Terza tappa del triduo intitolato “Dammi fede diritta, speranza certa, carità perfetta”, in preparazione alla SOLENNITÀ di SAN FRANCESCO. La celebrazione è stata presieduta da padre Matteo Siro, ministro provinciale dei frati cappuccini dell’Umbria.
Con l’aiuto dei brani tratti dalla Prima lettera di Giovanni e dal Commento al Padre Nostro ci ha fatto riflettere sulla “carità perfetta” che Francesco tanto desiderava dal Padre delle Misericordie.
È bello fratelli e sorelle terminare il triduo chiedendo al Signore, come Francesco, il dono della carità perfetta, l’essenza di Dio. Virtù che già ci fa gustare l’eternità, che ci attende perché già nostra, come Gesù ci ha promesso. Così potremo sentirci già con un piede in paradiso con Francesco, colorando di cielo la nostra vita terrena.
Viene da domandarsi: come mai il Signore ha voluto immergerci nell’amore?
Perché l’uomo ama e raggiunge la sua pienezza solo attraverso l’amore?
Se pensiamo alla nostra esistenza, con le sue gioie e i suoi dolori, e ci guardiamo attorno, comprendiamo facilmente quale ruolo importante abbiamo gli affetti occupino.
Nella fede troviamo la risposta.
Dio è amore, da non confondere con “l’amore è Dio”, equivoco che capita quando al centro della nostra vita non c’è Dio ma il desiderio di felicità, che diventa il nostro Dio (o idolo).
L’amore è una persona, non è un sentimento, è la centrale della carità perfetta (San Giovanni), da dove parte tutto quello che umanamente viviamo.
Donandoci il Suo Figlio Dio ci ha dimostrato che Lui è Amore.
In Gesù c’è tutto l’amore che poteva dirci, che poteva donarci.
Francesco, con audacia, a san Damiano, davanti al crocifisso, chiede questo amore al Padre.
Il giovane assisano capisce che Dio non ci ha amato secondo le nostre possibilità di comprensione ma oltre misura, per intero, non risparmiando nulla di sé.
La stessa cosa che continua ad avvenire ogni volta che attraverso il sacramento della riconciliazione Dio non ci dona un perdono a misura dei nostri peccati, ma ci ricrea, facendoci uomini nuovi.
Di fronte a questo amore che possiamo fare?
Rimanere in Lui è la prima cosa, inserendoci in questa dinamica di dono costante che muove la Trinità.
Se entriamo in questa ottica di dono – quella del crocifisso – allora il “nostro” amore può diventare eterno, facendoci raggiungere il Figlio. E così possiamo donarlo ai tanti fratelli assetati di Dio che incontriamo ogni giorno. Un amore che ci lancia verso i fratelli, con tutte le nostre forze, energie, e mettendoci a disposizione l’uno dell’altro senza riserve, con la Sua forza, la Sua costanza e la Sua pazienza.
Solo attraverso la trasparenza, la concretezza – perché non si amano le idee – e la gratuità la nostra carità parla della Sua, capace di rischiare e di pagare di persona, fino alla fine.
Che il Signore ci doni di comprendere che siamo chiamati a diventare persone che sanno non accontentarsi del proprio amore. Uomini e donne che si lasciano plasmare dalla Vita, affinché i nostri gesti diventino sempre più riflesso dei Suoi passaggi benedetti.
Matteo Siro Porziuncola San Francesco Triduo
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