credo di essere chiamata a purificare la relazione con il tempo, con i ritmi, con me stessa, con le persone, ma soprattutto a purificare il desiderio e la relazione con Dio.
Sto imparando che Dio è ossigeno, nutrimento e fonte della mia vita; tante volte, pero', viviamo la tentazione che la sua presenza diventi un'abitudine o una consuetudine. No, se la nostra fede è solamente abitudinarietà o consuetudine è un idolo, non è la fiammella di vita in noi.
Sto imparando questo: stare nella realtà concreta, obbedire alla vita con la speranza e la certezza che Dio abita ogni quotidianità e, solo con Lui, può essere fruttificata...dobbiamo cercare e tornare al vero Essenziale della nostra vita.
È tutto il giorno che il mio lavoro mi porta a confortare pazienti, persone vicine e poi i miei genitori. In certi momenti avevo quasi il magone, tipo un peso al cuore e il vero istinto era cercare il Signore.
Ovunque mi sento insicura, non c'è posto che mi rassereni. L'unico luogo dove trovo pace è la preghiera, non per ‘chiedere qualcosa’, ma desidero con tutto il cuore sentirmi salda in Lui, ancorarmi alla mia unica e vera roccia.
Mai avrei immaginato tutto questo, mai...forse più che farci schiacciare dalle nostre irresponsabilità e dalle nostre fobie dovremmo imparare ad inginocchiarci davanti alla nostra vera fonte di Vita. Oggi ho incontrato persone dalle lacrime irrefrenabili, impaurite, disorientate e scoraggiate. Delle volte non ci rendiamo conto di quanto sia difficile stare dall'altra parte.
Però questa difficoltà è una grazia per me, è la conferma che quello è il mio posto, è il servizio a cui sono chiamata perché, proprio con loro, la mia fiammella profonda di bene accresce sempre di più. La cosa bella è che questa purificazione sta allontanando il superfluo, i desideri insensati, le aspettative infondate e sta lasciando il vero, ciò che è vitale!
Non posso che render grazie!”
Fede Giovani Paura Porziuncola San Damiano SOG Testimonianza
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