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L’estasi di S. Angela da Foligno alla Porziuncola 04 Gen 2018

La donna che vide

«Quando per l’Indulgenza volevo entrare nella chiesa della gloriosa vergine della Porziuncola, e tenevo per mano una donna che mi voleva aiutare ad entrare, nel momento in cui posi il piede sulla soglia della porta, subitamente la mia anima fu rapita, il corpo rimase nella stessa posizione e non si muoveva, e lasciai quella donna che mi camminava davanti, aiutandomi. E vidi una chiesa di meravigliosa grandezza e bellezza, improvvisamente ingrandita per opera divina, e in essa non compariva nulla di materiale, ma tutto era assolutamente ineffabile. Io ero tutta stupita per la repentinità con cui, nel momento in cui ponevo il mio piede sulla soglia della chiesa, questa era diventata ai miei occhi tanto grande e bella; sapevo infatti che la chiesa di Santa Maria della Porziuncola era molto piccola» (Istruzione XXVI).

Con queste parole, S. Angela da Foligno racconta una sua esperienza mistica, vissuta la mattina del 2 agosto 1300, durante l’annuale Festa del Perdono. Non era il primo pellegrinaggio assisano della grande Santa folignate, canonizzata da papa Francesco il 9 ottobre 2013.

“Io non ti ho amata per scherzo”

Angela nacque a Foligno nel 1248 da una famiglia benestante. Rimasta orfana di padre, visse una giovinezza mondana e peccaminosa. Intorno al 1270 sposò un agiato signorotto folignate, da cui ebbe vari figli. La sua conversione avvenne intorno al 1285.

Toccata dalla grazia, in seguito ad un’apparizione di san Francesco d’Assisi, fece una confessione generale al francescano Arnaldo da Foligno, dalla quale rinacque ad una vita intensamente cristiana. Nel 1288, in seguito alla morte improvvisa della madre, del marito e dei figli, vendette tutti i suoi beni e ne distribuì il ricavato ai poveri, vivendo poi di elemosina e dedicandosi alla cura degli ammalati, e in particolare dei lebbrosi nell’ospedale della sua città, sull’esempio del Poverello.

Nel 1291 entrò nel Terz’Ordine francescano, affidandosi alla direzione spirituale di fra’ Arnaldo. Arricchita di grazie straordinarie, nel 1292 iniziò col medesimo fra’ Arnaldo, presso la chiesa folignate di San Francesco, il dialogo-rivelazione delle sue esperienze mistiche, raccolto nel Liber, chiamato anche Libro della beata Angela o Memoria- le, steso sotto sua dettatura e messo in latino piano e limpido da Arnaldo. In quest’opera viene raccolta l’esperienza spirituale di Angela, a partire dal momento della sua conversione fino al 1296, quando il documento fu approvato da otto teologi dell’ordine francescano.

Dopo la stesura del Liber, Angela sviluppò una speciale maternità spirituale, che la renderà particolarmente nota nel mondo francescano. Raccolse infatti intorno a sé numerosi discepoli — tra i quali Ubertino da Casale — provenienti da varie parti d’Italia e anche dall’estero, pronti ad accoglierne gli insegnamenti e i consigli.

Merita particolare attenzione la sua opera moderatrice atta a di- stogliere i «frati del libero spirito» e i «fraticelli» dall’intransigenza operativa e dagli estremismi spirituali.

Angela si spense a Foligno il 4 gennaio 1309; i suoi resti sono venerati nella chiesa conventuale di San Francesco della medesima città.

Così, nel 2013, ne sintetizzava il messaggio il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi: «Angela è un esempio di totale conversione a Cristo e, come Francesco d’Assisi, una testimone privilegiata del primato di Dio sugli idoli umani. Per lei Cristo è il maestro, il libro e la scuola per ritornare “santi e immacolati” al Padre dal cui soffio creatore siamo usciti. Ella apprende da Gesù che la via paupertatis in cognitione crucis è l’espressione più alta della via caritatis.

Con sensibilità tutta femminile, racconta la sua profonda comunione con Dio Trinità mediante l’amore e la devozione a Gesù, Figlio di Dio incarnato, povero, crocifisso, eucaristico. La sintesi della sua parabola mistica si ha nell’esperienza del mercoledì della settimana santa del 1301, quando, meditando sulla morte del Figlio di Dio incarnato, sentì nella sua anima l’eco di queste parole divine: “Io non ti ho amata per scherzo”».

«…una chiesa di meravigliosa grandezza e bellezza…»

Torniamo quindi all’estasi avvenuta alla Porziuncola il 2 agosto 1300: essa si collocò nel contesto di un’intensa esperienza mistica donata alla Santa nel corso di quel pellegrinaggio. Il giorno precedente, il 1° agosto, al termine della tradizionale processione pomeridiana che muoveva dalla Basilica di San Francesco alla Porziuncola, Angela aveva avuto in spirito due visioni. Nella prima aveva contemplato Dio Trino e Uno abitare nel cuore dei suoi figli spirituali, e Cristo crocefisso abbracciarli e avvicinarli al suo costato.

Nella seconda, approssimandosi alla basilica di S. Maria degli Angeli, vide Maria che «chinandosi verso questi suoi figli e figlie [i figli spirituali di Angela, n.d.r.], in modo del tutto nuovo e gentile fece scendere su di loro le sue dolci benedizioni. E baciava tutti sul petto, alcuni più altri meno, e altri ancora stringeva tra le sue braccia con tale amore che, apparendo tutta luminosa, sembrava attrarli in una luce quasi infinita dentro il suo petto. Le pareva che la Vergine non avesse braccia umane: vedeva una luce misteriosa e dolcissima nella quale la Vergine li assorbiva tutti racchiudendoli nel suo petto con infinito e materno amore».

Se è più evidente il significato di queste due visioni del 1° agosto, riguardanti i suoi figli spirituali, risulta meno immediatamente perspicua la visione del 2 agosto, in cui la piccola Porziuncola le appare «improvvisamente ingrandita per opera divina».

Anche se qualche studioso ipotizza che il passo possa trovare una spiegazione nella lieta sorpresa che la pellegrina ebbe di fronte al nuovo aspetto assunto dalla Porziuncola intorno al 1300 (nuovo tetto, decorazione, ecc.), altri propendono per l’interpretazione che oggi appare più ovvia: la Santa ebbe una prefigurazione dell’attuale basilica di S. Maria degli Angeli, voluta dal papa s. Pio V, progettata dall’architetto Galeazzo Alessi e costruita tra il 1569 e il 1679. Così ha interpretato la visione anche fra’ Ippolito Lemmi da Coceto (1681-1731), in una delle 16 scene del ciclo dedicato alla vita della Santa da lui dipinto nel 1718 nelle lunette del corridoio del convento di San Bartolomeo, a Foligno.

«…e in essa non compariva nulla di materiale, ma tutto era assolutamente ineffabile»

Nell’estasi Angela vede la Porziuncola non solo «improvvisamente ingrandita per opera divina», ma anche «di meravigliosa grandezza e bellezza, […] e in essa non compariva nulla di materiale, ma tutto era assolutamente ineffabile»: la grandezza e bellezza di questa chiesa appaiono dunque immateriali ed ineffabili. Forse la visione allude alla Basilica come luogo di grazia, come luogo in cui Dio continua ad elargire i suoi doni immateriali ed ineffabili agli innumerevoli pellegrini che lo visitano con devozione da ogni parte del mondo; come luogo, per eccellenza, del Perdono, dell’esperienza viva della misericordia di Dio, celebrata con solennità proprio il 2 agosto.

Ma si può certo intravedere un ulteriore significato: il piccolo edificio di pietra, divinamente ingrandito, rimanda alla Chiesa, vero edificio spirituale, fondato sulla pietra angolare che è Cristo, di cui i cristiani sono pietre vive; la Chiesa, che, dopo i suoi umilissimi inizi, duemila anni or sono, in una periferia dell’Impero Romano, si espande oggi nel mondo, e la cui sovrannaturale bellezza è la santità di cui il suo stesso Sposo e Signore perennemente la ricolma.

In SANTI ALLA PORZIUNCOLA, a cura di Andrea Dovio
dal n. 1/2017 della Rivista Porziuncola



Andrea Dovio Angela da Foligno Perdono Porziuncola Rivista Porziuncola Visione

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