Lunedì 7 dicembre con la Celebrazione Vespertina si è aperta la Solennità della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, patrona e regina dell’Ordine Serafico, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. S.E. mons. Erio Castellucci, Arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola, ha presieduto il rito arricchito dalla presenza della Confraternita dell’Immacolata Concezione e dal canto dei Seraphici Cantores, diretti da p. Matteo Ferraldeschi.
Il presule, nella sua omelia, ha messo in luce la diversità tra Eva e Maria. Se la prima rappresenta l’essere umano che mette il proprio io al centro e si rende criterio e misura di ogni azione, la Vergine invece si apre al progetto di Dio e lascia entrare in lei la sua grazia. Se la prima dà ascolto al serpente, Maria invece accoglie l’annuncio dell’angelo.
Essa, allora, ci mostra che la fede inizia quando si rinuncia a conquistare Dio e ci si lascia conquistare da lui. La chiamata alla santità non è un’esclusiva di Maria, ma è anche per tutti noi. Anche lei come noi ha attraversato le sofferenze umane e, dopo quel primo incontro, non ha più avuto un angelo che le desse il senso di ciò che stava avvenendo. Solo la memoria delle parole dell’angelo le hanno permesso di proseguire nel cammino della vita credendo.
Anche noi, che attraversiamo questa fase così dolorosa della pandemia, viviamo la speranza cristiana, sapendo che non è fatta di meraviglie esteriori ma di conversione interiore; essa non cambia le circostanze esteriori, ma cambia il cuore con il quale le viviamo.
In serata, le celebrazioni in onore della Beata Vergine Maria sono proseguite con il canto dell’Akathistos. Come ha spiegato p. Matteo Ferraldeschi all’inizio della preghiera, questo antico inno della Chiesa bizantina del secolo V prende il nome da una rubrica in cui si esprime il modo in cui lo si esegue e lo si ascolta: «non-seduti», quindi «stando in piedi», come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio al Vangelo compiutosi nella Madre di Dio. L’inno è stato introdotto da due gesti: l’accensione della luce e l’infusione dell’incenso. Il primo gesto richiama Cristo, Luce del mondo venuto ad illuminare le tenebre. L’incenso è un atto di venerazione a Dio che ha mostrato, nella Vergine Maria e in Gesù Cristo, la sua misericordia per il mondo intero.
Mons. Castellucci, che ha presieduto il rito, ha offerto la sua riflessione incentrata sulle reazioni di Maria all’annuncio dell’angelo. In primo luogo, Maria rimane turbata all’apparire dell’angelo e alle sue parole. “Piena di grazia”, amata in modo completo, è, infatti, un titolo molto impegnativo, mai riservato a nessuno prima di lei. La seconda reazione è un’obiezione, quasi un’incredulità. “Come è possibile?” C’è forse anche del timore perché, essendo promessa sposa di Giuseppe, questa maternità la rende passibile di condanna. Infine, Maria sembra rassegnata: “Avvenga per me quello che hai detto”. In realtà, l’evangelista Luca usa una forma verbale che non esprime rassegnazione, ma desiderio. Maria non si arrende, ma si rende disponibile a quello che il Signore le chiede. Questa è sempre l’alternativa della nostra vita: o ci aggrappiamo ai nostri progetti o ci affidiamo a quelli di Dio. Maria è la donna del desiderio perché desidera che comunque il progetto di Dio si compia e mette a disposizione attivamente la sua vita per questo.
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