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Riflessione per iniziare bene questo tempo nuovo della nostra vita 02 Dic 2019

L’Avvento interpella la libertà della coscienza

Avvento, tempo di ascolto della presenza discreta ma efficace del Signore! Nell’anno che va verso il compimento il documento finale del sinodo sui giovani ha evidenziato l’importanza dell’ascolto in riferimento alla “coscienza in discernimento” e quindi:

La coscienza in discernimento

Dio parla al cuore

Il discernimento richiama l’attenzione a quanto avviene nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Nei testi biblici si impiega il termine “cuore” per indicare il punto centrale dell’interiorità della persona, dove l’ascolto della Parola che Dio costantemente le rivolge diviene criterio di valutazione della vita e delle scelte (cfr. Sal 139). La Bibbia considera la dimensione personale, ma allo stesso tempo sottolinea quella comunitaria. Anche il “cuore nuovo” promesso dai profeti non è un dono individuale, ma riguarda tutto Israele, nella cui tradizione e storia salvifica il credente è inserito (cfr. Ez 36,26-27). I Vangeli proseguono sulla stessa linea: Gesù insiste sull’importanza dell’interiorità e pone nel cuore il centro della vita morale (cfr. Mt 15,18-20).

L’idea cristiana di coscienza

L’apostolo Paolo arricchisce quanto la tradizione biblica ha elaborato a proposito del cuore mettendolo in relazione con il termine “coscienza”, che assume dalla cultura del suo tempo. È nella coscienza che si coglie il frutto dell’incontro e della comunione con il Cristo: una trasformazione salvifica e l’accoglienza di una nuova libertà. La tradizione cristiana insiste sulla coscienza come luogo privilegiato di un’intimità speciale con Dio e di incontro con Lui, in cui la Sua voce si fa presente: «La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (Gaudium et spes, n. 16). Questa coscienza non coincide con il sentire immediato e superficiale, né con una “consapevolezza di sé”: attesta una presenza trascendente, che ciascuno ritrova nella propria interiorità, ma di cui non dispone.

La formazione della coscienza

Formare la coscienza è il cammino di tutta la vita in cui si impara a nutrire gli stessi sentimenti di Gesù Cristo assumendo i criteri delle sue scelte e le intenzioni del suo agire (cfr. Fil 2,5). Per raggiungere la dimensione più profonda della coscienza, secondo la visione cristiana, è importante una cura per l’interiorità che comprende anzitutto tempi di silenzio, di contemplazione orante e di ascolto della Parola, il sostegno della pratica sacramentale e dell’insegnamento della Chiesa. Inoltre, occorre una pratica abituale del bene, verificata nell’esame della coscienza: un esercizio in cui non si tratta solo di identificare i peccati, ma anche di riconoscere l’opera di Dio nella propria esperienza quotidiana, nelle vicende della storia e delle culture in cui si è inseriti, nella testimonianza di tanti altri uomini e donne che ci hanno preceduto o ci accompagnano con la loro saggezza. Tutto ciò aiuta a crescere nella virtù della prudenza, articolando l’orientamento globale dell’esistenza con le scelte concrete, nella serena consapevolezza dei propri doni e dei propri limiti. Il giovane Salomone ha chiesto questo dono più di ogni altra cosa (cfr. 1Re 3,9). La coscienza ecclesiale La coscienza di ogni credente nella sua dimensione più personale è sempre in relazione con la coscienza ecclesiale. È solo attraverso la mediazione della Chiesa e della sua tradizione di fede che possiamo accedere all’autentico volto di Dio che si rivela in Gesù Cristo. Il discernimento spirituale si presenta quindi come il sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidersi responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica, all’interno e alla luce della relazione personale con il Signore Gesù.

La prefazione di monsignor Gualtiero Sigismondi - padre sinodale - al libro di Massimo Travascio Diaconia della coscienza (Città del Vaticano 2018) è uno strumento per approfondire tale aspetto capitale della vocazione.  



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