Del santo compatrono di Perugia, vi sono poche notizie della vita, ma qualcosa in più di dopo la morte. Visse nel VI secolo, e papa s. Gregorio Magno scrisse che Ercolano faceva vita monastica nel monastero dei Canonici Regolari di sant’Agostino, prima di essere chiamato alla cattedra episcopale di Perugia. Verso il 547, dopo tre anni di assedio, i Goti di Totila (re degli Ostrogoti), in guerra con i bizantini nella penisola italiana, penetrarono nella città di Perugia, favoriti dalla delazione di un chierico, che informò i nemici sui piani di difesa della città; il vescovo Ercolano, che aveva resistito eroicamente con i concittadini, fu catturato, scorticato vivo, e poi decapitato davanti a Porta Marzia, per ordine di Totila, impegnato nell’assedio di Roma; il suo corpo fu gettato senza alcuna pietà, fuori delle mura cittadine.
Come per gli antichi martiri cristiani, anche per il vescovo Ercolano, ci furono mani pietose di fedeli, che raccolsero e ricomposero il suo corpo e lo seppellirono insieme a quello di un bambino trovato morto nello stesso luogo. Una quarantina di giorni dopo, i profughi perugini ebbero dal comandante dei Goti, il permesso di ritornare in città, allora ricordando il loro vescovo Ercolano, morto martire per mano dei barbari, ne ricercarono il corpo sepolto, per trasferirlo nell’antica cattedrale di San Pietro.
Quando fu aperta la primitiva sepoltura, trovarono il corpo del bambino in avanzata fase di decomposizione, mentre quello del vescovo era intatto, quasi fosse morto quel giorno stesso. Ma la meraviglia fu maggiore, quando si poté costatare che il capo era unito al corpo, come se non fosse mai stato tagliato, né vi erano cicatrici al collo, né segni delle torture e scorticature subite sul corpo.
Gli antichi martirologi storici, come quelli di Floro, Adone, Usuardo, considerano il martirio, avvenuto il 7 novembre. Ma il santo vescovo compatrono, Ercolano, nei secoli successivi, fu confuso anche con un omonimo santo martire del I secolo, ricordato a Perugia il 1° marzo. Lo sdoppiamento va ricercato in una famosa quanta romanzesca leggenda, conosciuta sotto il nome di “Leggenda dei 12 Siri”, riportata per tutto il Medioevo con altri nomi.
E fra i 12 leggendari santi, tutti parenti fra loro, venuti in Umbria dalla Siria, al tempo dell’imperatore Giuliano, vi era appunto un sant’Ercolano. Questo sdoppiamento resisté nella storia, giungendo fino al 1940, quando il vescovo di allora, mons. Giovan Battista Rosa, con l’approvazione della Sacra Congregazione dei Riti, riportò ordine nella liturgia della diocesi perugina, stabilendo il 7 novembre come festa liturgica di s. Ercolano, vescovo e martire, e il 1° marzo la memoria della prima traslazione delle sue reliquie, avvenuta nel 723.
Il culto di s. Ercolano a Perugia, è testimoniato anche dalla bellissima chiesa a lui dedicata, emblema dell’autonomia municipale della città, eretta alla fine del sec. XIII nel luogo fuori delle antiche mura della città, che la tradizione indicava come quello della prima sepoltura del martire “defensor civitatis”.

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