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di Massimo Reschiglian 28 Dic 2016

Silenzio: abecedario dello spirito

"Senza silenzio non c’è ascolto,
e non vi è vero incontro con Dio,
né vi è autentico incontro con l’altro"

Proseguendo il cammino intrapreso sul lessico cristiano, presentiamo altre tre parole che ci possono guidare sicuri alla meta: silenzio, preghiera e lotta.

La prima tappa che ci può aiutare nella meditazione è dedicata al silenzio. La comunicazione umana è caratterizzata da un soggetto emittente (la persona che comunica), un messaggio (il contenuto di ciò che si vuole trasmettere) e un soggetto ricevente (colui che ascolta). Se quest’ultimo non fosse capace di silenzio e di ascolto attivo, non vi sarebbe comunicazione efficace e, di conseguenza, nessun reale scambio e arricchimento tra le persone. La difficoltà a dialogare, l’incomunicabilità che costatiamo oggi in diversi ambiti (nella famiglia, nella coppia, in politica, nei dibattiti televisivi, ma anche nella relazione con Dio) non è in gran parte legata all’incapacità di ascoltare e ad assumere l’atteggiamento del silenzio?

ldquo;Padre, sono venuta qui – disse una donna quarantenne entrando in un monastero – perché voglio imparare a pregare. Cosa devo fare? Come mi devo organizzare? Quali strumenti devo utilizzare? Ho già letto molto sulla preghiera e ho anche frequentato corsi di teologia …”. Il monaco incaricato dell’accoglienza, interrompendola bruscamente, le rispose: “La preghiera è prima di tutto ascolto, di Dio e di se stessi, e l’ascolto ha bisogno di silenzio”.

Senza silenzio non c’è ascolto, e non vi è vero incontro con Dio, né vi è autentico incontro con l’altro. Il silenzio apre la porta alla Parola di Dio, permette a questa di fecondare il cuore e di rigenerarlo con il desiderio. Lo sanno bene i contemplativi, gli eremiti, i santi, ma anche tutti coloro che hanno vissuto un’esperienza spirituale che ha cambiato per sempre la loro esistenza.

Il profeta Elia (1Re 19), fuggito sul monte Oreb dopo il conflitto con i falsi profeti, pieno di zelo per il Dio unico, si nasconde in una caverna nell’attesa della manifestazione del Signore. In modo inedito rispetto all’imponente epifania del Sinai, l’Onnipotente non parla nel terremoto, nel fuoco, nel vento impetuoso, ma nella brezza leggera della sera. In quel “filo di silenzio sonoro” il profeta riconosce la voce e il passaggio del Signore. Così Dio parla all’uomo, con un sussurro di vento, impercettibile al cuore distratto e indaffarato, occupato da mille pensieri.

Nella vita spirituale il silenzio (interiore ed esteriore) non è passività, assenza d’iniziativa o mancanza di vivacità intellettuale, ma esclusione di tutto ciò che ci distoglie dalla presenza del Signore, attesa fiduciosa di una sua parola, umiltà nel porsi innanzi alla sua grandezza, stupore di fronte alle opere da lui compiute, obbedienza rispetto alla sua volontà di salvezza. Il silenzio notturno di Gesù (Lc 6,12) è abbandono filiale nelle braccia del Padre, il silenzio contemplativo di Maria è custodia premurosa degli eventi e delle parole del Figlio di Dio (Lc 2,51), il silenzio umile di Giuseppe è obbedienza fiduciosa nel piano di Dio (Mt 1,24), l’orazione silenziosa di S. Francesco nelle spaccature della roccia è immersione nella misericordia di Cristo.

In ABCEDARIO DELLO SPIRITO, di Massimo Reschiglian
dal n. 2/2016 della Rivista Porziuncola



Abecedario dello Spirito Massimo Reschiglian Rivista Porziuncola Silenzio

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