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La testimonianza di una consacrata non vedente 31 Ott 2017

Rallegratevi sempre nel Signore

A 70 anni dalla promulgazione della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia (2 febbraio 1947) e del Motu proprio Primo Feliciter (12 marzo 1948) i due documenti che hanno riconosciuto e approvato gli Istituti Secolari, la Conferenza degli Istituti Secolari Italiani (CIIS) promuove il Convegno dal titolo “Oltre e in mezzo. Istituti secolari: storie di passione e profezia per Dio e per il mondo”.

Il Convegno si è tenuto a Roma, presso l’Istituto Patristico Augustinianum. Nell’immagine allegata il programma. Segue una bella testimonianza che condividiamo con voi.

«Faccio spesso memoria della mia vita davanti al Signore e il primo sentimento che provo è quello di una profonda gratitudine, prima di tutto a Lui, poi ai fratelli e sorelle che mi ha fatto incontrare.

“Rallegratevi sempre nel Signore,” è l’invito che ci fa San Paolo nella lettera ai Filippesi, è la frase contenuta in un biglietto che la mia maestra di formazione mi regalò nel giorno della consacrazione temporanea, che mi ha accompagnato in questi anni e che dà tono alle mie giornate, è uno stile che, nonostante le mie fragilità, il mio peccato, cerco di vivere nell’ambiente di lavoro, dove spesso sperimento la solitudine, ma abitata sempre dalla presenza del Signore, in cui mi abbandono, di cui mi fido, come un bambino in braccio a sua madre.

Sono centralinista non vedente, lavoro in una grande azienda; naturalmente il mio lavoro, con l’avvento delle nuove tecnologie, che tendono a sostituire i centralini con strumenti elettronici, sta perdendo di importanza; in genere i centralinisti lavorano da soli, io ho la fortuna di condividere il lavoro con altri, quindi ho la possibilità di instaurare relazioni non solo con gli utenti esterni ed interni all’azienda, ma anche con le persone, con le quali condividiamo l’attività lavorativa; inoltre, collaboro con i non vedenti e gli ipovedenti che lavorano in sedi differenti dalla mia, mettendo a disposizione i talenti, il tempo, le capacità, perché si possa lavorare bene, con gli strumenti adeguati: devo dire che in azienda ho sempre trovato persone disponibili ad ascoltarmi, anche se per ottenere gli strumenti adeguati ci sono voluti tempo e pazienza.

L’essere in un istituto secolare ha cambiato la mia vita: trovarmi in una comunità vocazionale con cui potersi confrontare, pregare insieme, mi aiuta a vivere la comunione con il Signore che dà senso alla mia vita, a tutto ciò che faccio e che sono il carisma del nostro istituto è la contemplazione nell’azione a servizio dei fratelli; lo spirito santo che invoco ogni mattina all’inizio della mia giornata, mi aiuta a vivere ogni azione per Dio, con Dio e in Dio in ogni persona che incontro, o attraverso il telefono, o personalmente, c’è Gesù. Il mettermi in ascolto della Parola, il cibarmi frequentemente dell’Eucaristia, mi aiuta a mettermi in ascolto non solo di Lui, ma anche dell’altro, che diventa una persona da amare. Spesso, al telefono, non sempre le conversazioni sono facili, perché la gente è inquieta, ha problemi importanti con cui fare i conti e quindi è con me che esprime tutta la sua rabbia, in attesa che io trovi la persona con la quale metterla in contatto; chiedo allora al Signore di aiutarmi ad essere paziente, amabile, disponibile e, soprattutto quando sento una persona che fa fatica ad esprimersi nella nostra lingua, cerco di tirar fuori tutte le mie capacità per aiutarla, c’è lo spazio anche per qualche battuta, per qualche risata, che aiuta a dare un tono sereno alla conversazione.

La sera, poi, affido tutte queste persone al Signore e nell’esame di coscienza chiedo perdono per i momenti di impazienza, per non essere riuscita ad amare i colleghi come avrei voluto chiedendo a lui e a Maria di aiutarmi nel cammino di conversione».

C.S. 



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