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Santa Maria della Misericordia - Ospedale di PERUGIA

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Cenni storici


Per sviluppare questa breve introduzione storica riguardo sia l’Ospedale di Perugia, sia la fraternità ospedaliera dei Cappellani, mi avvalgo innanzitutto delle testimonianze orali di alcuni frati anziani (P. Gabriele Fiorelli e P. Francesco Treccia), che sono stati in passato per diversi anni in Ospedale come Cappellani e di due testi bibliografici (“Domus Misericordie”. Settecento anni di storia dell’Ospedale di Perugia. Atti del Convegno, Perugia 16- 17.12. 2005, a cura di Clara Cutini, Perugia: 2006, 205 p. - Francesco TRECCIA, La Chiesa di S. Maria di Monteluce e la Cappellania dei Frati Minori del Policlinico. Linee storiche e pastorali, Perugia: 2003, 89 p.).

L’antico Ospedale maggiore di Perugia era quello di Santa Maria della Misericordia in quella che è oggi Via Guglielmo Oberdan. Quella sede, che risaliva al 1305, con una capacità ufficiale per una settantina di malati, anche se poi i ricoverati erano sempre circa 130, appariva sempre più inadeguata alle crescenti esigenze della popolazione.

La Congregazione della Carità, istituzione sorta con la formazione dello Stato unitario, in cui erano confluiti i beni, si mise alla ricerca di una nuova sede e alla fine fu scelto l’antico Monastero delle Clarisse di Monteluce. Il 25 settembre 1909 il consiglio della congregazione approvava all’unanimità il progetto finanziario per costruire il nuovo ospedale, che già era stato approvato dal consiglio comunale fin dal 1905 e s’impegnava a chiedere la retrocessione del convento di Monteluce, il quale è indicato come la località più adatta per l’impianto di un nuovo ospedale. Il monastero di Monteluce a causa delle soppressioni degli Ordini religiosi del 1860 era passato al Demanio, ma le monache non lasciarono mai il monastero. Il Demanio per legge doveva cedere al Municipio il Monastero e volle la condizione che restassero ad abitarlo le religiose sino a che il medesimo non ne avesse bisogno per uso pubblico. Le religiose, avuta in seguito la certezza di dover abbandonare il Monastero, fecero riesumare dalla cappella mortuaria le salme delle suore che vi erano state sepolte. Il 12 maggio del 1910 le religiose lasciarono il Monastero con grande dolore; il tutto è narrato nella cronaca del Monastero. Il 14 settembre del 1910 fu posta la prima pietra per la costruzione del nuovo ospedale che fu chiamato Policlinico 14 settembre 1860. L’Ospedale vi fu trasferito nel 1923.

Fin dalla conversione, Francesco, con l’aiuto del Signore, fondò l’Ordine, sopra solida roccia, cioè sopra la massima umiltà e povertà del Figlio di Dio. Quando i frati presero a moltiplicarsi, volle che abitassero nei lazzaretti a servizio dei lebbrosi. Quando nobili e popolani si presentavano come postulanti, fra le altre cose che venivano loro annunziate, si diceva ch’era necessario servire ai lebbrosi e stabilirsi nei lazzaretti(Leggenda Perugina, 102).

I Frati Minori del convento di Monteripido avevano assicurato l’assistenza spirituale all’ospedale della Misericordia almeno dall’anno 1900, come risulta dalle tavole di famiglia esistenti nell’archivio della Curia Provinciale di S. Maria degli Angeli. Il primo ed unico ad essere assunto come cappellano fu P. Pellegrino Bargiacchi da Lucca; nel 1915-16 c’è il P. Daniele Lanzi; nel 1917-18 il P. Bernardo Del Sole e nel 1918-19 il P. Raffaele Grizi.

Trasferitosi, dunque, l’ospedale nella nuova sede, anche i cappellani ne seguirono la sorte. La cappella interna dell’ospedale fu allora sistemata nell’antico coro delle monache, a ridosso della chiesa di Monteluce, non disponendo della cappella interna.

Siccome le esigenze della popolazione erano cresciute il 18 maggio del 1933 un decreto ministeriale dispose l’ampliamento dell’ospedale policlinico di Perugia. In quegli anni venne altresì decisa la costruzione di una nuova cappella nei pressi della clinica pediatrica; iniziati i lavori di costruzione nel 1936, termineranno nel 1943. Le decorazioni, di pregevole fattura, vennero realizzate dal maestro Gerardo Dottori.

L’Italia del boom economico fece ingrandire ulteriormente l’Ospedale che, clinica dopo clinica occupò l’intera area di Monteluce fino a via E. Del Pozzo, conformando il quartiere come cittadella sanitaria.

Con il trasferimento nella nuova sede, per i cappellani erano cambiate anche le esigenze; sicchè il 6 luglio del 1925 fu stipulata una convenzione tra il Padre Guardiano del convento di Monteripido, P. Raimondo Polticchia, ed il presidente della Congregazione di Carità, Alberto Tei, per il rispetto delle seguenti norme:

Il Cappellano:

  • somministerà i Sacramenti ai malati, presterà l’assistenza ai moribondi e farà le esequie, quando richiesto;
  • somministerà i Sacramenti e presterà assistenza religiosa agli addetti allo stabilimento, che ne fanno domanda;
  • avrà l’obbligo di celebrare e far celebrare in tutte le feste dell’anno due Messe, una nella Chiesa di Monteluce e un’altra nella Cappella delle Suore;
  • custodirà la chiave del ciborio nella cappella dell’ospedale e dovrà celebrarvi la Messa;
  • adempirà a tutte le attribuzioni che, dagli articoli 161-162-163 dell’attuale regolamento ospedaliero, sono affidate al cappellano.

L’amministrazione dell’Ospedale d’altra parte:

  • fornirà al Cappellano l’abitazione e il vitto presso l’Ospedale e gli corrisponderà l’annua somma di lire 2000, che gli sarà pagata a rate trimestrali posticipate;
  • L’Ordine stesso provvederà inoltre alle spese per cera, bucato, utensili, compensi ai chierici e via dicendo, mediante un compenso a forfait di annue lire 300, esclusi gli arredi sacri;
  • altro compenso infine di annue lire 50 sarà corrisposto per il servizio di Battesimo degli esposti del Brefotrofio.

Per retrocedere da tale convenzione, le parti si sarebbero dovute dare reciproco avviso tre mesi prima.

Con questo nuovo strumento i Frati di Monteripido continuarono la loro opera di assistenza spirituale dell’Ospedale. Il nuovo cappellano fu il P. Feliciano Fedeli, che vi operò dal 1925 al 1932. Negli anni 1932-34 fu incaricato il P. Innocenzo Battistini; nel 1934-35 Il P. Giustino Benigni; nel 1935-37 il P. Mariano Bucefari. Nel 1937 vi fu destinato un giovane frate, il P. Emilio Gastaldi, che però qualche mese dopo fu mandato a studiare. Alla fine del 1937 approdò all’Ospedale il P. Egidio Biagetti, che vi restò per ben 13 anni.

L’Ospedale cresceva, sicché si cominciò a pensare alla necessità di destinarvi un secondo Cappellano, anche se era già prevista la presenza di un coadiutore. Nel 1940, in data 17 luglio, il Commissario Prefettizio, Duca Carlo Borgoncini, delibera che al Policlinico sono addetti, in qualità di incaricati, due Cappellani, ai quali viene corrisposto il compenso annuo complessivo di lire 3600, oltre il vitto e l’alloggio. Come secondo Cappellano fu designato il P. Anacleto Gallina, che restò assieme a P. Biagetti fino al 15 gennaio 1950, quando lasciò l’Ospedale. Era stato accusato in una lettera del comitato provinciale di Liberazione nazionale di Perugia, in data 5 gennaio 1945, di essere di fanatica fede fascista e di sentimenti profondamente filo-tedeschi. In sostituzione di esso, i Superiori destinarono il P. Alberto Ciacci, di appena trenta anni di età. Ma il giovane Cappellano morì, dopo pochi mesi, di attacco polmonare. A sostituirlo fu mandato il P. Luigi Brugalossi, che resterà cappellano fino al 1969, vale a dire per 19 anni. Il P. Biagetti, ormai anziano, fu sostituito dal P. Tommaso Ortenzi, che resto al policlinico fino al 1961, quando fu sostituito dal fratello P. Amedeo Ortenzi.

Nel frattempo si veniva imponendo la necessità di un terzo Cappellano, per l’accresciuto numero delle cliniche, del personale e dei degenti. Il direttore generale, sollecitato dai Cappellani, già nel 1951 aveva dato la sua disponibilità ad assumere un altro Cappellano. Il 15 gennaio 1952 si decide di accogliere in linea di massima la istanza per l’assunzione del terzo Cappellano, riservati definitivi provvedimenti alla disponibilità di locali per l’alloggio. Ma non si andò oltre per allora.

In un foglio di cronaca del 1957, i due Cappellani sintetizzarono così il loro lavoro:

Anno Ricoverati Comunioni Battesimi
1955 12.227 18.358 221
1956 14.596  17.771 253
1957 15.291 21.012 302

Nel 1960 i Cappellani, P. Tommaso Ortenzi e P. Luigi Brugalossi, chiedono al commissario prefettizio migliorie economiche e l’aumento di un terzo Cappellano per soddisfare e rendere più efficace l’assistenza religiosa agli ammalati che da un decennio sono raddoppiati. La risposta fu favorevole, però bisognava reperire prima un conveniente alloggio. Per avere un terzo Cappellano si dovette attendere ancora. Il 18 novembre 1967 su richiesta dal P. Provinciale Mariano Capecchi, il presidente Jorio concede vitto e alloggio al terzo Cappellano che aiuterà nei giorni in cui per ricorrenze religiose si presenti tale necessità.

Questo è un quadro riassuntivo del servizio dei Cappellani da loro redatto nel 1966:

Anno Ricoverati Comunioni Battesimi Morti
Sett-Dic 1960 4.225 7.447 80 163
1961 19.226 25.299 321 369
1962 19.746 22.303 262 447
1963 21.222 25.380 286 578
1964 21.922 25.785 408 498
1965 24.069 25.862 460 606
Gen-Mag 1966 11.361 11.455 141 195

Anche l’Arcivescovo Raffaele Baratta scrive sollecitando l’assunzione del terzo Cappellano e ritornerà ad insistere anche il P. Provinciale. Verso la fine del 1968, trovato il nuovo locale per l’alloggio, fu deciso di assumere un terzo Cappellano, che fu P. Giambattista Lucaroni. Sicché dalla fine del 1968 al 1973 i Cappellani furono tre. Nel 1969 lascia P. Amedeo Ortenzi e verrà sostituito da P. Tarcisio Fulvi.

Nell’agosto del 1973 ci fu una “querelle” da parte del delegato arcivescovile per l’assistenza dei malati nei confronti dei Cappellani e ci si lamentava con il Provinciale Cristoforo Cecci per la carenza di particolare attenzione a certe esigenze ed attese della comunità del Policlinico, specie dopo la partenza delle suore. Venivano sollevate riserve sul tipo dell’assistenza religiosa, assenza di iniziative, incontri superficiali. Venne mandato al Policlinico il P. Paolino Sdrincola, il quale ribadisce la preziosità del servizio Ospedaliero e la cura che di esso devono avere i Frati. I Cappellani non si limitano alla visita spicciola dei malati, a confessare, ungere e portare la S. Comunione, ma alle volte hanno anche scritto articoli per varie riviste illustrando il senso del dolore nella vita dell’uomo e delle famiglie, raccontando il loro incontro con i malati. P. Paolino, Cappellano dal 1973 al 1981, ha scritto diversi articoli ed ha anche stampato un libretto di preghiere per i malati.

Dal 1975 al 1981 i Cappellani furono il P. Paolino Sdrincola, P.Tarcisio Fulvi e P.Gabriele Fiorelli. Nel 1981 lascia P. Paolino e lo sostituisce P. Bernardino Biggi. P. Fiorelli fu il superiore per due trienni. Nel Capitolo del 1987 i Cappellani restano gli stessi, ma diventa superiore P. Bernardino. Un decennio di Cappellani ben affiatati e che hanno impresso alla cappellania uno stile ordinato e piano. Nel 1991 lascia P. Tarcisio Fulvi.

Nell’anno 1985 cominciò l’attività del nuovo Presidio Ospedaliero R. Silvestrini (clinico della Scuola di Medicina di Perugia), in località S. Andrea delle Fratte, alla periferia di Perugia. Primo Cappellano nominato fu don Paolo Migliosi che svolse il ministero fino al 1996. A quella data il vescovo, mons. Giuseppe Chiaretti affidò la cura pastorale del Silvestrini all’Ordine Frati Minori e venne incaricato P. Fernando Conti. Con l’assunzione della cura pastorale di entrambi gli ospedali perugini, fu eretta una nuova comunità autonoma con un Guardiano proprio, emancipata da Monteripido. Da quel momento i 4 frati della comunità dei Cappellani, hanno vissuto in due sedi, Monteluce e Silvestrini, svolgendo il ministero, a turno, ora in città, ora in campagna. Così fino a dicembre 2008.

Dal 1992 al 1997 si sono avuti una successione di cambi che certo non hanno favorito il normale decorso del servizio. Nel 1992 i Cappellani furono P. Bernardino Biggi, P. Gabriele Fiorelli e il nuovo venuto P. Fernando Conti.

Nel 1993 il P. Fernando diventa superiore, coadiuvato da P. Gabriele Fiorelli e P. Luca Paracchini.

Nel 1994 il P. Fernando Conti, P. Luca Paracchini e P. Pietro Mechelli.

Nel 1995 il P. Gabriele Fiorelli, P. Pietro Mechelli e P. Ivan Lai. P. Fernando Conti va a servire l’Ospedale Silvestrini risiedendo a Monteripido.

Nel 1996 il P. Adriano Bonucci, P. Ivan Lai, P. Pietro Mechelli e P. Francesco Treccia, che a turno gestiscono anche il Silvestrini. Nel 1997 lascia P. Ivan Lai e viene P. Francesco Bonucci.

Nel 1999 viene riformata la comunità che ha come superiore P. Francesco Bonucci e vicario P. Francesco Treccia. Lasciano P. Adriano Bonucci e P. Pietro Mechelli, e giungono P. Giuseppe Scolamacchia e Fra Pasquale Orlando, che era Diacono.

Nel 2000 lasciano Fra Pasquale Orlando e P. Francesco Bonucci e giungono P. Nicola Cianciotta come Guardiano e P. Claudio Festa.

Nel frattempo venivano edificati i nuovi padiglioni di quello che è divenuto il Polo Unico Ospedaliero. Dal 2003, gradualmente, iniziarono a funzionare i numerosi e nuovi reparti e, dopo un referendum cittadino, venne dato al Polo unico l’antico nome risalente al 1305: Santa Maria della Misericordia.

Nell’agosto del 2005 lasciano il servizio di Cappellani P. Francesco Treccia e P. Claudio Festa e, nel mese di settembre, il Provinciale P. Massimo Reschilian, incarica come sostituti P. Michele Ardò e P. Jacopo Pozzerle. Al contempo viene costruita una nuova Cappella all’interno dei nuovi padiglioni dell’ospedale e il 25 settembre 2007, in una affollatissima celebrazione, l’Arcivescovo di Perugia mons. Giuseppe Chiaretti consacrò l’altare, dove da quel giorno si svolgono le celebrazioni ed è custodito il Ss. mo Sacramento. Come il maestro Dottori provvide alle decorazioni della cappella a Monteluce, così uno dei suoi allievi, don Nello Palloni, realizzò il bellissimo mosaico della Madre della Misericordia.

Anche i Cappellani, dopo 40 anni esatti dall’assegnazione dell’alloggio, che nel frattempo si era leggermente ingrandito, il 12 dicembre 2008 hanno traslocato nel nuovo appartamento all’ottavo piano del Silvestrini, laddove era la Cappella. Da quel giorno, ed era il primo da quando era stata costituita, la comunità risiedeva unita nel medesimo luogo e laddove provvedeva a svolgere il ministero pastorale.

Il 31 dicembre 2008 sarà ricordato nella storia dell’Azienda Ospedaliera: fu il giorno in cui, con la simbolica chiusura del portone da parte del Direttore, cessarono le attività a Monteluce.

Nell’agosto del 2008, lasciano il servizio P. Nicola Cianciotta e P. Jacopo Pozzerle e il Provinciale P. Bruno Ottavi incarica come sostituto solo P. Adriano Bertero (28 agosto) e invia anche fr. Daniele Picconi (1 settembre) studente, che fino a giugno farà esperienza formativa con la fraternità ospedaliera.

Nel mese di settembre del 2009 si forma l’attuale fraternità dei cappellani ospedalieri, dopo una brevissima presenza di fr. Alessandro Brustenghi, con l’arrivo di fr. Stefano Albanesi (28 settembre). La comunità è così formata da P. Michele Ardò (Guardiano), P. Giuseppe Scolamacchia (Vicario), P. Adriano Bertero (Economo) e fr. Stefano Albanesi, professo solenne, che il 21 novembre 2010 è stato ordinato Diacono. Da qualche anno, anche un gruppo di Frati, in formazione iniziale nel Convento SS. Pietà di Farneto, vengono mandati ogni sabato pomeriggio a fare esperienza nell’Ospedale, facendo visita ai malati nei vari reparti e nello stesso tempo aiutando i Cappellani ad essere vicini a tutte le persone, nessuna esclusa, con la loro presenza di fede e offrendo loro il proprio servizio.

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Lunedì–Venerdì: 7.15 e 17.30
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Martedì e Giovedì: 10.00 – 12.00
Sabato: 17.00 – 18.00

Adorazione Eucaristica
Giovedì: ore 16.30

Contatti


Per i servizi di Cappellania, è possibile contattare i frati Cappellani 24 ore su 24, nei seguenti modi:

• da ogni camera in ciascun reparto, rivolgendosi agli infermieri che utilizzano il numero interno di reperibilità;

• passando per il centralino: 075.5781 e chiedendo dei cappellani;

• chiamando l’alloggio dei cappellani allo 075 5782244 (ai pasti o la sera);

• chiamando il numero 349.2370322 (attivo dalle 8,00 alle 18,00).