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Omelia che padre Cristoforo Cecci pronunciò nel 1973 14 Ago 2019

In Maria assunta riscopriamo le dimensioni tutte della vita

In occasione della solennità di Maria Assunta in cielo, tre anni prima della sua morte prematura, il francescano padre Cristoforo Cecci pronunciò nel 1973 una omelia in cui traspare non solo la sua preparazione acquisita negli studi presso l’Università Cattolica di Milano, ma soprattutto la maturità di fede che coinvolge tutte le sue dimensioni della vita. In ciò si intravvede la sua opera pastorale sia con le ACLI ma soprattutto quale assistente dell’Istituto delle Missionarie della Regalità fondato esattamente cento anni fa, ossia nel 1919, dalla venerabile Armida Barelli e da padre Agostino Gemelli presso il Convento di San Damiano in Assisi.

Può apparire strano, ma questa festa dell’Assunta ha tanto di tono e di letizia pasquale. Tanto che verrebbe di dire che l’Assunzione è la Pasqua di Maria: la Pasqua della Madre dopo quella del Figlio. Questo infatti sembra dirci Paolo nel brano della lettera prima ai Corinti che abbiamo letto: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che riposano. Prima Cristo, la primizia, poi quelli di Cristo». La sua Assunzione è per questo, una aggiunta di garanzia e di conferma che Cristo è risorto e che quelli che sono con Cristo, risorgeranno con lui.

In fondo essa dice che ogni partenza da questa terra è il realizzarsi in ogni uomo della vittoria pasquale. L’assunzione è insomma una festa della vita. «Maria è assunta in cielo, godono gli angeli». Si, gli Angeli godono, ma noi abbiamo ben più ragione degli angeli per godere: proprio perché nella Vergine noi riscopriamo le dimensioni tutte della vita.

Maria è l’indicazione persuasiva di ciò che saremo: Lei è la creatura nuova, in Lei comincia quella generazione che viene da Dio e vive nella carne nuova, nata sul corpo risorto di Cristo.

Per chi come noi sente la vita lacerata da dualismi che sembrano insanabili e tutti radicati in quello di corpo-anima, materia-spirito, l’assunzione di Maria appare come la festa della vita che si rifà una e piena di armonia. Per chi come noi è tanto facilmente portato ad indulgere alle voglie di una carne che si fa oggetto di ostentazione e ragione di amarezza, la gloria del corpo di Maria è richiamo pressante a vivere la dignità del nostro corpo, sacramento di vita e tempio dello Spirito del Signore.

Anche l’Assunzione di Maria come l’Incarnazione, come la Resurrezione di Cristo, come l’Eucarestia ci persuade che questa nostra carne inferma di tutte le infermità è ricca di tutte le più divine promesse e certezze e merita da noi una stima, un rispetto, una riverenza come la carne ed il sangue di Gesù, nostro fratello, e di Maria nostra Madre.

Maria ci appare così, oggi, nella luce di questa gloriosa assunzione come “la perla del cosmo” e come quel tipo di persona che ognuno di noi vorrebbe essere. Essa è una specie di ideale segreto; una realizzazione totale e coerente della vita nell’amore. Un ideale di vita in cui tutto è assunto e unificato: corpo e anima, verginità e maternità, femminilità e fortezza, natura e grazia … cielo e terra.

Un ideale che contemplato riempie la nostra vita di nostalgia, perché risveglia in noi il desiderio sopito ma reale di un qualcosa d’altro che non sia la solita prospettiva terrena e carnale. Un ideale anche per oggi: per chi vuole vivere e cantare la vita.

Tratto da: Padre Cristoforo Cecci - assistente di Zona ISM (Istituto secolare Missionarie della Regalità). In memoria.



Assunzione di Maria Omelia Pasqua Vergine Maria

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