In queste serate p. Giampaolo Possenti ci ha mostrato come i vizi possano diventare un’arma a nostro vantaggio. Purtroppo spesso tendiamo a negarli, oppure a nasconderli o, peggio ancora, ci sforziamo di sopprimerli, tutti escamotage che mettiamo in atto ma che falliscono perché non ci fanno affrontare la situazione.
Tra i tanti vizi, uno dei più radicati è senza dubbio la vanagloria che nasce in ultima analisi dal desiderio di prevalere sugli altri. Questo vizio ci porta ad avere un’immagine distorta di noi stessi, della realtà che ci circonda; desidera che tutti ci incensino, che ci considerino e ci stimino anche più di quello che siamo. Si tratta di un vizio tanto diffuso: dalla televisione, dove molti partecipano a programmi solo per farsi vedere, solo per diventare qualcuno, ai piccoli litigi familiari, causati spesso da un insano desiderio di voler prevalere sugli altri, di volersi mettere in mostra. È ciò che chiamiamo narcisismo. In realtà è molto più profondo, perché è di natura spirituale, un problema che Gesù ha affrontato tante volte: ad esempio quando rimprovera i farisei che prendono la gloria gli uni dagli altri ma non cercano la gloria che viene da Dio, o quando esorta i discepoli a non praticare le opere di pietà (preghiera, digiuno e elemosina) per farsi vedere, o infine quando invita gli apostoli a non ricercare posti di potere ma a scegliere la logica del servizio.
Anche Francesco da giovane è stato vittima di questo vizio: a Roma lanciò la sua copiosa offerta in modo plateale giudicando gli altri che a suo dire erano avari; ad Assisi amava vestirsi in modo stravagante, rattoppando abiti pregiatissimi con pezze di stoffe vecchie ecc...
In che modo però il serafico Padre ha trasformato questa sua tendenza? Cercando di vivere quel versetto della lettera ai romani dove s. Paolo dice: “gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12,10), ovvero cercando sempre di orientare quella forza verso il bene, senza tentare di sopprimerla. Così ad esempio Francesco, quando vedeva qualcuno più povero di lui, desiderava imitarlo e sempre voleva essere più piccolo, minore, rispetto a chiunque vedeva innanzi a sé. Infine lo stesso beato Padre, in più brani da lui scritti, invita i suoi frati ad allontanarsi da questo vizio ma a desiderare sempre lo Spirito del Signore, ad avere pazienza e perseveranza nelle difficoltà e tentazioni, ad amare quelli che ci riprendono e soprattutto a riconoscere che qualsiasi bene, che noi compiamo, è per pura grazia di Dio e pertanto siamo chiamati non ad impossessarcene ma a restituirlo a Lui solo.
Con questa sera si chiude il Triduo in preparazione al Transito e alla Solennità di S. Francesco. A nome della comunità, il p. Custode ha ringraziato il p. Predicatore per le parole che ci ha consegnato, per il suo umorismo e lo stile molto schietto con cui ci ha presentato i vizi e le virtù del serafico Padre.
Le altre meditazioni del Triduo: I – II
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