Armida Barelli definiva Assisi “la patria dell’anima sua” e scriveva: «Dirvi l’emozione mia nel passare dinanzi al mio caro Assisi ove il 4 ottobre 1918 ho promesso di dedicarmi alla nostra Associazione? Non potrei. Sono rimasta in corridoio del treno al finestrino, da quando è apparsa la prima casa a quando è sparita l’ultima. Tutto ho visto: la Porziuncola giù a Santa Maria degli Angeli, la Chiesa di San Francesco e di Santa Chiara lassù in Assisi, S. Damiano nel declivio del colle, Rivo Torto nel piano e le Carceri lontane, sperdute nella selva. E con tutta l’anima ho pregato il mio San Francesco, che mi pareva di veder girare per le vie e per le contrade di Assisi. Lui il grande patrono che Benedetto XV ha dato all’Azione cattolica. L’ho pregato di pervadere questa e specialmente la gioventù femminile del suo spirito serafico: semplicità, gioia, umiltà, distacco, zelo e amore» (Cf. “Vi scrivo dal treno. Diario e lettere di Armida Barelli” a cura di Maddalena Colli e Barbara Pandolfi, Vita e Pensiero 2022).
Un pomeriggio luminoso quello introdotto dal custode della Porziuncola, p. Massimo Travascio accogliendo i relatori dell’evento: Barbara Pandolfi, vicepostulatrice della causa di beatificazione della venerabile serva di Dio Armida Barelli e p. Pietro Messa ofm, professore di Storia del francescanesimo presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. Un pomeriggio dedicato a conoscere e approfondire la figura di Armida cercando di cogliere aspetti che possano aiutare a vivere sfide e problematiche del presente, proprio grazie alla forza di attualità di questa donna. È stato quasi un riascoltare la voce e la passione di Armida, un restituirle la parola e, nello stesso tempo, promuoverne la conoscenza della vita, lo studio della sua opera; scoprirne la fede, la fiducia incrollabile in Dio, negli altri, nel mondo, la passione per il Regno di Dio, scopo di tutta la sua vita.
Anche i Frati Minori dell’Umbria sono protagonisti delle pagine della vita di Armida: nel 1918 proprio alla Porziuncola fa la sua consacrazione a Dio per l’apostolato nel mondo. Nel 1919 nel coretto del convento di San Damiano nasce l’Istituto Secolare Missionarie della Regalità (ISM) alla presenza, tra altri, dei padri Leone Bracaloni e Antonio Giorgi della Provincia Serafica. Qui intuendo l’ideale di una piena consacrazione a Dio nel mondo, dodici donne scoprono, dentro la propria esperienza di fede, un comune desiderio: consacrare la vita a Dio, rimanendo nella condizione ordinaria di laiche, per una missione nel mondo, nello spirito di san Francesco. Tutte le opere a cui ha dato vita Armida, dalla Gioventù Femminile Cattolica all’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno lasciato una traccia indelebile e nel vissuto ecclesiastico e nella storia sociale e civile della prima metà del Novecento.
La scelta della spiritualità francescana, che Armida Barelli e p. Agostino Gemelli definivano come la più adatta per uno stile di santità nuovo, anticipa ciò che il Concilio Vaticano II avrebbe sottolineato: la santità possibile per tutti, in tutte le condizioni ordinarie di vita. Il segreto di Armida è stato la sua fede: un cammino progressivo. La scoperta della fede come fiducia profonda in Dio, nel Sacro Cuore di Gesù, che per lei rappresenta la fonte dell’amore; una fede che si è estesa alla fiducia negli altri, nei giovani, nelle giovani, nel mondo, nella storia, nel futuro. Armida ripropone all’uomo d’oggi la fiducia in Dio, nel mondo e nel bene: Dio ama questo mondo e come dirà Maria Sticco, sua stretta collaboratrice, «nell’oggi si può cogliere tutto il bene possibile». Armida non si sgomenta di fronte agli avvenimenti, coglie il bene e cerca di farlo germogliare. Dio è all’opera sempre: Armida lo comprende e intuisce che l’impegno nella società, nel mondo è fondamentale. Non rimane che rispettare e valorizzare il bene e il bello che c’è in ciascuno…
Questo incontro, in un tempo così provante per le guerre attualmente in atto, ha acquistato un significato particolare, perché se è doveroso chiedere che il prima possibile cessino il fuoco e le guerre stesse, la costruzione della pace sincera e duratura richiede un lavoro sapiente e costante. Se nelle tribolazioni, lo sappiamo, la tentazione dello sconforto è forte, la chiamata a rendere ragione della speranza è impellente. La terziaria francescana Armida Barelli ha vissuto le due guerre mondiali e molte altre prove e, oggi, la sua figura ci incoraggia a invocare il dono della virtù teologale della speranza che è proprio riconoscere la presenza discreta, ma efficace del Signore nella storia. Armida non solo conobbe i frutti delle strutture di peccato, ma seppe indicare e incentivare processi di pace e riconciliazione.
Uno spazio dedicato a domande ha concluso l’incontro raccogliendo nuovi spunti di riflessione. Nel saluto e nei ringraziamenti finali, si è ricordato l’appuntamento del 1 maggio alle ore 18.00 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, per la celebrazione eucaristica di ringraziamento per la beatificazione di Armida (30 aprile 2022), presieduta da mons. Gualtiero Sigismondi, Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana.
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