La Storia
Il colle a nord di Perugia, appena fuori la porta medievale di Sant’Angelo, è chiamato Monteripido (Mons ruitus, Collis ruitus = Monte scosceso), o, semplicemente, Il Monte. Da quando vi prese dimora il Beato Egidio, terzo compagno di Francesco di Assisi, nel 1229, prevalse l’appellativo di Monte di Sant’Egidio; più tardi, quello di San Francesco del Monte. Il 14 febbraio 1276, dopo qualche anno dalla morte del Beato, il luogo, costituito da una domus, un oratorium e altri edifici e terreni, fu donato dal nobile perugino Giacomo di Bonconte Coppoli ai Frati con la clausola di viverci per conservare e diffondere la memoria di Egidio. La donazione fu fatta in onore di Dio, della beata Vergine, del beato Francesco «et sancti patris fratris Egidii, qui moram contraxit ibidem pro Dei reverentia et obiit» - che aveva dimorato a lungo in preghiera in quel luogo e vi era morto. Alla presenza di Egidio nelle case dei Coppoli accenna un documento del 4 gennaio 1268, con l’indicazione topica «in trasanna domus domini Jacopi [Coppoli] supradicti, que est posita in Colle Pastine, qui dicitur Collis beati Egidii». Negli anni che seguirono, altre famiglie perugine si prodigarono con i loro lasciti, grazie ai quali l’angusto eremo fu trasformato in convento vero e proprio. Queste forme di generosità attestano che i legami religiosi, istituzionali e sociali dei frati del Monte con la città di Perugia divenivano sempre più intensi.
Quando Paolo Vignozzi dei nobili Trinci di Foligno, detto Paoluccio (1309-1391), colui che diede origine a Brogliano, poco lontano da Foligno, al grande movimento dell’Osservanza, ebbe modo di vincere a Perugia, in pubblica disputa, i Fraticelli ereticali, i frati di San Francesco al Prato, la cittadinanza e il governo locale, nel 1374, gli concessero l’eremo del Monte, luogo consono per la testimonianza e la diffusione degli ideali di rinnovamento della vita evangelica. Monteripido ben presto fu abitato da frati che brillarono per santità, e altri per dottrina. Bernardino da Siena, più volte a Perugia, nel 1438, lesse il trattato di diritto canonico De Censuris. Giovanni da Capestrano, visse gli anni della sua formazione universitaria nel clima spirituale dell’Osservanza regolare. Laureato in diritto civile ed ecclesiastico, dopo essere diventato uno stimato giurista e capitano del popolo, decise di prendere l’abito francescano a Monteripido per compiere l’anno di noviziato; Giacomo della Marca, con la forza convincente dell’esempio, accolse nell’Ordine francescano uno stuolo di giovani. Bernardino da Siena, in particolare, diffuse i principi del De Censuris contro l’usura, in favore della proprietà privata, l'etica del commercio, la determinazione del valore e del prezzo, e l’equo interesse sui prestiti. La sua dottrina prese vigore nel convento di Monteripido di Perugia e conseguì un risultato universale: la creazione delle banche moderne basate sul fondo di rotazione del danaro. Nello stesso luogo Bernardino da Siena, nel 1440, avviò l’istituzione dello Studio generale dell’Ordine, importante centro di formazione culturale, di istruzione e spiritualità. Tra i frati che frequentavano lo Studium di Monteripido, permeato dei principi di Bernardino da Siena, c’era frate Barnaba Manassei di Terni, che univa in sé il carisma della contemplazione e della praticità, tanto da essere definito “asceta ed economista”. In questo luogo-eremo, nel 1462, frate Barnaba, frate Michele Carcano da Milano, frate Fortunato Coppoli da Perugia, suo cognato frate Evangelista Baglioni, ex giudice del Comune, frate Cherubino da Spoleto, il beato Bernardino da Feltre, maturarono il progetto di fondare i Monti di Pietà. L’intento era quello di liberare i poveri dall’oppressione dell’usura. Riuscirono a convincere gli amministratori della città a dar vita a un banco di prestito su pegno, che usasse il tasso d'interesse unicamente per conservare il monte del danaro necessario a mantenere il flusso dei prestiti, secondo il pensiero di San Bernardino, applicando la regola del fondo di rotazione. Il monte si formò, a Perugia, con i proventi di donazioni ed elemosine e perciò prese il nome di Monte di Pietà. Faceva prestiti a mercanti e artigiani ed escludeva prestiti per spese di lusso. Il tasso d'interesse non doveva superare il 6%. Frate Agostino da Stroncone, nella sua Umbria serafica ricorda l'avvenimento, datandolo al 1460, dicendo: «Circa in quest'anno, il beato Barnaba inventò l'opera santissima del Monte di Pietà». In quegli anni, mentre venivano ampliati la chiesa e il convento, cresceva l’importanza culturale della fraternità francescana di Monteripido, fino a formarsi un vero cenacolo di frati colti provenienti dagli ambienti universitari. Alcuni sono autori di importanti opere: Nicolò da Osimo famoso per la sua Quadriga spirituale, Stefano Fieschi da Soncino per le Elegantia rethoricae, Paolo Ramazzani da Perugia per il Tractatus de soccitis sive de societatibus pecuniae et animalium, il beato Giovanni Bonvisi da Lucca e fra’ Alberto da Perugia. Nella seconda metà del Quattrocento, la presenza di tanti frati di cultura promosse l’avvio di un’attività di legatoria e dette un forte impulso allo sviluppo del primo scriptorium delle Clarisse di Monteluce, monastero riformato dagli stessi Osservanti nel 1448. Una serie di iniziative e di avvenimenti dimostrano come i frati del Monte fossero pronti a curare la trascrizione di testi biblici, teologici e ascetici, per trarre vantaggio spirituale nella meditazione e nella predicazione. Anche la Biblioteca dello Studium cresce in prestigio, tanto da possedere la prima opera a stampa, fatta in Perugia, la prima edizione dell’incunabolo: Digesti veteris lib. XXIV. cum glossis, nel 1476. È un dato che indica il particolare interesse nel curare le discipline giuridiche e forse per questa ragione le autorità civili perugine affidarono ai religiosi del Monte l’incarico di sbrigare l’esecuzione di perizie e di estimi. Sisto IV dette loro, nel 1474, del resto, il compito di promuovere la canonizzazione di Bonaventura da Bagnoregio, avvenuta nel 1482. Fra Angelo da Gubbio, con l’aiuto dei confratelli, provvide i mezzi economici per portarla a termine. Durante il processo di canonizzazione furono utilizzati, a testimonianza della santità di Bonaventura, brani tratti dal codice Chronica XXIV Generalium Ordinis Minorum di Arnaud de Sarannt, proprietà della biblioteca dello Studium Generale di Monteripido. Nel 1490 fu affidato ai Frati dell’Osservanza il compito di rinnovare il catasto di Perugia. Nei primi anni del 1500, Raffaello, in un locale del Convento, stipulò il contratto per dipingere la tavola della Incoronazione della Vergine nella Chiesa cittadina delle Clarisse di Monteluce; nello stesso periodo, il Perugino, nella Chiesa di Monteripido, realizzava delle opere di grande pregio, ora nella Galleria Nazionale dell’Umbria. Qualche anno più tardi, nel 1578, fra Diego Valadés giunge dal Messico a Monteripido, e, durante il soggiorno, pubblica il suo capolavoro: Rhetorica Christiana prima opera stampata di un americano. Nel 1621, interessati alla consultazione di alcuni manoscritti della ricca biblioteca, sostano al Monte gli annalisti Bartolomeo Cimarelli e Luke Wadding, autore degli Annales Minorum seu Trium Ordinum a S. Francisco institutorum.
Otterranno di portare a Roma una copia del codice quattrocentesco, cartaceo-membranaceo, La Franceschina, di Giacomo Oddi, chiamato anche Specchio de l'Ordine Minore; scritto in volgare umbro con vivacissime miniature, che illustrano le vite di san Francesco e dei primi francescani. Nel 1642 Monteripido dovette affrontare un momento particolarmente critico per la sua stessa esistenza; durante la guerra di Castro, voluta da papa Urbano VIII contro la Toscana, gli strateghi militari decisero di trasformare il luogo in fortezza, imponendo ai Frati di lasciare la loro secolare abitazione. La morte del papa e l’interruzione degli eventi bellici allontanano tale minaccia e la comunità conventuale e lo Studium riprendono le loro consuete attività. I secoli successivi, XVIII e XIX, portarono drammatici sconvolgimenti. Il decreto del 7 maggio 1810, a firma di Napoleone, prescrisse per i dipartimenti del Trasimeno e di Roma la soppressione delle corporazioni religiose di qualsiasi ordine e congregazione. Pochi anni dopo, il 1 gennaio del 1815, i frati di Monteripido riprendono il loro abito e rientrano in convento, adoperandosi per elevare la qualità scolastica dello Studium. Trascorsi cinquant’anni, il Commissario generale del costituito Governo italiano, Napoleone Pepoli, con decreto dell’11 dicembre del 1860, ordinò una seconda soppressione: «[…]Considerando che era ed è tanto più giusto in quanto le Corporazioni religiose non adempiono più allo scopo per cui furono tanto riccamente dotate, cioè di cooperare al progresso della pubblica istruzione col vero sollievo delle classi indigenti». In attuazione allo stesso decreto tutti gli ordini religiosi furono obbligati a lasciare la città entro quaranta giorni e trasferire i loro beni al nuovo Stato. Sbigottimento e paura traspaiono dalle cronache conventuali di quegli anni, ma anche fiducia e rassegnazione. Il primo atto esecutorio avvenne il 18 dicembre di quell’anno, quando il regio commissario Generale per la Provincia pose i sigilli alla biblioteca e ne requisì gli inventari. L’esecuzione ultimativa del decreto avvenne il 29 agosto del 1865; il convento e la biblioteca venivano confiscati, i frati cacciati e dispersi, mentre l’edificio veniva destinato a scopi militari e affittato ad alcune famiglie. Nel 1874, con l’aiuto dei benefattori, essi si presentarono alla Società Anonima per vendita di beni demaniali agente a nome e per conto della Finanze Nazionali, secondo l’ Avviso d’Asta del 29 giugno dello stesso anno, e ricomprarono il complesso conventuale e parte degli orti, compreso l’edificio biblioteca. Il 20 maggio 1875, festa di san Bernardino da Siena, dopo i necessari restauri, con la riapertura del convento e il ritorno della nuova comunità francescana, nel luogo riprese a pulsare la vita.
Scarica la versione integrale della relazione storico-artistica, redatta da p. Luigi Giacometti ofm, allora Guardiano del Convento del Monte, e aggiornata al 31 gennaio 2011, corredata di note esplicative.
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