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Compatrona d'Europa, mistica e pellegrina a Santa Maria degli Angeli 23 Lug 2018

Brigida: dalla Svezia ad Assisi

Quanti tra noi ricordano i nomi delle compatrone d’Europa? Fu una delle espressioni della inesauribile creatività pastorale di san Giovanni Paolo II accostare, ai tre compatroni d’Europa Benedetto, Cirillo e Metodio, le sante Brigida di Svezia, Caterina da Siena e Teresa Benedetta della Croce, proclamate compatrone d’Europa col motu proprio Spes aedificandi del 1° ottobre 1999. Così il santo Pontefice tratteggiava il profilo della popolare Santa svedese: “[…] Brigida nacque da famiglia aristocratica nel 1303 a Finsta, nella regione svedese di Uppland. Ella è conosciuta soprattutto come mistica e fondatrice dell’Ordine del SS. Salvatore [brigidine, n.d.r.]. Non bisogna tuttavia dimenticare che la prima parte della sua vita fu quella di una laica felicemente sposata con un pio cristiano dal quale ebbe otto figli. Indicandola come compatrona d’Europa, intendo far sì che la sentano vicina non soltanto coloro che hanno ricevuto la vocazione ad una vita di speciale consacrazione, ma anche coloro che sono chiamati alle ordinarie occupazioni della vita laicale nel mondo e soprattutto all’alta ed impegnativa vocazione di formare una famiglia cristiana. Senza lasciarsi fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto sociale, ella visse col marito Ulf un’esperienza di coppia in cui l’amore sponsale si coniugò con la preghiera intensa, con lo studio della Sacra Scrittura, con la mortificazione, con la carità. Insieme fondarono un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i malati. Brigida poi era solita servire personalmente i poveri. Al tempo stesso, fu apprezzata per le sue doti pedagogiche, che ebbe modo di esprimere nel periodo in cui fu richiesto il suo servizio alla corte di Stoccolma. Da questa esperienza matureranno i consigli che in diverse occasioni darà a principi e sovrani per la retta gestione dei loro compiti. Ma i primi a trarne vantaggio furono ovviamente i figli, e non a caso una delle figlie, Caterina, è venerata come Santa.

Ma questo periodo della sua vita familiare era solo una prima tappa. Il pellegrinaggio che fece col marito Ulf a Santiago di Compostela nel 1341 chiuse simbolicamente questa fase, preparando Brigida alla nuova vita che iniziò qualche anno dopo quando, con la morte dello sposo, avvertì la voce di Cristo che le affidava una nuova missione, guidandola passo passo con una serie di grazie mistiche straordinarie. Lasciata la Svezia nel 1349, Brigida si stabilì a Roma, sede del Successore di Pietro. Il trasferimento in Italia costituì una tappa decisiva per l’allargamento non solo geografico e culturale, ma soprattutto spirituale, della mente e del cuore di Brigida. Molti luoghi dell’Italia la videro ancora pellegrina, desiderosa di venerare le reliquie dei santi. Fu così a Milano, Pavia, Assisi, Ortona, Bari, Benevento, Pozzuoli, Napoli, Salerno, Amalfi, al Santuario di san Michele Arcangelo sul Monte Gargano. L’ultimo pellegrinaggio, compiuto fra il 1371 e il 1372, la portò a varcare il Mediterraneo, in direzione della Terra santa, permettendole di abbracciare spiritualmente oltre i tanti luoghi sacri dell’Europa cattolica, le sorgenti stesse del cristianesimo nei luoghi santificati dalla vita e dalla morte del Redentore”.

Proprio del pellegrinaggio della Santa ad Assisi vogliamo qui occuparci.

Un invito speciale
Brigida ebbe il dono di “grazie mistiche straordinarie”, e, in particolare, di “speciali carismi di rivelazione”; tanto che l’opera più famosa della Santa è appunto la raccolta delle sue Revelationes, ordinate tradizionalmente in otto libri cui va aggiunta un’appendice di rivelazioni dette extravagantes. Tra queste revelationes, ve ne sono due che riguardano proprio il pellegrinaggio che la Santa compì ad Assisi, probabilmente nell’estate del 1252.

Nella terza rivelazione del VII libro si legge che il 4 ottobre 1351, festa di san Francesco, mentre Brigida pregava nella chiesa a lui dedicata in Trastevere, il Poverello le apparve e le disse: “Vieni nella mia camera per mangiare e bere con me”. La Santa non poteva certo declinare un così straordinario in- vito! E l’estate successiva si mise in cammino, pellegrina col suo seguito alla volta di Assisi, dove giunse nei giorni del Perdono.

La mia cella è la vera Obbedienza
Il testo della rivelazione continua così: «Quando ebbe trascorso in Assisi cinque giorni, proponendosi di tornare a Roma, entrò in chiesa per affidare se stessa e i suoi a san Francesco. Ed egli allora le apparve dicendo: “Sii benvenuta! Ti ho invitata nella mia cella per mangiare e bere con me. Sappi tuttavia che questa casa non è la cella della quale ti ho parlato: la mia cella è la vera obbedienza, che io ho sempre osservato, così che io non ho mai voluto stare senza una guida spirituale; per questo ho continuativamente avuto presso di me un sacerdote, al quale ho umilmente ubbidito in tutti i suoi comandi, e questa fu la mia cella. Tu dunque fa’ lo stesso, perché così piace a Dio. Il mio cibo, di cui mi nutrivo con piacere, era questo: con zelo ho allontanato il mio prossimo dalle vanità della vita mondana, perché servisse Dio con tutto il cuore; e assaporavo questa gioia come bocconi dolcissimi. La mia bevanda era la gioia che provavo quando vedevo che alcuni, che grazie a me si erano convertiti, amavano Dio con tutte le loro forze, attendevano alla contemplazione e all’orazione, insegnavano ad altri a vivere bene, e imitavano la vera povertà. Ecco, figlia, questa bevanda allietava tanto la mia anima, che tutto ciò che è nel mondo mi appariva insensato. Entra dunque in questa mia cella, e mangia questo mio cibo, e bevi questa bevanda con me. Bevila, perché tu possa saziarti con Dio in eterno”».

L’insegnamento di Francesco è semplice ed incisivo, e sembra riecheggiare le parole di Gesù: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34).

Resta un dubbio: dove avvenne il mistico incontro? In quale ecclesia-camera il Santo invitò e apparve poi alla Santa? Alcuni Autori la identificano colla Porziuncola, altri, credo più ragionevolmente, colla Basilica di San Francesco, che custodisce la tomba del Poverello.

Ma non fu questa l’unica esperienza mistica che fu donata a Brigida in Assisi: il Signore stesso, infatti, l’attendeva alla Porziuncola.

Poiché vide la tiepidezza degli uomini verso Dio…
Narra la novantesima delle Revelationes extravagantes: «Mentre la beata Brigida si trovava nella chiesa dei frati in Assisi, udì e vide Cristo che le diceva: “L’amico Francesco discese dal monte delle delizie in una grotta, dove suo pane era la carità divina, sua bevanda le continue lagrime, e suo letto la meditazione delle mie opere e dei mi comandamenti. Ora invece i suoi frati ascendono al monte delle preoccupazioni e delle delizie del mondo, e non attendono all’umiltà e alla consolazione del Padre loro ed amico mio”». Il Cristo rimprovera dunque i frati che non seguono il buon esempio del loro Fondatore: un rimprovero che ritorna più volte già un secolo prima nella Vita seconda scritta dal frate Tommaso da Celano!

Il Cristo continua: «“Ma – sebbene io sappia tutto – di’, che cosa c’è nel tuo cuore, per cui sei turbata? Ed ella: “Sono turbata – disse – perché alcuni dicono che codesto Santo si inventò queste Indulgenze, ed alcuni argomentano che sono nulle”. Rispose Cristo: “Colui che si inventa qualcosa è come una canna, che si inclina ai favori degli adulatori. Ma il mio amico fu come pietra provata al fuoco, e infuocata: ebbe in se stesso me, che sono fuoco divino. E come il fuoco e la paglia non si accordano, così pure la falsità non giunge là dove abitano la verità ed il fuoco della divina carità. Ma il mio amico ebbe e disse la verità”». Brigida è dunque turbata da alcune voci, che allora mettevano in dubbio la verità e la validità dell’indulgenza della Porziuncola. Cristo risponde che Francesco, proprio per la sua profonda comunione con Lui, proprio perché infiammato dal fuoco del divino amore e della verità, non può avere mentito.

Ancora, il Cristo spiega a Brigida i motivi che spinsero Francesco a chiedere il privilegio dell’indulgenza per la Porziuncola: «“Poiché vide la tiepidezza degli uomini verso Dio, e la loro concupiscenza verso il mondo, si dolse profondamente. Perciò mi chiese un qualche segno di carità, attraverso cui l’uomo si accendesse di carità, e la concupiscenza diminuisse. E a lui, che domandava mosso da carità, io, che sono la carità in persona, diedi come segno che tutti coloro che sarebbero venuti nel suo luogo, privi della mia benedizione, ne sarebbero stati ricolmati, e sarebbero stati assolti dai loro peccati”».

Il bene tende sempre a Comunicarsi
In entrambe le revelationes, dunque, Francesco appare animato da un indicibile zelo per la salvezza delle anime: quello che è suo cibo e bevanda nella cella dell’obbedienza, è pure il motivo della richiesta del privilegio dell’indulgenza per la Porziuncola. Nell’ascoltare le parole che il Cristo rivolge a Brigida, non possono non tornare alla mente quelle che Francesco stesso aveva detto nell’annunciare al popolo, alla presenza dei vescovi umbri, il dono dell’indulgenza: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso!”. Questo zelo è il frutto di ogni autentica esperienza di Dio, come ci ha ricordato papa Francesco nell’Evangelii gaudium: «Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: “L’amore del Cristo ci possiede” (2 Cor5,14); “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1 Cor 9,16)» (n. 9).

Una così autorevole attestazione non poteva non entrare nella memoria dei frati e nella storia del santuario; non stupisce che nel Seicento, tra le 41 scene di Fatti accaduti alla Porziuncola affrescate nelle lunette del chiostro di S. Maria degli Angeli, il pittore bolognese Francesco Providoni (1633- 1703) abbia dipinto anche l’esperienza estatica di questa illustre e santa pellegrina svedese.

In SANTI ALLA PORZIUNCOLA, a cura di Andrea Dovio
dal n. 3/2017 della Rivista Porziuncola



Andrea Dovio Porziuncola Rivista Porziuncola Santa Brigida

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