Va’ pensiero è probabilmente l’opera di Verdi più nota e più cara agli italiani. Il testo rappresenta il grido di dolore e di speranza degli ebrei schiavi e deportati a Babilonia, il grido di chi era sotto il giogo di Nabucodonosor (Nabucco per Verdi) e anelava a una vita pienamente libera. Verdi parlava al cuore degli italiani che erano oppressi e disperati sotto le occupazioni straniere e desideravano risorgere come popolo libero e unito.
Nella Bibbia, uno dei testi più toccanti che descrivono l’esperienza dell’esilio babilonese lo troviamo nel libro di Ezechiele al capitolo 37. Ezechiele viene rapito in spirito e ha una visione simbolica. Davanti a lui c’è una valle molto estesa piena di una grandissima quantità di ossa inaridite. Ezechiele viveva assieme ai deportati a Babilonia, e questa immagine di ossa inaridite è il modo in cui lui esprime l’esperienza che Israele attorno a lui e insieme a lui sta facendo. Il popolo è spezzato. I legami con parenti e amici sono interrotti. La città di Gerusalemme è distrutta e svuotata, un deserto. Il tempio è abbandonato e in rovina. L’economia è azzerata. È la morte di un popolo.
Inoltre, nel linguaggio della Bibbia, le ossa rappresentano il futuro. Le ossa di un giovane pieno di vita sono rigogliose come erba fresca. Ma le ossa inaridite indicano che Israele non vede più un futuro. È un popolo ormai senza speranza, senza domani: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti”.
La visione di Ezechiele, però, vuole rinnovare la speranza di Israele e farlo risorgere dal suo dolore. Il Signore gli chiede: “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?”. È Dio stesso che rende esplicita la domanda più importante per Israele: “Potremo tornare a rivivere?”. E la domanda si trasforma in una questione di fede: “Può Dio farci risorgere? Possiamo sperare in Dio?”.
Se riusciamo a metterci nei panni degli ebrei in esilio, se anche il nostro pensiero vola con ali dorate verso la rinascita e la libertà, allora il seguito della visione di Ezechiele è un’esplosione di gioia. Ezechiele profetizza sulle ossa inaridite, annuncia loro la parola del Signore, e queste iniziano a muoversi e a ricomporsi, e si coprono di nervi, carne e pelle. Infine, Ezechiele proclama: “Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”. Lo spirito entra in essi e ritornano in vita. L’immagine dello spirito che entra in corpi esanimi e dona vita ci ricorda la creazione di Adamo, nelle cui narici Dio soffiò un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Di fronte al disastro nazionale dell’esilio, Dio ricrea il popolo e lo fa risorgere.
Anni dopo, Dio riportò i deportati a Gerusalemme e iniziò con essi un nuovo progetto di benedizione. Ma la grandezza di Ezechiele è che lui è capace di proclamare la sua fede nel Dio della vita proprio nel momento più duro, quando quello che vede non è altro che una valle di ossa inaridite. Quando tutti dicono: “La nostra speranza è svanita; siamo perduti”, il profeta è colui che sa invocare: “Spirito, vieni dai quattro venti!”.
Georges Massinelli Porziuncola Riflessione Riflessioni Risurrezione
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