Nella guerra che da otto anni sconvolge la Siria, quelli che pagano il conto più alto sono i civili, soprattutto bambini e donne. Il cardinale Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria, traccia un bilancio della situazione nel Paese, dopo l’ennesimo appello di papa Francesco affinché la comunità internazionale: “Favorisca una soluzione politica ad un conflitto che alla fine vedrà solo sconfitti. La comunità internazionale - ha detto il Pontefice ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede - è chiamata a dare voce a chi non ha voce. È fondamentale che cessino le violazioni del diritto umanitario, che provocano indicibili sofferenze alla popolazione civile, specialmente donne e bambini, che colpiscono strutture essenziali come gli ospedali, le scuole e i campi-profughi, nonché gli edifici religiosi”. Riportiamo la sintesi dell’intervista rilasciata dal cardinal Zenari a VaticanNews.
Il Papa auspica per la Siria una soluzione politica che vedrà solo sconfitti?
R. - In guerra, tutti sono perdenti. Quelli che pagano il conto più alto sono i civili e tra questi i bambini e le donne, purtroppo.
Qual è oggi la situazione in Siria e quali le condizioni di vita della popolazione?
R. - Purtroppo, il capitolo guerra non è ancora terminato; ci sono ancora delle zone in cui avvengono degli scontri e qualche zona preoccupa ancora per quello che potrebbe - e speriamo di no - succedere, come la provincia nord-occidentale di Idlib, la zona nord, lungo il confine con la Turchia, la zona nord-est. Per quanto riguarda le condizioni umanitarie di vita dei civili sono sempre molto, molto critiche. Ricordiamoci sempre che 12 milioni di siriani, metà della popolazione, è tuttora fuori dalle proprie case, fuori dai propri villaggi; di questi 12 milioni, circa 6 milioni e mezzo sono sfollati interni, circa 5 milioni e mezzo sono rifugiati nei Paesi confinanti. Il Papa ha menzionato e anche ringraziato per l’ospitalità, auspicando che possano fare ritorno nella loro terra, in Siria, in sicurezza e dignità.
Nella provincia di Idlib ci sono 11 mila bambini sfollati, perché tanto ritardo nei soccorsi?
R. - Sono cadute in questi ultimi mesi abbondanti piogge e si vedono nei campi profughi diverse tende crollate sotto il peso della pioggia, e così la povera gente è con i piedi nel fango.
Cosa auspica da un punto di vista geo-politico?
R. - Tutti auspichiamo la fine dei combattimenti: in alcune regioni della Siria questo sta già avvenendo. Vorrei ricordare che per la prima volta, in otto anni di guerra, all’inizio di quest’anno scolastico, a settembre, le famiglie in diversi posti della Siria hanno potuto mandare a scuola i bambini senza la preoccupazione degli anni scorsi. Ricorderei anche che per la prima volta in otto anni di guerra, l’anno scorso il Natale è stato celebrato dai cristiani con una certa serenità e gioia perché non era più sotto le bombe o sotto i mortai. Però, la situazione umanitaria rimane sempre molto, molto grave. Speriamo che la comunità internazionale aiuti a trovare una soluzione politica, o che almeno cessi la violenza. Questo è il primo passo.
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