Comincia presto la mattinata di Francesco sulle orme di Padre Pio. Il suo elicottero atterra puntuale alle 7,50 del mattino a Piana Romana, contrada rurale di Pietrelcina, dove lo attendevano cittadini, pellegrini e malati, alcuni dalla sera precedente, trascorrendo la notte in preghiera. Attendevano il primo Pontefice che posava i suoi piedi sulla terra in cui è nato, ha maturato la sua vocazione e ha vissuto l’inizio del suo ministero il primo sacerdote stimmatizzato della storia della Chiesa.
E proprio alla Chiesa, che ha fatto soffrire il Cappuccino con il rigore dei suoi provvedimenti provvidenziali, è andato il pensiero del Santo Padre nel suo discorso pubblico. Padre Pio, ha ricordato Papa Bergoglio, non ha mai smesso di credere alla «maternità della Chiesa, della quale fu sempre figlio devoto. Amava la Chiesa, amava la Chiesa con tutti i suoi problemi, con tutti i suoi guai, con tutti i nostri peccati. Perché tutti noi siamo peccatori, ci vergogniamo, ma lo Spirito di Dio ci ha convocato in questa Chiesa che è santa. E lui amava la Chiesa santa e i figli peccatori, tutti».
Prima del suo intervento Francesco si è recato all’interno della piccola cappella che custodisce il tronco di un olmo sotto il quale il presbitero cappuccino ricevette per la prima volta le stimmate, mentre pregava nel podere di proprietà dei genitori. Di questo evento non si conosce la data certa, ma una lettera del protagonista del fenomeno mistico attesta che è avvenuto a breve distanza dall’ordinazione sacerdotale (conferitagli il 10 agosto 1910), nella quale egli auspicò di divenire, come Gesù e per Gesù, «sacerdote santo» e «vittima perfetta». Successivamente Padre Pio, turbato da quei segni visibili, chiese al Signore di toglierli lasciandogli solo il dolore e fu accontentato. Le stimmate, però, tornarono visibili a San Giovanni Rotondo il 20 settembre 1918 (cento anni fa) e rimasero aperte e sanguinanti per tutti i successivi anni della sua esistenza. Scomparvero completamente nel momento della morte.
Prima di ripartire da Pietrelcina il Pontefice ha venerato, per pochi istanti, la statua della protettrice della città, la Madonna della Libera, collocata sul palco dal quale ha tenuto il suo discorso ai presenti.
Il pastore dell’Arcidiocesi di Benevento, mons. Felice Accrocca, nel salutare il «Vescovo della Chiesa di Roma», ha evidenziato le criticità che vive la porzione del popolo di Dio affidata alla sua guida pastorale, in particolare «i nostri giovani, costretti a cercare lavoro altrove». E il Papa, raccogliendo questa preoccupazione, ha risposto invitando ad aver fede proprio nella Vergine Maria: «La migrazione interna dei giovani, un problema. Pregate la Madonna perché vi dia la grazia che i giovani trovino lavoro qui, fra voi, vicino alla famiglia, e non siano costretti ad andarsene a cercare da un’altra parte».
Giunto a San Giovanni Rotondo, il Santo Padre si è subito recato nel reparto di oncoematologia pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza, collocato al terzo piano del poliambulatorio, a poche decine di metri dallo storico complesso ospedaliero. Qui c’è stato il commovente incontro con i 21 bambini e ragazzi ricoverati e con i rispettivi genitori.
Subito dopo il Pontefice è stato accolto sulla soglia del santuario di Santa Maria delle Grazie dal ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, fr. Mauro Jöhri, dal provinciale della Provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio, fr. Maurizio Placentino, dal guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo, fr. Carlo Laborde, e dal rettore delle tre chiese conventuali, fr. Francesco Dileo. All’interno, dopo aver salutato, uno per uno, tutti i frati della comunità, ha sostato in preghiera dinanzi al corpo di san Pio da Pietrelcina, poggiando una stola rossa sull’urna che lo custodisce. È stato il suo dono, lasciato a perpetua memoria di questa visita. Inoltre ha venerato e baciato il Crocifisso ligneo, posto accanto al corpo del Santo, dinanzi al quale il Frate ricevette per la seconda volta il dono delle stimmate.
La storica mattinata si è conclusa con la solenne Eucaristia, presieduta dal Papa argentino e concelebrata da 300 sacerdoti, tra cui 32 vescovi e 20 ministri provinciali di Ordini e Congregazioni religiose, sull’ampio sagrato della chiesa intitolata a san Pio da Pietrelcina e progettata da Renzo Piano. Durante l’omelia il Pontefice ha richiamato per la seconda volta (dopo averlo fatto già a Pietrelcina) il valore della preghiera, spiegando: «A volte, poi, si mette da parte la preghiera perché presi da un attivismo che diventa inconcludente quando si dimentica «la parte migliore», quando si scorda che senza di Lui non possiamo fare nulla». Altre volte «le nostre preghiere si riducono a saltuarie chiamate di emergenza oppure le intendiamo come dei tranquillanti da assumere a dosi regolari, per avere un po’ di sollievo dallo stress». Invece, ha spiegato Papa Bergoglio, «la preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è un’indispensabile opera di misericordia spirituale».
Questo evento, come ha evidenziato l’arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro, nel suo saluto, inaugura «una nuova stagione ecclesiale, una nuova primavera dello Spirito», perché «ha riaperto le finestre del nostro cuore per far entrare aria nuova, ha riaperto soprattutto alcune pagine del Vangelo, per farci risentire la freschezza della tenerezza di Dio e la carezza della sua misericordia».
Stefano Campanella, direttore responsabile di Tele Radio Padre Pio e Padre Pio Tv
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