Non tutti coloro che visitano la Città Serafica sanno che anche la Cattedrale di San Rufino ed alcuni oggetti in essa custoditi sono strettamente legati alla vita di san Francesco. Con questo contributo vogliamo iniziare un viaggio che ci condurrà a scoprire insieme il duomo assisano sotto una luce ancora poco nota, ma densa di risonanze francescane e di spiritualità... perché San Rufino, quando si approfondisce la sua storia, è proprio uno di quei luoghi speciali di Assisi che possiedono la grazia di farci toccare con mano “come un uomo di nome Francesco, in maniera nuova e originale, abbia incarnato e vissuto l’assoluto del Vangelo”! “Il servo e amico dell’Altissimo, Francesco, ebbe questo nome della divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione. La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d’ira era divenuto figlio della grazia.” (Tommaso da Celano, Vita Seconda)
La prima tappa di questo percorso nella Cattedrale di San Rufino “sulle orme di san Francesco vivente” ci porta all’interno dell’edificio sacro, nei pressi del portale destro, dove è custodito il fonte a cui il Padre serafico e la sua pianticella, Chiara, ricevettero il sacramento del Battesimo. Qui, secondo la tradizione, sarebbe stato battezzato anche l’imperatore Federico II di Svevia e successivamente, nel XIX secolo, ricevette sicuramente il sacramento san Gabriele dell’Addolorata, originario di Assisi. Probabilmente la posizione odierna del fonte non è quella in cui esso si trovava nell’ultimo quarto del XIII secolo: per avanzare un’ipotesi su quale fosse la sua collocazione all’epoca della nascita di Francesco è utile, quindi, ripercorrere a grandi linee la storia dell’edificio sacro dedicato al primo vescovo di Assisi.
L’attuale Cattedrale, eretta su progetto di Giovanni da Gubbio tra la metà del XII e la metà del XIII secolo, occupa l’area in cui in epoca pre-romana sorgeva il più antico santuario pagano della città, dedicato alla divinità umbro-picena Cupra/Arenta (IV sec. a.C). Fu proprio dinnanzi alle rovine dell’ormai di strutto santuario pagano che in epoca longobarda furono trasferite le spoglie del santo patrono di Assisi, Rufino, dal luogo del martirio (Costano) in una piccola chiesa (parva basilica), eretta in quest’area. All’episcopato di Ugo (1028- 1052) si deve invece l’iniziativa della costruzione della magnam ecclesiam che nell’XI secolo sostituì la parva basilica nello spazio dell’attuale piazza San Rufino. Nel 1134 il Capitolo dei Canonici, acquisito il terreno retrostante l’edificio ugoniano, decise di erigere una nuova e più grande cattedrale per Assisi. I lavori iniziarono nel 1140 e nel 1212 le ossa di San Rufino vennero traslate dalla cripta alla nuova chiesa, che fu però definitivamente consacrata solo nel 1253.
All’epoca della nascita di Francesco e Chiara la nuova Cattedrale di San Rufino era quindi ancora in costruzione e mentre – a rilento – la fabbrica procedeva, veniva ancora utilizzata – almeno in parte – la chiesa ugoniana: è verosimile, quindi, che in essa il fonte battesimale, costituito da una semplice colonna di pietra scavata, fosse situato in prossimità dell’ingresso, ovvero nell’area successivamente occupata dal sagrato dell’edificio di Giovanni da Gubbio. Alcuni ipotizzano invece per il manufatto una provenienza da Santa Maria Maggiore.
Sicuramente nel XVI secolo il fonte appariva provvisto di un conopeo in legno di forma piramidale, decorato nel 1556 da un “Maestro Raffaello” che per alcuni critici sarebbe identificabile con Raffaello Coda, mentre per altri con il ben più noto Raffaellino del Colle. I due sportelli del tabernacolo, con raffigurato il Battesimo di Cristo, sono oggi custoditi all’interno del Museo Diocesano. Ricollocato dopo le modifiche della cattedrale progettate da Galeazzo Alessi (1571), il fonte fu rinnovato nel 1660 con una copertura di legno intagliato e dorato opera del falegname M. Serafino Quintavilla. Allo stesso anno risaliva anche l’affresco con il Battesimo di Cristo di Girolamo Marinelli nella nicchia ricavata alle spalle del fonte.
L’aspetto attuale si deve invece ai lavori voluti dal Capitolo della Cattedrale nel 1881, in occasione del settimo centenario francescano: la mostra monumentale in terracotta, realizzata nel 1882, si deve agli stuccatori perugini Francesco Biscarini e Raffaele Angeletti, mentre il coevo affresco con il Battesimo di San Francesco, commissionato dal Cardinale Ludovico Jacobini, è opera del pittore nazzareno Franz von Rohden, allievo di Overbeck.
Al fonte sono legate due tradizioni: una, riportata anche da Monsignor Landi nel 1844, vuole che “chiunque venga battezzato in questo fonte mai possa contrarre la lebbra”; l’altra, legata ad un misterioso pellegrino che tenne Francesco a battesimo, viene narrata già in testi del XVII secolo come l’ Historia Serafica della vita e dei miracoli del Serafico Padre S. Francesco (1645):
“Fu già costume in Umbria (come in altri paesi ancora) differire il Battesimo (massime de’ Primogeniti, di personaggi illustri) fin all’ottavo giorno. Per lo che il signor Pietro, tanto per il detto uso, e costume, come per esser, quando la Signora sua consorte partorì, assente, e fuor d’Assisi, non volle si battezasse prima. Essendo dunque con ricca e splendida solennità portato il fanciullino alla Chiesa Cattedrale di S. Ruffino per esser battezato, trà via si trovò un Pellegrino, il qual vedendo entrar la comitiva, che l’accompagnavano, s’offerì di voler esser egli il Compadre, e tener a battesimo quel figliuolino, il che gli fu concesso, e terminata la sacramental funzione, subito, il Pellegrino sparve, lasciando impressa la forma, e figura de’ ginocchi nel marmo, ove stette genuflesso,& il marmo suddetto anco al presente si vede guarnito con una grata di ferro. Conservasi quell’istesso fonte dove il nostro santo Padre, e la santa Madre Chiara furono battezati, nella stessa Cattedrale d’Assisi, con questa iscrittione: Questo è il fonte dove fu battezato il serafico padre San Francesco. Fù dunque un Angelo il Padrino del Serafico santo Padre; e si può creder piamente, che fosse il suo Custode, e quell’istesso, che fece portar la madre alla stalla, e quel medesimo, che gl’impresse il Thau, nella spalla: di che sia sempre lodato, e glorificato quel Dio, che tant’honora i suoi più fidi servi. Il nome con cui fù chiamato nel Battesimo dalla Madre, fù Giovanni, e Francesco dal Padre; si che Giovan Francesco venne à dirsi”.
Il fonte battesimale che vide rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo San Francesco e Santa Chiara, non solo è utilizzato ancora oggi, ma migliaia di pellegrini ogni anno, con fede, vogliono rinnovare dinnanzi ad esso le proprie promesse battesimali.
In PARLANO I COLORI, a cura di Silvia Rosati
dal n. 3/2018 della Rivista Porziuncola
Battesimo Rivista Porziuncola San Rufino Silvia Rosati
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