Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti (Mt 24,12): è un versetto del Vangelo di Matteo a dare il titolo al messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2018. Per comprenderlo nella sua giusta portata occorre tener presente quello che precede: «Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti» (v.11).
È interessante notare come queste frasi vengano pronunciate da Gesù dopo che i discepoli l’hanno invitato ad ammirare l’imponenza delle mura del tempio; e Gesù risponde inducendoli a riflettere sulla fragilità delle opere prodotte dagli uomini, che dalla stessa insania degli uomini possono venire distrutte.
Siamo nel discorso escatologico: la rovina di Gerusalemme appare indistinguibile dalla fine dei tempi. La fine di un mondo ben conosciuto e la fine del mondo sono la stessa cosa. Confusione e angoscia saranno aggravate dal sorgere dei falsi profeti che strumentalizzeranno la stessa attesa messianica per ingannare le coscienze.
Questo non è forse quanto già avviene nella storia oggi, in modo ancora più subdolo e pervasivo? Non sorgono di continuo persone che si spacciano per “profeti” e legittimano ogni tipo di violenza - politica, economica, religiosa - e in cambio di violenza promettono salvezza?
Qui Gesù inserisce il riferimento al “gelo dell’amore”. In un contesto di corruzione dilagante, l’amore non solo si raffredda ma scompare, non essendoci più il terreno fecondo che gli consente di attecchire, vivere ed esprimersi. La violenza intorno a noi, che giunge fino al disprezzo della vita, è particolarmente spietata verso chi è più debole e ha più bisogno - i bambini, le donne, i poveri -, e soprattutto nelle nostre società cosiddette “progredite” e del ben-essere. Il gelo dell’amore è la fine dell’humanum.
Il papa stigmatizza come “ciarlatani” e “incantatori di serpenti” i falsi profeti che stanno prosciugando l’amore illudendo le persone più deboli e strumentalizzando il loro bisogno di felicità.
Gli incantatori di serpenti sono quelli che promettono felicità a buon mercato, lucrano sulle passioni ed emozioni e sulle frustrazioni, rendendo gli esseri umani schiavi di piaceri effimeri, creando sempre nuove “dipendenze”.
I ciarlatani, falsi profeti in senso proprio, sono quelli che, come dice papa Francesco, «offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze», soluzioni che in realtà si rivelano non solo inefficaci ma vere schiavitù spacciate e vendute come liberazione.
Così la droga, le relazioni “usa e getta”, i guadagni facili e spesso disonesti; così l’attrattiva di «una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso».
Ciarlatani e falsi profeti oggi non sono pochi truffatori isolati, ma insiemi ramificati di persone, con uffici lussuosi e telematici, con pubblicità massmediale asservita ai loro interessi; gruppi di potere economico e politico i cui modi talvolta gentili e persuasivi rivestono in realtà la più arrogante presunzione. Mentre dicono di offrire benessere, in realtà «tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare».
La Quaresima è il tempo opportuno per ricentrare il cammino dell’uomo sull’amore di Dio e del prossimo, indissolubile dalla stessa incarnazione del Figlio di Dio. Non è un relitto del passato, come ritengono alcuni sedicenti illuministi che, chiudendosi al Mistero, finiscono col credere un po’ a tutto; ma è un tempo per riscoprire e vivere il senso cristiano della vita e delle relazioni, nella consapevolezza che il senso cristiano corrisponde al profondo desiderio che abita il cuore di ciascuno.
La Quaresima, come tempo che prepara a vivere la Pasqua, riapre il tempo alla grazia della sua destinazione.
Tempo di grazia e di conversione per riconoscere con gioia che Dio ha creato l’uomo per la vita, per la risurrezione e la vita eterna, e solo questa verità dona la dimensione autenticamente umana e definitiva alla storia degli uomini e del creato. Un tempo, quello quaresimale, per riaprire la storia alla speranza attiva di un futuro migliore e superare la tristezza di chi fa incetta di piaceri senza aver mai conosciuto la gioia.
Affinché quello quaresimale sia un vero cammino di liberazione e di riscoperta del vero senso della vita la Chiesa ricorda le pratiche classiche della Quaresima - il digiuno, la preghiera e l’elemosina -, non per ostentazione ma per amore e con amore.
Il digiuno come relazione con il nostro io per una rinnovata relazione con l’altro/Altro, per ritrovare la propria interiorità, per riascoltare i desideri più profondi; per fare spazio all’altro e dismettere spazi di potere. «Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo», facendoci “dimagrire” dall’obesità di abitudini pigre e insaziabili che generano insensibilità.
Il digiuno affila la mente, rende acuto lo sguardo e ingentilisce il gesto. Il distacco dalle cose ci ridona sensibilità all’essenziale.
La preghiera come ascolto, dialogo e comunione con Dio, con gli altri e con il creato come relazione autentica e profonda con Dio che ci rende capaci di «scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi» e riconoscerci nel suo progetto di salvezza.
L’elemosina come frutto del digiuno e verifica della preghiera; la Quaresima come tempo per ritrovare la gioia del condividere tempo, parole e cibo con il nostro prossimo, specialmente con chi non ha da ricambiare.
Allora la Quaresima ben intesa è tempo di disgelo del cuore per un amore che torna ad ardere e così permette di salvare e rafforzare l’humanum. L’amore si riaccende nel fuoco della Pasqua - fondamento, oggetto e motivo della nostra fede cristiana, verità del reale.
di Domenico Paoletti OFMConv, docente di Teologia fondamentale e Vicario della Custodia del Sacro Convento di Assisi
per “San Bonaventura informa“ (Febbraio 2018)
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