La santità nella Legenda Maior
Alla luce del pensiero di San BonaventuraLa santità cristiana è comunemente intesa come il termine verso cui si evolve progressivamente la vita spirituale. Spesso gli autori medioevali parlano promiscuamente di santità, perfezione cristiana, conformazione a Cristo, come il dono primo e fondamentale che costituisce l’essere cristiano, il mistero della grazia che fa di una semplice creatura umana una creatura celeste, un figlio di Dio.
Ma la santità, intesa come oggetto di interpretazione della letteratura agiografica era - e rimane tuttora - una materia molto collegata ai gusti e alla sensibilità religiosa, nonché alle singole contingenze storiche.
Questo genere di fonte non mira infatti a dare una vera e propria biografia del personaggio rappresentato, nel senso che non s’impegna a narrare fedelmente le vicende storiche della sua vita, ma piuttosto si prefigge di interpretare per i contemporanei quella che è stata un’esperienza del divino, fornendone i criteri di emulazione.
La vicenda del corpus agiografico francescano, con le sue numerose agiografie su san Francesco, ne è l’esempio più evidente. Esse sono cresciute in relazione alle esigenze di autocomprensione dell’Ordine dei frati Minori con continui mutamenti di prospettiva nella riformulazione dell’immagine del Poverello di Assisi.
La Legenda sancti Francisci di san Bonaventura, in quanto opera agiografica, non si esime certo da queste convinzioni generali valevoli per ogni opera che intende essere l’interpretazione della vita di un santo. Si evidenzia in questo modo come l’ambito disciplinare entro il quale si situa questo lavoro, è quello del genere dell’agiografia e dell’agiografia francescana in specie. Ma necessariamente si è toccato anche l’ambito filosofico-teologico, dato che l’opera agiografica bonaventuriana si presenta piuttosto come una teoresi storico-teologica dell’esperienza di Francesco, più che una semplice esposizione delle vicende storiche del Poverello di Assisi.