“Un giorno, mentre andava a cavallo per la pianura che si stende ai piedi di Assisi, si imbatté in un lebbroso. Quell'incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma, ripensando al proposito di perfezione, già concepito nella sua mente, e riflettendo che, se voleva diventare cavaliere di Cristo, doveva prima di tutto vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad abbracciare il lebbroso e, mentre questi stendeva la mano come per ricevere l'elemosina, gli porse del denaro e lo baciò. Subito risalì a cavallo; ma, per quanto si volgesse a guardare da ogni parte e sebbene la campagna si stendesse libera tutt'intorno, non vide più in alcun modo quel lebbroso. Perciò, colmo di meraviglia e di gioia, incominciò a cantare devotamente le lodi del Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori” (FF 1034).
Quando un incontro diventa scontro e poi felice confronto. L’incontro con il lebbroso raccontato nella Leggenda maggiore di San Bonaventura è per Francesco lo scontro con un vissuto di orrore, un tumulto di paura, schifo, disgusto, ripugnanza; succede quando il mondo emotivo viene messo sottosopra e non sai più controllare. Ma Francesco fa un passaggio importante: recupera quanto aveva pensato, riflettuto, “concepito nella sua mente” in precedenza. Non vuole lasciare il timone di ciò che accade alla reazione del momento. È pericoloso vivere di reazioni: molto meglio vivere di relazioni! Il suo desiderio e pensiero era stato quello di essere del Signore, “soldato di Cristo” e ciò che stava accadendo diventa per lui l’occasione per fare un passo verso Dio. Occorreva attraversare la lotta, vincere se stessi, la reazione immediata. Mi vengono in mente le strettoie necessarie, i colli dell’utero che portano a vita nuova; il Salmo 84 parla della valle del pianto che se l’attraversi (e non la salti, o eviti, …), si trasforma in una sorgente nuova di vita e dona nuovo vigore nel cammino. Francesco non scappa, Francesco non scappa più: Francesco scende da cavallo, corre ad abbracciare il lebbroso e questi, con la mano tesa per ricevere una moneta, ne ebbe il danaro insieme ad un bacio.
Vorrei con voi riprendere come a rallentatore questi tre passaggi: Francesco sente tutto dentro di se (orrore), pensa ciò che ha sentito mettendolo a contatto con i pensieri che già lo abitavano, pensieri alti, di legame; e poi decide in base a ciò che ha pensato non, invece, a ciò che ha sentito. Questo modo di procedere adulto, maturo e di qualità fa dell’incontro con il lebbroso un reale confronto con le esperienze della vita; dall’esperienza nasce una sapienza. Non scegliere semplicemente reagendo. E se quello che ti accade fosse una grazia? E se lì dentro a quella lebbra è nascosta la perla? Un conto è la reazione, un altro è la relazione. Francesco cercherà sempre più in profondità di ciò che appare: troverà il tesoro nella ferita: troverà il DNA meraviglioso di questo mondo ovvero che tutto è in relazione, tutto è connesso: siamo vasi comunicanti.
Ma occorre avere un pensiero, una mentalità nuova, alimentata dalla lettura della Parola di Dio, da un dialogo di amicizia con Dio padre; perché se nutri pensieri sbagliati su di te, si ammalano i sentimenti e falliscono i comportamenti.
Francesco sale a cavallo, si gira, volge lo sguardo ovunque…ma quel lebbroso era scomparso. Aveva fatto il servizio necessario a Francesco consegnandogli la sapienza delle profondità: senti tutto, pensa a ciò che hai sentito, decidi in base a ciò che hai pensato.
Domani ascolteremo come Francesco ricorda questo momento dell’incontro con il lebbroso.
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