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Omelia Card. Sandri per gli 800 anni dell'incontro tra Francesco e il Sultano 04 Mar 2019

Francesco d'Assisi, seme germogliato in terra d'Egitto

Si sta svolgendo in questi giorni a Damietta, in Egitto, la cerimonia commemorativa degli 800 anni dell’Incontro tra San Francesco e il Sultano Al-Malik Al-Kamel. A tal proposito riposrtiamo l’omelia integrale del Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

Eccellenza, Signor Governatore di Damietta,
Eccellenza Reverendissima, Mons. Bruno Musarò, Nunzio Apostolico in Egitto,
Eccellenze Reverendissime,
Reverendissimo Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, fr. Michael Perry,
Reverendissimo Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion, fr. Francesco Patton,
Reverendissimo Ministro della Provincia della Santa Famiglia in Egitto, fr. Kamal Labib,
Distinto Responsabile del Wakf, Dipartimento Affari Religiosi,
Eccellenze, Signori Ambasciatori, 
Distinte Autorità,
Reverendi Sacerdoti, Religiosi e Religiose,
Il Signore vi dia pace!

1. Profondamente unito all’Ordine Francescano nella solenne commemorazione di un evento storico denso di profezia, anche io vi saluto quest’oggi, come fanno i discepoli del Poverello perché spiritualmente oggi siamo tutti suoi figli! 

Anche nel mondo arabo, non solo musulmano, il saluto che si rivolge a chi si incontra risuona più o meno con le stesse parole: Assalamu Aleikum! che la pace riposi su di te! La pace che solo Dio è capace di donare al cuore dell’uomo di ogni tempo, che ne è assetato, la desidera, eppure quando si mette a pensare di poterla costruire da solo prima o poi si accorge che la sua opera si incrina o si spezza, perché il suo cuore si lascia vincere dalle pigrizie, dalle invidie, dagli egoismi, e anziché far germogliare frutti di riconciliazione semina divisione e violenza. Oggi vogliamo anzitutto accogliere quella pace che crediamo fermamente il Signore voglia donare al cuore di noi tutti qui riuniti e all’umanità intera, con la stessa certezza che mise in cammino san Francesco attraversando il mare e giungendo poi qui a Damietta, dove gli opposti schieramenti si fronteggiavano facendosi la guerra. Sappiamo che nella mentalità biblica il mare, con il suo spazio vasto e sterminato, perciò incontrollabile, evoca anche le potenze del male: ne è segno la scena evangelica di Gesù che cammina sulle acque, manifestando anche così quella vittoria sul potere delle tenebre che si compirà con la sua morte e resurrezione. Francesco, discepolo di Cristo, proprio qui a Damietta supera un altro mare, quello del male che contrappone gli uomini contro altri uomini, facendo fare loro la guerra. Il poverello di Assisi attraversa queste onde di violenza, terrore e morte, e va ad incontrare il Sultano. Questa scena, che ancora ci tocca il cuore e ci colpisce, dovette segnare non poco l’immaginario collettivo dei suoi contemporanei, tanto che essa viene poi ricordata da alcuni suoi biografi e in altri testi, e il grande artista Giotto volle immortalarla negli splendidi affreschi della Basilica Superiore di Assisi. 

2. Può essere utile fare un’osservazione: dallo studio delle fonti sappiamo che per parte francescana il racconto dell’incontro forse si caratterizzò per un certo stile agiografico, senza che questo ovviamente tolga veridicità storica all’evento. Nella storiografia musulmana invece esso passa praticamente sotto silenzio. Questi dati ci stupiscono perché di fatto secondo un criterio di lettura l’incontro di Damietta poté sembrare un fallimento: il Sultano non si convertì, né lo fecero le sue schiere, e praticamente non modificò gli esiti della crociata. Eppure la memoria di quel dialogo è rimasta nei secoli come una pietra angolare di un edificio sepolto dalle sabbie del deserto o dal fango delle alluvioni. Forze terribili della natura, ma quella pietra non è stata scalfita, perchè essa era stata suscitata nel cuore di Francesco dal Signore stesso. E, come dice san Paolo, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole e stolto per confondere i forti e i sapienti, e ciò che è follia e stoltezza agli occhi degli uomini è sapienza e potenza di Dio. Nell’animo di Francesco l’apparente fallimento di Damietta ha in qualche modo anticipato quella logica pasquale di morte e resurrezione che culminerà nell’esperienza spirituale e fisica delle stimmate a La Verna: là risuonerà la domanda “Chi sei tu Signore? Chi sono io?”, qui a Damietta egli fu spinto dalla domanda silenziosa del cuore “Chi sei tu, o fratello?”. Di fatto, quel seme proprio perchè possedeva in sè la forza di Dio e non un progetto di conquista umana - quello era il criterio delle schiere militari che si fronteggiavano - iniziò subito a germogliare: il pieno compimento della Provincia d’Oltremare, le indicazioni contenute nella Regula del Poverello “Di coloro che vanno tra i saraceni”.. lo svilupparsi di quella che oggi è la Custodia di Terra Santa e poi qui in Egitto la Provincia della Santa Famiglia, con la presenza dei “frati della corda” nei Luoghi Santi pur nei secoli dell’Impero Ottomano, destinatari tra l’altro di importanti e progressive concessioni garantite dai “firmani”, i documenti dei Sultani Ottomani custoditi nel Convento di San Salvatore a Gerusalemme. 

3. Noi celebriamo oggi il fatto che quel seme germogliato nella terra di Egitto, proprio dall’Egitto di oggi - pur nelle sue fatiche e contraddizioni umane, come ogni altro Paese della regione e del mondo - ha fatto sentire il profumo dei suoi fiori e ci fa sognare di poter un giorno assaggiare i suoi frutti. Negli ultimi anni, proprio qui in Egitto, più che la ripresa in senso stretto del dialogo con Al-Ahzar, è stato efficace l’incontro del suo Grande Imam con un Papa che ha scelto il nome di Francesco. Il loro abbraccio, sbocciato al Cairo, ripetuto a Roma in Vaticano, sigillato ad Abu Dhabi, ha dovuto e dovrà ancora superare forse la “prova del fuoco” delle resistenze e delle obiezioni nelle rispettive comunità, ma ci ha donato il documento sulla Fratellanza, per il quale ringraziamo Dio Onnipotente e Misericordioso. A Damietta Francesco non ha avuto paura di Maometto e il Sultano non ha avuto paura del Vangelo, nell’Egitto di oggi e in quello che è seguito negli Emirati Arabi Uniti poche settimane fa i credenti in Cristo e nell’Islam hanno deciso di non aver più paura l’uno dell’altro, di temere piuttosto tutto ciò che sfigura l’autentica esperienza del senso religioso nel cuore dell’uomo, piegandolo a interessi umani, a progetti di dominio e sopraffazione. 

4. Da Damietta anche noi, con l’immagine dell’incontro tra San Francesco e il Sultano Al-Malik Al-Khamel, con la forza della fede superiamo il mare dell’iniquità che ci insidia, e con Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Ahzar ripetiamo: “noi chiediamo a tutti di cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. Lo chiediamo per la nostra fede comune in Dio, che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente”.

Come comunità cristiana ci impegniamo a conoscere e diffondere questo testo, ma soprattutto a viverlo insieme ai nostri fratelli credenti nell’Islam: come San Francesco e i Suoi frati vogliamo essere “sottomessi ad ogni creatura per amore di Cristo”, portare il Suo Vangelo anzitutto vivendolo più che stringendolo come una bandiera, vivendo il quotidiano martirio - cioè la testimonianza - della carità, che ci chiede di morire a noi stessi per dare la nostra vita, consegnandola senza riserve al Padre e ai Fratelli. Ringraziamo oggi i frati francescani qui presenti, siamo riconoscenti e onoriamo tutti i grandi testimoni del dialogo e dell’incontro, specialmente negli anni che sono seguiti al Concilio Vaticano II. Grazie



Damietta Incontro Omelia San Francesco Sultano

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