Continua l’itinerario quaresimale, sulle orme di san Pietro apostolo, che i frati minori della Porziuncola stanno offrendo ai pellegrini durante la celebrazione dei Vespri che si tengono nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli. Purtroppo non è disponibile la registrazione della prima catechesi tenuta, lo scorso mercoledì 21 febbraio, da p. Marco Vianelli. Ieri sera, 28 febbraio, p. Mirko Mazzocato introducendo la seconda catechesi ricordava la scelta – già spiegata da p. Marco – di non parlare di tante conversioni ma di una conversione che ha più chiamate, quella di Pietro.
L’esperienza che Pietro fa con Gesù è cominciata sul “mare” di Galilea: attratto dal Rabbi, conquistato dalla Sua Parola, lascia tutto (la barca, le reti piene, il padre, …) e inizia a seguirlo. A muovere quei primi passi la certa speranza di trovare, in quel Maestro riconosciuto come l’atteso Messia, una vera pienezza di vita che si esprime con le categorie che Pietro già conosceva: “ti farò pescatore di uomini”.
Pietro è profondamente autentico, anche se durante la sequela dovrà rendersi conto di non aver lasciato ancora tutto. Quello è un buon momento per lasciarsi sorprendere da Dio che è novità, non si ferma davanti alle nostre parzialità o fallimenti ma è capace di ricominciare sempre ed invita Pietro, e noi, a fare lo stesso. Il discepolato fa conoscere questo aspetto di Dio che fa nuove tutte le cose, ricominciando dalla sequela.
Gesù annuncia la sofferenza, la propria, ad un discepolo che ha almeno intuito quanto la propria vita sia profondamente legata a quella del Maestro. Pietro, scelto da Gesù, ha preso parte alle esperienze più importanti riservate al gruppo dei discepoli, tra cui quella del dolore e dell’annuncio di morte. Ma Pietro, come noi, non riesce a comprendere subito le “cose di Dio” e perciò rimprovera Cristo … esprime come sa e come può il suo amore per Colui al quale ormai si sente legato. L’amore, per come è da noi concepito, non prevede il dolore, difende dal male: infatti “se Dio mi ama mi deve difendere dal male”, pensiamo tutti. È scandaloso mettere assieme l’esperienza dell’amore e quella del dolore: che amore è quello che non protegge?
Questa è l’idea che Pietro e noi abbiamo dell’amore, che preservi dalla sofferenza, quale altro amore può pensare l’uomo? Ma Gesù gli dice con fermezza che non pensa secondo Dio, anche se sta pensando alto quanto la sua umanità gli permette. Cristo presenta a Pietro e a noi un altro amore, che passa per la sofferenza.
Sulla croce c’è ogni uomo che soffre, la storia è piena di crocifissioni, di sofferenze ingiuste o che non capiamo, ma se Dio scende allora scendo anch’io … ma questo Dio non scende, ed è lì il paradosso, quello che non capiamo. Ecco la conversione di Pietro, la nuova chiamata: rinunciare a capire Dio perché il pensiero umano per quanto raffinato si ferma davanti alla sofferenza, al dolore e alla morte. Anche noi siamo tentati di seguire Gesù Cristo finché lo capiamo, ma Gesù oggi ci ripete le parole rivolte a Pietro: “mettiti dietro a me, sulle mie orme”. Quando anche la nostra fede si scontrerà con quell’incomprensibile paradosso, il Signore propone in risposta una relazione, non di capirlo ma di amarlo e di seguirlo ancora, nell’abbandono pieno e fiducioso a Lui.
Cristo inizia ad annunciare a Pietro anche la Pasqua, la quale ugualmente non può essere capita ma chiede di essere vissuta. Il cuore ha ragioni che la mente non capisce: scopriremo che in fondo ciò che ci mantiene alla sequela non è la comprensione o la “dea ragione”, ma l’amore, il legame, la fiducia, la riconoscenza e la grazia … scopriremo che la fede è un legame che è dono di Dio capace di resistere anche alla prova spesso deludente con la nostra pochezza perché salvati da Dio nella morte! Quel pescatore di uomini che Pietro diventerà dovrà passare attraverso l’esperienza che il primo uomo salvato, perché amato, è lui stesso!
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