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III Serata del Settenario di Natale in Porziuncola 20 Dic 2019

Scegliamo Cristo come Radice della nostra vita per sperimentare un vero Natale

Continua il nostro itinerario verso la Notte Santa, verso l’evento che ha segnato l’inizio della nostra redenzione. Ieri sera, p. Gianluca Zuccaro ci ha offerto la sua meditazione sul terzo titolo messianico, Radix Iesse, del Settenario.

Questa antifona fa riferimento al passo di Isaia che afferma che il Messia sarà “un germoglio che salirà dalla radice di Iesse” (Is 11,1). Non è, però, Davide, figlio di Iesse, il Messia, ma Cristo. È Lui, che viene prima di Iesse, che è la radice. È Lui che viene prima di Davide, ne è la sua origine. Non solo di Davide, Egli è all’origine dell’esistenza di tutti noi e di tutto il creato nel quale siamo posti. Solo alla luce di questa Radice la nostra vita assume una direzione, un orientamento.

Oggi noi assistiamo al tentativo da parte di questa società tecnocratica di recidere le sue radici, o meglio, di dimenticarle. Il risultato finale, però, consiste solo nell’essere diventata incapace di orientamento, di direzione, di assumere scelte per il bene dell’uomo. La radice vera, però, non può essere recisa ed emergerà dal silenzio di una notte della Palestina di 2000 anni fa. Senza clamori, senza effetti speciali, Cristo viene al mondo lasciandoci liberi di accoglierlo o meno. L’umiltà della sua venuta nel silenzio diventa, poi, l’umiltà della sua morte in croce. È così che Egli spegnerà la violenza del mondo, il suo peccato. Davanti a Cristo crocifisso, vessillo innalzato, ogni ginocchio si piegherà e per Lui giurerà ogni lingua.

È allora una chiamata universale alla salvezza quella che opera Cristo. Il suo essere venuto non è solo per Israele ma per tutti noi. La sua regalità sarà riconosciuta da tutti i re della Terra come quella autentica, al punto che essi chiuderanno la loro bocca. Il Creatore del mondo salendo sulla croce annienta le logiche umane, le sbaraglia. La sapienza umana si infrange contro questo vessillo e tace: non ha più parole. Egli, la Sapienza incarnata e il Signore di tutto, diventa vessillo con la sua croce. “Noi tutti, riconoscendolo vessillo, segno, simbolo della nostra vita – ha proseguito p.Gianluca – prendiamo parte alla sua vita secondo quanto ha affermato lo stesso Gesù: «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Tutto il creato, tutta la storia è attirata da lui e converge verso di Lui.”

Benché la sua venuta sia certa, non è, però, automatica. “Questo Natale potrebbe passare come tutti quelli che abbiamo già vissuto – ha concluso p. Gianluca – senza cambiare la direzione della nostra vita. Porre radici nuove, invece, significa accogliere Cristo come radice della nostra vita e riconciliarci con la nostra storia. Solo allora la nostra vita potrà sperimentare un vero Natale.” 



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