Frate Lorenzo Russo è a Piacenza malato; grave, ma ancora vivo. Anzi, guarirà. Ma intanto il duca Ranuccio I di Parma si fa già promettere dai Cappuccini la consegna della salma, da tenere come reliquia. Questo accade nel 1616. Nel 1619 il frate muore a Lisbona, in casa di don Pedro di Toledo (già governatore spagnolo di Milano), e questi vuole il suo corpo per mandarlo a un monastero della Galizia fondato da sua figlia. D’altra parte già nel 1601, alla battaglia di Albareale contro i Turchi, molti soldati imperiali lo credevano un essere soprannaturale, vedendolo passare disarmato e illeso tra frecce, pallottole e scimitarre, per soccorrere feriti e confortare morenti. Questo frate Lorenzo Russo da Brindisi è principalmente uno studioso, ma le vicende del tempo fanno della sua vita un’avventura continua.
Orfano dei genitori a 14 anni, è accolto da uno zio a Venezia. Studia a Verona e a Padova, poi ancora a Venezia. Si è fatto cappuccino, nel 1582 è ordinato prete, nel 1586 è maestro dei novizi, e poi avrà sempre cariche nell’Ordine, fino a quella di Generale. Lui è uomo da libri, conoscitore eccezionale della Bibbia (che può citare a memoria anche in ebraico), e diviene famoso come predicatore, appunto per la vasta cultura, aiutata poi dalla bella voce e dalla figura imponente.
Lo mandano sulle prime linee più difficili: in Boemia, per esempio, dove in gran parte la popolazione si è staccata dalla Chiesa cattolica. Accolto ostilmente, si dedica a un’intensa predicazione, sostiene controversie, guida l’opera dei Cappuccini. L'evidente coerenza tra le sue parole e la sua vita lo fa rispettare anche da autorevoli avversari. Quando celebra la messa, poi, lo si vede davvero “rivivere” il sacrificio della Croce rinnovato sull’altare: si può respingere la sua fede, ma non si resta indifferenti di fronte al suo modo appassionato di sentirla e di manifestarla.
I papi e vari prìncipi europei gli affidano continue missioni diplomatiche. Per tre anni frate Lorenzo rappresenta la Santa Sede in Baviera. E i napoletani, che non ne possono più del duca di Osuna (viceré spagnolo), vogliono lui come loro ambasciatore presso Filippo III di Spagna. Appunto nel corso di questa missione lo coglie la morte; e immediata si divulga la voce della sua santità.
La causa canonica, però, viene bloccata dai decreti di papa Urbano VIII (1623-1644) che modificano i procedimenti per i santi. Riprenderà nel XVIII secolo, concludendosi con la canonizzazione ad opera di Leone XIII nel 1881. I suoi scritti rimangono inediti fino all’edizione integrale negli anni 1925-1956, in seguito alla quale Giovanni XXIII proclamerà san Lorenzo da Brindisi Dottore della Chiesa, con la qualifica di doctor apostolicus.

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