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Omelia giorno di Pasqua p. Francesco Piloni Ministro Provinciale 10 Apr 2023

L’amore aspetta solo di essere donato

Ieri presso la Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, è stata celebrata la Messa di Pasqua presieduta dal M.R.P. Francesco Piloni, Ministro provinciale dei frati di Umbria e Sardegna. Riportiamo alcuni spunti tratti dalla sua omelia:

Nei giorni della passione del Venerdì Santo, del Sabato Santo, tutto è rallentato. Tutto è più lento. Perché? Perché l’uomo si possa rendere conto di che cosa ha fatto a Dio. Quando noi facciamo il male, se la coscienza è ancora viva, c’è un peso sul cuore, le giornate pesanti e lente. Nei giorni della passione del venerdì e del sabato Santo, tutto è rallentato, ci è dato di vedere e di gustare come Gesù si mostri Signore e come ogni amore porti in sé il dolore; ogni vero amore ha in sé un dolore, altrimenti è un’ideologia, è un’emozione e un vissuto che vale quanto una bolla di sapone. Ora, la mattina di Pasqua, tutto corre; l’abbiamo ascoltato nel Vangelo. Tutto ha un ritmo nuovo, non la corsa disumana delle nostre giornate. Questa, invece, è la corsa di chi impara a esserci nelle cose che fa, a non subirle ma a starci in un modo nuovo. Tutto ha un ritmo nuovo, bello, vero.

Allora vediamo di stare con questi tre amici la Maddalena, Pietro, Giovanni, per comprendere qualcosa della Pasqua, perché questo tocca fortemente la nostra vita. Per questo non dobbiamo mancare a questo appuntamento pasquale. Ogni domenica è il giorno del Signore, è la Pasqua della settimana, dove Dio ci incontra, ci convoca, ci parla e ci nutre.

La Maddalena corre al sepolcro quando ancora è buio, sfida il buio. Perché? Perché nella Maddalena c’è la sollecitudine della tenerezza. Lei è stata guarita da 7 demoni da Gesù. Ma la sua corsa non ha un senso preciso, lei semplicemente vuole stare vicino a Gesù, come una madre che perde un figlio, come una persona che perde un caro e non vede l’ora di andare lì al cimitero, perché sai che lì c’è il corpo. Una prima bella indicazione per noi: ogni cammino di fede, ogni cammino di ripartenza, inizia sempre al buio. I primi passi della fede si fanno al buio. È la luce che ti viene incontro mentre tu ti sei messo in cammino. La Maddalena vede che la pietra è stata spostata e il corpo di Gesù non c’è: vede un segno che la sconvolge. La pietra è stata tolta e pensa che i nemici di Gesù, quelli che l’hanno crocifisso, adesso, hanno fatto un oltraggio ulteriore, sono venuti a rubare il corpo di Gesù. E’ sconvolta, corre e va da Pietro e Giovanni i quali rappresentano la Chiesa. Incontra Pietro e Giovanni e la Maddalena dice a loro che hanno portato via il nostro Signore. Ed è bellissimo perché davanti all’evidenza di una pietra rotolata, a lei nascono molti dubbi e di domande; ma non li gestisce da sola, coinvolge nei suoi dubbi e domande la Chiesa. Quanto è prezioso questo per noi! Li obbliga a coinvolgersi dentro un evento che lei non si sa spiegare; coinvolge qualcuno che la può aiutare. E’ un fatto, hanno rubato il corpo, hanno portato via il corpo e così parte un’altra corsa. Mentre il venerdì Santo e il Sabato Santo tutto è lento, la Pasqua non permette più le lentezze, non permette più le dinamiche malate del tempo, di stare nel tempo senza subirlo ma scegliendo come viverlo. Allora ecco che Giovanni e Pietro iniziano a correre ma arriva per primo Giovanni. Perché arriva prima? Quello che ti dice il “sentito dire” è perché lui è il più giovane. Arriva prima Giovanni, perché Pietro sotto la croce non c’era, perché Pietro ha tradito, ha rinnegato, e quindi Pietro non sa dove è stato sepolto Gesù, ha bisogno di Giovanni che conosce il luogo della sepoltura perché lui c’era sotto la croce. Noi vogliamo arrivare alla Pasqua, stare bene, “felici come una Pasqua” senza passare il Venerdì Santo, senza la sosta al Calvario. Giovanni però aspetta che arrivi anche Pietro; Pietro entra per primo e vede che non solo il corpo di Gesù non c’è più, ma ci sono delle stranezze troppo importanti. Pietro entra e vede le bende, i teli funebri, il sudario e alcuni di questi, messi da parte, tutti piegati, ordinati.

E che cosa significa? Se uno avesse portato via il corpo l’avrebbe portato via con le bende perché si deve fare veloci. Invece tutto è ordinato, tutto è preciso. O il ladro è un ossessivo compulsivo, o c’è qualcosa di strano. Bellissimo, ecco come Dio ci fa fare un cammino di fede, prima la Maddalena che parte al buio, poi Pietro che entra, vede e non comprende, le domande e i dubbi aumentano. Ed è proprio l’agire di Dio questo: lui per parlarci ci dà dei segni piccoli, segni anche fragili, deboli. Il Signore lascia della nostra vita delle cose molto semplici che se tu sei veloce o superficiale non te ne accorgi nemmeno, oppure se sei ripiegato di su di te non li noti. Semplicemente non c’è più il corpo.

Occorre un altro passaggio, occorre un passo in più, occorre il passo di Giovanni. La Maddalena vede la pietra, Pietro vede delle stranezze. Cosa fa Giovanni? Giovanni è scritto nel Vangelo “vide e credette”, ci racconta la sua esperienza di quel momento. Che cosa vede?

Giovanni comprende che c’è un amore che è stato più forte della morte. Un amore quello di Dio più forte della morte che è golosa, che vuole farci credere che quando una persona è morta è finito tutto. Giovanni è il discepolo amato che ha conosciuto l’amore. Tu puoi credere solo quando ti accorgi che tutto ciò che hai fatto nell’amore non muore più, tutto ciò che è fatto nell’amore è eterno. Tutti i gesti d’amore che tu fai per tuo figlio, per tuo marito, al lavoro per qualcuno che ami, non per te stesso, quell’amore è eterno, è un seme che resta in tuo figlio che resta nei tuoi nipoti, che resta. Ecco perché Francesco d’Assisi, alla Porziuncola o in ogni luogo che abita, ama entrare nelle cose, non guardarli e viverli in superficie. Lui entra nelle cose, lui vuole vederle, toccarle, gustarle, sentirle. Quest’anno sono 800 anni del presepe di Greccio. Lui vuole vedere la Natività, che cosa è significato per il Figlio di Dio vivere il disagio della mangiatoia, della non accoglienza…? Entrare nella fatica della nostra umanità. “Vedere e credere”; allora ricordatevi fratelli e sorelli in questa Pasqua: le cose degli uomini bisogna capirle per amarle, le cose di Dio bisogna amarle per capirle.

Nelle cose di Dio non ci entri con la sola ragione. Pietro non riesce a spiegarsi quelle stranezze. Le cose di Dio bisogna amarle per capirle, ci devi entrare con l’amore più forte della morte, l’amore pasquale. Questi tre amici la Maddalena, Pietro Giovanni, ci iniziano ad un cammino di fede che sia autentico. Siamo stanchi di vivere in modo superficiale, di correre sulla vita, di subire la vita, di chiudere la giornata dicendo: “Anche oggi è passata”. Ma che vita è? La Pasqua ti annuncia una vita dove tu non stai dentro ai tuoi vuoti da soddisfare momentaneamente, ma stai dentro a una pienezza perché tu sei fatto per la pienezza, non sei fatto per piccole soddisfazioni che durano un giorno. Tu sei fatto per una pienezza di vita.

Allora cosa ci lasciano questi tre amici? Prima di tutto la Maddalena ci dice ritorna a quella tomba, a quel sepolcro che ti porti dentro: una relazione ferita, un tradimento, un peccato e un dolore che sta vivendo; torna a quel sepolcro dove hai messo una “pietra sopra”. Troppe volte, noi mettiamo le pietre sopra a qualcosa che andrebbe ascoltato, guardato; quella “pietra sopra” ti ha tolto la libertà, ti fa amare tardi e male, ti fa smettere di combattere e vivere da rassegnato. Oggi l’annuncio è per te, un amore che ha vinto la morte. Chiedi a Dio di rotolare questa pietra e fai come la Maddalena, vai dalla Chiesa, vai al confessionale, porta il peccato nel sacramento della riconciliazione, quella pietra che ti sta facendo soffrire in un confronto col sacerdote.

Pietro invece si lascia interpellare da un ordine che vede nel sepolcro ma che non sa interpretare. Altro passo di libertà è mettere ordine dove c’è confusione. I nostri padri ci hanno insegnato: “Conserva l’ordine e l’ordine conserverà te”. Giovanni infine entra, vede e crede. Guarda i segni dell’amore più forte della morte intorno a te e arrenditi all’amore. L’unico modo per non perdere l’amore è donarlo. La Maddalena, Pietro, Giovanni sono nostri amici perché non perderanno mai più l’amore perché sono diventati un dono.  

 

 

Alla sera, i vespri sono stati presieduti dal Custode della Porziuncola, fr. Massimo Travascio che ha commentato un passo della lettera agli Ebrei (Eb 10, 12-14). Riportiamo brevemente la sua riflessione:

Cari fratelli e sorelle, questo breve testo della lettera agli Ebrei che è stato proclamato (Eb 10, 12-14) ci ricorda che Gesù con la sua Resurrezione, ormai è divenuto il Signore. Si è fatto solidale con noi, con ognuno di noi. Con noi ha condiviso la condizione mortale e ci ha resi partecipi anche della sua gloria. Non ci ha solo strappati dalla condizione di peccato, ma ci ha resi perfetti, ci ha santificati. In questo giorno, nell’ottava di Pasqua, che si apre davanti a noi ma anche in tutto il tempo Pasquale, avremmo modo di riflettere in particolare su due cose. La risurrezione del Signore e il rapporto che la nostra vita ha con questo fatto della risurrezione.

Noi sappiamo bene che tutto quello che Gesù Cristo ha vissuto fa parte di un disegno divino che comprende anche noi, è finalizzato alla nostra salvezza. Questo lo ripetiamo sempre, anche nel credo “per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo”. Però vedete, forse siamo più abituati a dire: “è morto per noi”, e meno abituati a dire “è risorto per noi”. Allora forse abbiamo bisogno di tenere nel cuore le parole di San Paolo. “Cristo fu sacrificato per le nostre mancanze e fu risuscitato a motivo della nostra giustificazione”.

Gesù Cristo non è venuto sulla terra semplicemente per morire. E’ venuto per unirci a lui e per associarci al suo trionfo. Allora potremmo chiederci come ci coinvolge in questa realtà. Qual è il rapporto vitale fra la Pasqua del Signore e la Pasqua nostra? Fra la sua risurrezione e la nostra Resurrezione? La risposta c’è già. Noi abbiamo già la risposta: il battesimo. Sempre San Paolo ci ricorda che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù. Siamo stati battezzati nella morte di Lui. Siamo stati infatti sepolti con lui per mezzo del battesimo nella morte. Affinché, come fu resuscitato Cristo da morte per la gloria del Padre. Così anche noi camminiamo in novità di vita.

Dal nostro essere in Cristo nasce il titolo di cristiani. Cristiano è colui che è battezzato e, per questo, è un essere umano reso nuovo. Reso nuovo perché partecipe della stessa vita di Cristo. In questo tempo che si spalanca davanti a noi, in questo tempo di grazia, siamo chiamati a meditare sulla Resurrezione del Signore, ma anche sulla relazione che c’è tra la Resurrezione e la nostra vita. Forse dovremmo chiedere al Signore la grazia di avere più consapevolezza del nostro battesimo, del dono di grazia, perché a noi è già stata fatta grazia ed è già stata data la risposta.



Francesco Piloni Massimo Travascio Pasqua Porziuncola Riflessione

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