Venerdì 4 novembre alle ore 14.30 p. Francesco Piloni, Ministro provinciale dei frati minori di Umbria-Sardegna, ha presieduto la celebrazione eucaristica delle esequie di p. Giorgio Roussos.
Profilo biografico
Fr. Giorgio è nato nell’isola di Syros, in Grecia, il 30 luglio 1945. Ha vestito l’abito religioso il 31 agosto 1965 al Convento della SS. Pietà del Farneto (PG), dove ha poi emesso la prima professione il 1° settembre 1966. Qui, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, ha emesso la professione solenne l’8 dicembre 1971, è stato ordinato diacono il 17 maggio 1974, e ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 4 agosto 1974 da S.E. Mons. Lucio Decio Grandoni. Dopo otto anni di servizio come missionario in Nicaragua, nel 1983 è rientrato in Umbria, dove ha rivestito diversi uffici, tra cui quelli di Guardiano nei conventi di San Domenico a Spoleto e di San Bartolomeo a Foligno, Parroco a Costano e Vicario parrocchiale a Spello, assistente OFS.
Mosso dall’instancabile desiderio di aiutare i poveri, nel 1987 ha fondato l’UVISP (Unione Volontariato Internazionale per lo Sviluppo e la Pace – Assisi), con sede a Bastia Umbra, coinvolgendo negli anni successivi centinaia di volontari in innumerevoli progetti di sviluppo nei Paesi più poveri, negli ambiti dell’istruzione, della sanità e della creazione di posti di lavoro; l’UVISP ha inoltre realizzato programmi di adozione a distanza come pure attività caritative sul territorio regionale. Sono migliaia le persone che in tutto il mondo hanno beneficiato dei suoi 35 anni di attività.
All’inizio di quest’anno, per alcuni problemi di salute, fr. Giorgio si trasferisce qui, all’Infermeria della Porziuncola, continuando a svolgere il suo servizio presso l’UVISP. A seguito di un progressivo peggioramento delle condizioni generali, a fine giugno viene ricoverato all’Ospedale di Perugia, dove gli è diagnosticato un tumore polmonare in stadio avanzato e incurabile; fr. Giorgio viene quindi dimesso in regime di terapia domiciliare palliativa presso la nostra Infermeria, dove si spegne nel pomeriggio di mercoledì 2 novembre. Aveva 77 anni di età, 56 di professione religiosa, 48 di sacerdozio.
Omelia del Ministro provinciale
Padre Giorgio ha aperto gli occhi sul Volto bello di Dio il giorno in cui la Chiesa prega e commemora i defunti; piano piano si è spento, senza disturbare, consegnato al Padre della misericordia. Fin dall’inizio di questo anno 2022, parlandomi in più occasioni, aveva la netta percezione che presto la sua vita terrena si sarebbe conclusa; lo incoraggiavo a sistemare la gestione dell’UVISP per poi dedicarsi al ministero della riconciliazione che tanto amava; ma lui scuoteva il capo convinto di una fine imminente.
La liturgia della Parola ci aiuta a comprendere meglio il segreto nascosto in padre Giorgio, persona riservata, silenziosa, a tratti misteriosa; chi lo ha avvicinato, conosciuto e pazientemente gli è rimasto accanto, non può che rimanerne arricchito dalla esperienza evangelica intensa e ricca. “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi” (2Cor 4,7). Il tesoro di padre Giorgio è stato il suo grande, grandissimo amore per i poveri, un assillo direbbe san Paolo; un’ispirazione autenticamente evangelica, un seme del regno di Dio che è fiorito in 35 anni di servizio infaticabile in terra Umbra, in Nicaragua e Centro America, e non solo. Quando ne parlava i suoi occhi brillavano: è il tesoro che giorno dopo giorno si accumulava in cielo.
Proprio il due novembre la pagina di Matteo 25 sembra prendere per mano padre Giorgio per presentarlo al Padre: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”, dice Gesù. Ma come non sentire in queste parole del Vangelo anche la voce del nostro padre San Francesco che nel cap. IX della Regola non bollata ricorda che i frati devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. Dobbiamo confessarlo: i poveri ci sono di imbarazzo perché, come dice Giovanni Moioli, sono “il sacramento del peccato del mondo”, sono il segno della nostra ingiustizia sulla terra. Quando li pesiamo come segno-sacramento di Cristo, sovente finiamo per dare loro le briciole o qualche aiuto ma tenendoli distanti da noi. Eppure nel giorno del giudizio scopriremo che Dio sta dalla parte dei poveri, scopriremo che a loro era indirizzata la beatitudine di Gesù.
Padre Giorgio nella scheda personale scrive tra le aspirazioni personali che non vuole solo lavorare per aiutare i poveri, sa bene che poveri sono anche tutti coloro che non conoscono Dio. Infatti scrive: “Annunziare il Vangelo per la salvezza delle persone e per la costruzione di un mondo migliore”. Niente è più freddo del cristiano che non si cura della salvezza degli altri.
Se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, scrive Papa Francesco nella Fratelli tutti, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova sempre la sua fonte nel saperci perdonati-inviati. Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provoca a lottare per la dignità di ogni uomo e donna (FT 277).
Ecco il tesoro di padre Giorgio: aver coniugato amore a Gesù e amore ai poveri. Ma questo tesoro in lui era in un vaso fragile, segnato dalla debolezza della malattia, da un’ideazione a volte al limite del contatto con la realtà. La Parola di Dio è chiara: non conta il limite del vaso ma degno di attenzione è il tesoro che lo abita. Anzi: è proprio la potenza straordinaria che viene da Dio e non da noi che nella vicenda di p. Giorgio ha trasformato la creta, la fragilità in occasione di incontro, di servizio condiviso, di partecipazione gratuita alla causa dei poveri. Quanti laici, quanti volontari, padre Giorgio ha coinvolto dentro i progetti di sviluppo, quante competenze è riuscito ad armonizzare perché i poveri riuscissero ad essere meno soli e riconosciuti nella loro dignità. Senza di loro questo tesoro, questo seme del Regno di Dio non avrebbe potuto fiorire.
Negli ultimi anni la fraternità provinciale non solo lo ha accompagnato con discrezione e sollecitudine nella sua fragilità, ma ha anche cercato con lui nuove vie per proseguire la sua opera; certi passaggi richiedono tempo e a volte la fragilità dell’uomo prevale, ma il tesoro rimane accumulato nel cielo. Resta prezioso per noi il messaggio che ci viene consegnato: non abbiamo bisogno di possedere, di accumulare, di cercare e difendere i propri interessi; nella vita ciò che conta e vale è scoprire come e dove possiamo essere accolti e accogliere.
Va’ in pace padre Giorgio incontro al Signore Gesù Cristo: ti accolgano nelle dimore eterne i tanti poveri che hai soccorso. Grazie per quanto in modo discreto ci hai consegnato. Le sorelle clarisse di Spello, che hai servito con dedizione, hanno detto di te “è morto un uomo buono”, espressione dell’infinitamente buono. Grazie perché ci hai mostrato con la tua testimonianza che la carità, l’amore è un Uomo inchiodato nella carne dei poveri! Spetta a noi, ora, continuare a lasciarci provocare e ascoltare quanto la realtà ci chiede.
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