Il prossimo 8 dicembre la Chiesa cattolica celebrerà solennemente la festa dell’Immacolata concezione: sono passati 170 anni dalla proclamazione del dogma secondo cui la Madonna non è stata “toccata” dal peccato originale, ma ne è stata preservata fin dal primo istante del suo concepimento.
Era il 1854 e, dopo secoli di devozione popolare, con la pubblicazione della bolla Ineffabilis Deus papa Pio IX sanciva la Vergine Maria “preservata dal peccato”, ponendo fine a secolari dibattiti e dispute che avevano impegnato generazioni di teologi.
Nel ripercorrere alcune tappe di questa complessa storia, fr. Salvatore Cirami, docente di Filosofia e membro della comunità dei frati minori di Perugia-Monteripido ci accompagna in un percorso alla scoperta di una delle feste mariane più amate del mondo cristiano.
Fr. Salvatore infatti è uno studioso del teologo francescano Duns Scoto (†1308), che fu detto “Beato” quasi all’indomani del suo pio transito e le cui dottrine si rivelarono fondamentali per porre le basi che portarono alla definizione del dogma. Suo è il volume, di recente pubblicazione, "La relazione trascendentale nel pensiero di Giovanni Duns Scoto" edito da Aracne.
«Io sono originario di Sciacca – confida fr. Salvatore – dove sono le feste mariane a scandire la vita del mio paese siciliano. I Francescani sono grandi devoti dell’Immacolata che per noi ragazzini era una delle feste più belle e partecipate, insieme al Natale. Nella mia storia personale quindi la devozione a Maria Immacolata era presente fin dall’infanzia: poi, approfondendo la questione da un punto di vista teologico, ne ho colto e apprezzato anche le dimensioni più profonde».
Le origini di questa festa sono molto antiche e di matrice bizantina: «Inizialmente la festa del concepimento di Maria non era legata all'aggettivo ‘immacolata’: quest'ultimo stava a indicare in generale la ‘bellezza’ e santità di Maria – spiega fr. Salvatore –: la festa, già presente dall’VIII secolo in Oriente, circa un centinaio di anni dopo comincia ad affermarsi anche in Occidente».
«Dobbiamo attendere l’XI secolo per avere la prima testimonianza di un vero e proprio ufficio liturgico, in Inghilterra: qui erano presenti delle personalità, come Eadmero di Canterbury e Anselmo il Giovane, vescovo di Londra, i quali promossero tra il popolo questa devozione». E la festa si estese anche in Francia: «ma qui – prosegue lo studioso – incontrò invece grandi avversari dal punto di vista teologico. Tra essi, Bernardo di Chiaravalle, che scrisse una famosa lettera indirizzata ai canonici di Lione nel 1136 per criticare una pratica secondo lui “inopportuna”, perché attribuiva a Maria prerogative che potevano essere solo proprie di Gesù».
L’opposizione era portata avanti da esperti e raffinati teologi, come Tommaso d’Aquino e Bonaventura e dagli scolastici, tutti convinti della santità di Maria ma contrari a definire il suo concepimento immacolato.
In questo contesto storico, il dibattito dottrinale ricevette un contributo decisivo dall’insigne teologo francescano detto il “Dottore sottile” per la finezza del suo pensiero.
«Siamo nella fine del XIII secolo – continua fr. Salvatore –. Duns Scoto, originario della Scozia, aveva studiato Oxford e sappiamo che in Inghilterra si era consolidata una fiorente devozione legata alla “santità” di Maria: di fatto esiste un pontificale con una preghiera rivolta alla “venerata concezione”. Molto probabilmente l'essere cresciuto in un ambiente favorevole a questa festa ha influito su Duns Scoto e sulla sua presa di posizione in ambito teologico».
Duns Scoto fu il protagonista della famosa disputa, che ebbe luogo o verso la fine del 1307, o sul principio del 1308, a Parigi, in cui difese la dottrina dell’Immacolata concezione contro i suoi avversari. «L'obiezione principale – spiega – non verteva sulla santità di Maria, ma sul fatto che si volesse “retrocedere” questa santità addirittura al momento del suo concepimento: dottrina inaccettabile, perché contrastava con le teorie legate al modo in cui si pensava che si trasmettesse il peccato originale - cioè attraverso la generazione fisica».
«Un altro ostacolo teologico risiedeva nel fatto che, in quanto preservata dal peccato fin dal concepimento, non avrebbe avuto bisogno della redenzione di Cristo, con la sua passione, morte e resurrezione. Insomma la Redenzione di Cristo avrebbe cessato di essere universale, perché esisteva una creatura già santa e immacolata».
Ecco l’apporto di Duns Scoto, che risponde a questa obiezione con grande finezza, traendone una verità teologica che scaturisce dalla stessa premessa che la confutava, ovvero la perfezione della mediazione salvifica di Cristo. «Essere preservata dal peccato – argomenta fr. Salvatore – è un dono più grande rispetto a quello di esserne recuperata, liberata, dopo la caduta nel peccato». Il teologo dice sostanzialmente che Maria è quella che massimamente ha beneficiato della salvezza operata da Gesù, che in questo modo mantiene il suo Primato universale. Il punto chiave è che questa salvezza ha avuto effetto in Maria prima che effettivamente Gesù l’abbia compiuta: Scoto parla quindi di una “giustificazione preventiva” che avviene prima, in previsione di quello che poi Gesù compirà effettivamente con la sua morte e resurrezione.
«C’è un aneddoto molto bello legato a questa disputa – racconta fr. Salvatore – in cui si narra che davanti alla statua della Vergine Duns Scoto le indirizzò questa preghiera: Dignare me, laudare te, Virgo sacrata: cioè rendimi degno di poterti lodare, Vergine santa. E la Vergine, ad attestare il gradimento, inclinò il capo. Un racconto che ci dice anche la profonda umiltà e la vera devozione di Duns Scoto. Scoto ha ridato piena dignità teologica all’idea del concepimento immacolato di Maria e ha rimesso questa tesi nel pieno dibattito teologico, così da poter proseguire il suo cammino fino a quando Pio IX la riprenderà come una tesi affermata per la proclamazione del dogma».
(SG)
Duns Scoto Immacolata Concezione Istituto teologico Monteripido Perugia Porziuncola Salvatore Cirami
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