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San Francesco del Monte - PERUGIA

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La chiesa


L’antico edificio quattrocentesco formato dall’abside tardogotica, da due navate irregolari, e dalla navata centrale a botte, è stato modificato con l’ampliamento realizzato tra il 1858 e il 1860. Ciò ha comportato il restringimento, sul lato destro, di un’ala del chiostro bernardiniano e la distruzione delle lunette affrescate con episodi della vita di san Francesco; di conseguenza, furono alterate le cappelle votive, sul lato sinistro.

Dell’epoca quattro-cinquecentesca rimangono oggi il coro, la sacrestia, la Cappella di san Francesco, il primo vano della Cappella dell’Immacolata e quella di San Pasquale, inaccessibile, dopo la costruzione del moderno presepe.

La navata destra: Sulla parete di destra, entrando, vi erano due modeste opere, ora alla Galleria Nazionale: san Bernardino, san Giacomo della Marca, san Giovanni da Capestrano e san Bonaventura da Bagnoregio, vescovo di Albano, ai piedi della Santissima Trinità (1682) e la Vestizione dell’abito francescano della regina Elisabetta di Ungheria ed Elisabetta regina del Portogallo, dipinto su tela del XVI-XVII secolo. Ambedue sono alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

La navata principale: dopo l’ampliamento ottocentesco, con volte a crociera gotiche e le vele triangolari dipinte di azzurro marino con stelle d’oro. Le pareti e i pilastri erano decorati a fasce alterne di colore rosa pallido e marrone scuro, di gusto senese. Il parato murario dell’abside era decorato con raffinati panneggi policromi. Gli intradossi dei finestroni rotondi della navata centrale, e i bordi del finestrone ogivale del coro e quelli della controfacciata, abbelliti da fasce con disegni geometrici gotici.

Purtroppo l’infelice e banale imbiancatura, fatta intorno agli anni ’70 del Novecento, ha rovinato il nobile equilibrio estetico tra volumi, archi e decorazioni. Nel centro dell’abside, si trova un grande leggio settecentesco a tre bande; lungo le pareti, il coro ligneo trasferito dall’Oratorio dei Disciplinati di san Domenico di Perugia nel 1878.

Nella cantoria: sopra la porta dell’ingresso principale, nella controfacciata della chiesa, è collocato un organo del tardo Cinquecento, costruito da Cesare Romani da Cortona (1544-1616) per la cattedrale di San Rufino di Assisi. Ceduto alla Basilica di Santa Chiara e restaurato, nel 1848, dal perugino Angelo Morettini (1799-1877), fu acquistato dai frati del Monte nel 1926.

Sulle pareti delle navate, vi sono alcune tele diversamente databili e non facilmente attribuibili; una Margherita da Cortona in estasi del XVII secolo, un San Carlo Borromeo in preghiera del XVII secolo, nella navata di destra; in quella di sinistra: un Ritratto di San Bonaventura da Bagnoregio e uno di Santa Lucia; anche di queste due ultime opere non si conosce l’autore, ma lo stile sembra riconducibile alla scuola romana nordica dei Nazareni, Friedrich Overbeck (1789-1869).

Sempre sul lato destro, risalta il trittico di Gerardo Dottori, La morte-transito di san Francesco davanti alla Porziuncola, capolavoro di profonda mistica emozione, eseguito nel 1923 e donato dall’artista stesso al Convento di Monteripido nel 1971. Prima del rifacimento architettonico e funzionale della chiesa nell’Ottocento, si trovavano numerose tombe di personalità perugine: di Ristoro Castaldi, giureconsulto morto nel 1564; del medico e letterato Luca Alberto Podiani; di Costantino Ansidei nella cappella di famiglia; di Francesco Boccanera, lettore all’università di Perugia e medico personale dei Frati del Monte, il quale, morto nel 1779, cooperò ad incrementare il patrimonio librario della Biblioteca.

Sulla facciata: protetta dalle falde sporgenti del tetto, sul timpano della facciata, vi era l’affresco de Lo Spagna raffigurante San Francesco che riceve le stimmate. Staccato dalla parete, durante i lavori del 1858-1860, fu trasportato su tela, e, dopo le requisizioni ottocentesche, venne portato alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

La navata sinistra: difficile configurare, fonti storiche alla mano, le cappelle all’interno della chiesa quattrocentesca, edificate tra il 1498 e il ’99. Si può solo ipotizzare con l’aiuto di antiche descrizioni che, sul lato sinistro di chi entra, ve ne fosse una dedicata a San Pasquale. Entrando in chiesa sulle pareti della navata a sinistra, si ergeva la Cappella di san Pasquale con l’altare, costruito, nel 1633, da Giacoma Montemelini. L’altare seguente, edificato nel 1600 da Ludovico Grotti, nella Cappella successiva, aveva un quadro attribuito a Simone Cimurri, pittore baroccesco, raffigurante san Diego con i beati Giovanni e Antonio da Stroncone, del secolo XVII, ora alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Sulla parte centrale del braccio sinistro, forse la Cappella di San Francesco, con la tavola di Berto di Giovanni. Poi, aprendo la parete di fondo fu costruito l’Oratorio della Vergine Immacolata”. La costruzione rompe l’allineamento laterale delle antiche cappelle quattrocentesche avanzando verso l’orto. Nel primo vano della Cappella, quello quattrocentesco, sugli altari laterali moderni sono poste due pale dell’artista perugino contemporaneo Diego Donati, raffiguranti San Bernardino da Siena e San Giovanni da Capestrano. Il vano cinquecentesco, è opera dell’architetto perugino Orazio Alessi del 1588.

Sulla parete di fondo: la statua ottocentesca dell’Immacolata. Prima della soppressione, vi era collocato un quadro della seconda metà del secolo XVI, di pittore perugino, un manierista di area aretina, raffigurante la gloria di Maria Immacolata, circondata da angeli; in alto la figura del Padre eterno, in basso, adoranti, san Francesco, san Ludovico da Tolosa, san Bonaventura da Bagnoregio e sant’Antonio di Padova. Ora si trova nei depositi della Galleria Nazionale dell’Umbria. Al centro, un bel ciborio eucaristico adorno di diverse qualità di marmi; le pareti, con doppia trabeazione, delimitate da lesene con spirale di gusto ionico; il pavimento con modanature attiche; sul soffitto a crociera medaglioni raffiguranti quattro episodi della vita della Vergine, con ricchezza di fregi, stucchi e grottesche monocromi; nei lunettoni, quattro pitture a tempera con allegorie che esaltano Maria Immacolata. Li eseguì, alla fine dell’Ottocento, il pittore Vincenzo Gualaccini su commissione di mons. Antonio Briganti, il cui stemma è pitturato sul basamento della volta che poggia sull’arco trionfale. Sulle pareti laterali, dentro spesse corniciature in cotto intonacato, due grandi pitture di Elpidio Petrignani da Amelia: Allegoria di Duns Scoto, alfiere teologo del dogma dell’Immacolata Concezione e la scena della Proclamazione del Dogma stesso da parte di Pio IX nel 1864. Il pittore, nei primi anni del Novecento, eseguì anche le altre due, Francesco che riceve le stimmate a La Verna e L’adorazione dei magi, nella contigua cappella quattrocentesca, che prima era del Santissimo Sacramento con altre opere: un tabernacolo di marmo bianco e giallo con colonnette e pilastrini e fregio di bardiglio.

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