Alcune fonti composte tra i secoli XIII e XIV narrano che san Francesco ottenne da Papa Onorio III l’indulgenza plenaria per la Porziuncola. Pur menzionata nella Regola non bollata quale luogo in cui debba svolgersi a Pentecoste il capitolo dei frati, negli scritti dell’Assisiate non vi è nessun cenno al suddetto privilegio pontificio concesso alla chiesa di Santa Maria della Porziuncola. Eppure nella Ammonizione seconda egli accenna alla pena che il peccatore deve sopportare per i suoi peccati facendo intravvedere la distinzione tra colpa e pena che sottostà alla dottrina inerente l’indulgenza.
Il peccato non è semplicemente una colpa assolta mediante il perdono ma ha anche delle conseguenze personali e collettive che richiedono la riparazione; e l’indulgenza è proprio la grazia di quest’atto. Lungo i secoli sono stati numerosi i pellegrini che andarono alla Porziuncola per lucrarne l’indulgenza plenaria soprattutto nel giorno commemorativo del 2 agosto e per questo Pio v decise di costruire la grande basilica di Santa Maria degli Angeli per poter accogliere tutti. Passando i secoli tale privilegio fu denominato “perdono di Assisi” e con tale nome è ancora oggi conosciuto.
Se è vero che il peccato è sempre individuale, ossia un atto di volontà della singola persona, è pure vero che singoli peccati personali formano strutture di peccato i cui frutti nefasti si possono cogliere in ogni epoca storica. Nel momento presente è soprattutto a livello ambientale che essi si manifestano, dai cambiamenti climatici alla desertificazione, dalla scomparsa di una preziosa biodiversità allo spostamento di popolazioni in fuga dalle carestie.
Davanti a tutto ciò si comprende perché Papa Francesco con l’enciclica Laudato sì’ ha richiamato l’urgenza di un’ecologia integrale per la salvaguardia della madre terra. Considerando che il degrado ambientale è frutto delle strutture di peccato e quindi di una concatenazione di peccati personali, allora strutture d’ecologia integrale necessitano un cambiamento comunitario conseguenza di una serie di conversioni personali. Ecco che allora il “perdono di Assisi” concesso da Onorio III non solo può aiutare ma è esigenza imprescindibile per un’ecologia integrale solida e stabile. Affermando questo non ci si illude che sarà il sacramento della confessione o la comunione eucaristica a risolvere i gravi problemi ecologici — i quali necessitano una serie di scienze e opportuni approcci professionali — ma si esprime la consapevolezza che il problema ambientale non potrà trovare un’adeguata risposta senza una conversione radicale, ossia che coinvolga la radice dell’essere umano.
Fonte: L'Osservatore Romano
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