Fr. Rosario Corrado Giunta ha guidato, nella terza serata del Settenario, la preghiera dei Secondi Vespri della IV Domenica di Avvento nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.
Fr. Rosario ha incentrato la sua riflessione sul passo del Vangelo di Luca: “Zaccaria disse all’angelo: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni.” L’angelo gli rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio, e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo”.
«Immaginiamo Zaccaria. Dopo anni di preghiere silenziose e una vita vissuta con fedeltà al tempio, un giorno ordinario si trasforma in qualcosa di straordinario. Nell’intimità del luogo sacro, un angelo appare con una promessa incredibile: “Elisabetta, tua moglie, avrà un figlio.” Non un figlio qualunque, ma un uomo che preparerà la strada al Messia».
«Eppure, invece di gioire, il cuore di Zaccaria si blocca: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni.” Non riesce a vedere oltre i suoi limiti. Il dubbio lo avvolge, e quella parola, “mai”, rivela un cuore che fatica a fidarsi della promessa di Dio»
«Zaccaria si ferma davanti alla logica umana. Guarda la propria impossibilità, si concentra sui suoi limiti, sulla sterilità di Elisabetta, e si chiude nel dubbio. “Mai” diventa la parola che costruisce un muro davanti alla promessa di Dio, perché si fissa sull’impossibile, anziché confidare nella sua potenza».
«L’incredulità di Zaccaria ha una conseguenza: rimane muto fino alla nascita di Giovanni. Ma quel silenzio non è una punizione, bensì una scuola di fede. Dio lo guida attraverso il silenzio, trasformandolo in un’opportunità per credere con il cuore. In quel tempo di attesa, Zaccaria scopre chi è Dio: un Padre fedele, che non si arrende davanti alle fragilità umane. È lì che i suoi “mai” si trasformano in “opportunità”»
«Nel silenzio, Zaccaria impara ad ascoltare Dio, a meditare sulle sue promesse, a crescere nella fede. Perché il silenzio non è solo assenza di rumori, ma uno spazio in cui possiamo scoprire chi siamo e chi è Dio. Non è il rifiuto della parola, ma l’amore per l’unica Parola che conta davvero. Spesso, invece, l’incredulità si nasconde dietro un eccesso di parole. Al contrario, il silenzio può diventare il luogo in cui, nei momenti di dubbio, lasciamo spazio alla voce di Dio. È lì che i nostri “non posso” diventano possibilità».
«Nonostante il dubbio di Zaccaria, Dio porta avanti il suo progetto. La fedeltà di Dio non si ferma davanti alle nostre fragilità. Lui crede in noi e ci accompagna affinché il nostro “mai” diventi “mi fido di Te”».
«Quante volte anche noi siamo come Zaccaria: pieni di dubbi, incapaci di riconoscere le meraviglie che Dio compie nella nostra vita. Vediamo i nostri limiti, guardiamo la realtà con occhi umani, e mai con quelli di Dio. All’inizio del mio cammino vocazionale, un frate mi disse: “Pensa a Michelangelo davanti a un pezzo di marmo. Tu vedi un blocco informe, lui vede già il David.” Dio, come Michelangelo, vede oltre i nostri limiti, oltre i nostri dubbi. Nonostante il disordine del nostro cuore, spesso ci fidiamo più delle nostre impossibilità che delle possibilità che Dio ci offre ogni giorno».
«Zaccaria ci insegna che Dio non si scandalizza dei nostri dubbi, ma li accoglie con pazienza e li trasforma in occasioni di crescita. Non si arrende davanti alle nostre fragilità, ma guarda oltre le nostre paure e ci guida verso la luce della fiducia».
«Possiamo iniziare come Zaccaria, con il cuore stretto dall’incertezza e dalla paura, ma Dio ci chiama a concludere il cammino con il cuore che canta, libero, pieno di gratitudine per le sue meraviglie. È lì, in quella lode, che scopriamo il vero volto di Dio: un Padre che crede in noi, anche quando noi non crediamo più».
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