Nella terza serata del Settenario in preparazione alla solennità del Natale, è stato p. Danilo Bellorin a presiedere i Vespri e a offrire la sua meditazione sull’antifona maggiore “O Radix Iesse”:
O Germoglio di Iesse,
che ti innalzi come segno per i popoli:
tacciono davanti a te i re della terra,
e le nazioni t’invocano:
vieni a liberarci, non tardare.
Il segno che viene donato da Dio è un germoglio! Qui c’è tutto l’aspetto paradossale del mistero dell’incarnazione che celebreremo a Natale: una “radice” che è nascosta, sepolta nella terra si trasforma in “vessillo”, punto di riferimento per i popoli, capace di ammutolire il potere dei re e di diventare come una calamita per l’intera umanità.
Quel vessillo sappiamo che sarà la croce. Davanti a Gesù crocifisso, ben identificato come re anche dalla scritta fatta porre da Pilato, tacciono i re della terra (Is 52, 15) e le nazioni lo invocano: vieni a liberarci, non tardare (Ab 2, 3). Innalzato sulla croce, Dio l’ha risuscitato ed egli vive nella gloria del Padre e nell’immenso corpo della Chiesa, alimentando la speranza di un mondo più giusto, più fraterno e più ricco d’amore.
“Apriamo il nostro cuore – ha concluso p. Danilo –, la nostra vita, il nostro essere al mondo nuovo. È Gesù che viene, la nostra speranza. Questa liberazione dal peccato e da ogni forma di male deve essere la nostra costante invocazione, deve essere la nostra preghiera e il desiderio del nostro cuore rivolto al Signore. Che lo Spirito Santo rinnovi in noi la consapevolezza dei suoi doni e ci trasformi nell’umanità nuova, libera e unita nell’amore del Signore.”
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