Il 21 dicembre presso la Basilica Santa Maria degli Angeli fr. Rosario Corrado Giunta ha presieduto i Vespri e la 5° serata del Settenario in preparazione al Natale "Dove nasce Dio, nasce la speranza" (qui la IV serata)
Fr. Rosario ha condiviso una riflessione dal titolo "Giuseppe: l'uomo giusto" sui versetti del Vangelo di Matteo "Quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa" (Mt 1, 24).
Di seguito, la meditazione di Fr. Rosario:
“Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Mt 1,18-24
Tutti, nella vita, abbiamo avuto dei sogni, piccoli o grandi che siano. Ma a volte qualcosa va storto. I sogni crollano e, con essi, sembra spegnersi anche la speranza. Quando i sogni muoiono, ci crolla il mondo intero, e finiamo per smettere quasi di vivere. Così deve essersi sentito Giuseppe.
Giuseppe aveva un progetto con Maria: una vita felice, piena di idee e di speranze condivise. Ma all’improvviso tutto si infrange. Maria è incinta, e il bambino che porta in grembo non è suo. Si spezza la fiducia, si frantuma il sogno di una vita insieme. Giuseppe si trova davanti a una scelta difficile: potrebbe reagire con ira, disperazione o addirittura accusare Maria pubblicamente. Ma Giuseppe sceglie un’altra strada.
Perché Giuseppe sa che l’ira non è mai una soluzione. Non è l’arma che risolve i conflitti, né la forza che costruisce il perdono. Un uomo, per essere forte, non ha bisogno dell’ira. Non è la rabbia a mettere fine alle guerre, ma il dialogo, l’ascolto reciproco. Giuseppe capisce che accusare Maria sarebbe solo un atto di distruzione, non di giustizia.
Ma ancora una volta, qualcosa di straordinario interviene nella sua vita: un sogno. Non era il sogno che Giuseppe avrebbe voluto; forse non era nemmeno quello che aveva immaginato per sé. Ma attraverso quel sogno, Dio si rivela, non gli dice: “Hai fatto bene.” Dio gli dice: “Non temere.”
Quelle parole sono una carezza. Forse Giuseppe aveva pianto nella notte, forse aveva nascosto le sue lacrime a tutti, tranne a Dio. E ora, in quel sogno, Dio si fa vicino. Lo incoraggia, gli parla con dolcezza: “Non aver paura di fidarti di Maria. Lei ti darà un figlio speciale, colui che libererà il suo popolo dai peccati. E tu sarai il custode di questo bambino.”
Giuseppe avrebbe potuto ignorare quel sogno, scartarlo come un’illusione. Ma quella parola, “Non temere”, era troppo vera per essere messa da parte. Dio gli chiede di fidarsi, di abbandonare le sue paure, e di accogliere un progetto che va oltre la sua comprensione. Gli dirà che il nome di quel bambino, Gesù, sarà un faro per tutta l’umanità, ma anche per lui. Quel nome è il segno che Dio cammina accanto a Giuseppe, che non lo lascerà mai solo, nemmeno nei momenti più bui.
La bellezza di Giuseppe sta proprio qui: nel credere in quella promessa. In quel “non temere” che, come una luce nella notte, gli ha ridonato la forza di alzarsi, di fidarsi, di sperare ancora. Quel sogno di una vita con Maria non era finito; si era trasformato in qualcosa di più grande, di più profondo.
Giuseppe non è un uomo che parla molto: non dice una sola parola nei Vangeli, eppure il suo silenzio grida fiducia, obbedienza, amore.
Ogni passo che fa, ogni decisione che prende, è un sì che si unisce a quello di Maria. Un sì che permette a Dio di entrare nella storia, di prendersi cura dell’umanità attraverso la semplicità di una famiglia.
E noi, come Giuseppe, siamo chiamati a fidarci. Forse non ci apparirà un angelo in sogno, ma Dio parla ancora oggi. Parla attraverso la nostra storia, attraverso le persone che ci sono accanto, attraverso quelle parole che ci ricordano di non temere. Giuseppe non è un sognatore smemorato. È un sognatore concreto, un uomo capace di vedere nel buio una luce e di credere anche quando la realtà sembrava dirgli tutt’altro. Un sognatore con i piedi ben piantati a terra, che guarda avanti con fiducia, ma con il cuore sempre rivolto a Dio.
Anche noi, come Giuseppe, possiamo diventare custodi: custodi della fede, delle promesse di Dio, di chi ci è affidato. E ogni volta che, come lui, troviamo il coraggio di alzarci, di fidarci e di amare, contribuiamo a far nascere qualcosa di straordinario nel mondo.
Basilica di Santa Maria degli Angeli Natale Porziuncola Rosario Giunta Settenario
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