San Germano era figlio di un senatore di Costantinopoli e venne educato come chierico. Ricevuta l’ordinazione presbiterale, divenne in seguito decano del clero della celebre basilica di Santa Sofia. La sua vita giunse a sfiorare il secolo, ma ben poco sappiamo della sua vita prima del compimento dei sessant’anni. Fu uno dei promotori del sinodo “Trullano” nel 692, in cui si consolidarono le decisioni dei precedenti concili con l’aggiunta di alcuni decreti disciplinari. Subito dopo Germano fu eletto alla sede arcivescovile di Cizico, odierna città turca di Kapidagi, sul Mar di Marmara. Talune fonti sostengono che al sinodo del 712, sotto pressione da parte dell’imperatore, avrebbe firmato un documento che tentava di riabilitare l’eresia monotelita: se davvero ciò accadde, ritrattò comunque ben presto per tornare in seno all’ortodossia.
Nel 715 infatti, in seguito alla sua nomina a patriarca di Costantinopoli, convocò immediatamente un sinodo che proclamò la fede cattolica, rigettando fermamente l’insegnamento monotelita. Anche così, però, non riuscì purtroppo a liberarsi dalle interferenze degli imperatori bizantini in materia dottrinale.
Nel 725 l’imperatore Leone III Isaurico emise il primo editto iconoclasta, cioè volto a vietare la venerazione delle immagini e delle icone, dunque anche alla loro distruzione. Ciò contribuì ad alimentare profonde controversie nelle Chiese orientali, che si protrassero per ben un secolo. Germano, nei cinque mesi successivi, fu il principale oppositore dell’iconoclastia imperiale e chiese a tal scopo il sostegno del papa di Roma. Nel 730 fu infine costretto dall’imperatore a dimettersi ed a ritirarsi a Platanion per il resto dei suoi giorni.
Scrittore di grande valore, molte delle sue opere furono oggetto di distruzione per ordine imperiale. Quelle conservate includono quattro lettere dogmatiche, dedicate principalmente alla questione del culto delle icone, e sette omelie a carattere mariano, ove è ripetutamente sottolineata la sua mediazione generale nella concessione dei doni soprannaturali e la sua purezza personale in una forma che pare quasi prefigurare la dottrina cattolica dell’Immacolata Concezione.
La posizione ortodossa di Germano verso la venerazione delle icone fu sottolineata dal papa Gregorio II, apprezzando la sua difesa dell’insegnamento ortodosso:
“Le icone sono la storia per immagini e tendono all’unica gloria del Padre celeste. Quando mostriamo venerazione alle rappresentazioni di Gesù Cristo non adoriamo i colori posti sul legno: noi veneriamo il Dio invisibile che è nel seno del Padre, lo adoriamo in Spirito e verità”.

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