Prima parte di un articolo di p. Simone Ceccobao pubblicato sulla Rivista Porziuncola
Le Regole scritte da Francesco d’Assisi sono dei testimoni privilegiati per comprendere l’intenso percorso legislativo e identitario vissuto dalla fraternitas minoritica. L’aver impiegato un soggetto plurale non è casuale per due ordini di motivi. A un primo livello, esso fa riferimento a tutta quella serie di testi che la tradizione manoscritta ha fatto pervenire, quindi la Regola non bollata del 1221 e la Regola bollata del 1223. Tuttavia, a un livello più profondo, questo soggetto al plurale dice qualcosa di più di una semplice molteplicità di testi prodotti nei primi anni di vita dell’Ordine minoritico, allude, quindi, all’esistenza di un vero itinerario che Francesco ha compiuto nel dare forma giuridica all’intuizione ricevuta dal Signore.
I testi, le Regole, hanno a che fare con tutto quel vivace processo attraverso il quale l’intuizione carismatica è stata accompagnata e modellata dalla istituzionalizzazione dell’Ordine, sono il risultato di un dialogo, di una vera e propria osmosi, tra intuizione e istituzionalizzazione. Non si può parlare di un percorso legislativo per l’Ordine minoritico senza fare riferimento al progressivo itinerario di istituzionalizzazione.
Scrisse più regole e le sperimentò
Dell’esistenza di una pluralità di Regole parlano svariati passaggi delle fonti agiografiche. A titolo esemplificativo possono esserne presi in esame due. Si tratta della Leggenda dei Tre Compagni e dello Specchio di perfezione, due testi estremamente diversi tra loro, sia dal punto di vista dell’altezza cronologica nella quale vengono redatti che delle finalità che intendono perseguire.La prima pericope è inserita entro un intenso dialogo tra il Vescovo di Assisi e Francesco nel quale si intrecciano il timore del primo riguardo l’asprezza della vita scelta dalla primitiva fraternitas e la radicalità evangelica della povertà abbracciata dall’Assisiate e dai compagni.
L’anonimo redattore della Leggenda così scrive:
Al vescovo piacque molto la risposta dell’uomo di Dio che disprezzò tutte le cose transitorie e soprattutto il denaro, tantoché in tutte le sue regole raccomandava soprattutto la povertà e sollecitava tutti i frati ad evitare il denaro. Egli infatti scrisse più regole e le sperimentò prima di comporre quella definitiva che lasciò ai frati (3Comp IX,35: FF 1438-1439).
Il testo, che in quanto tratto da un’agiografia va sempre preso con molta cautela e sempre contestualizzato entro la cornice storica in cui viene redatto, si situa a livello cronologico negli anni 1246-47, quindi a più di vent’anni dalla redazione definitiva della Regola di Francesco, e rende ragione in maniera esplicita di una pluralità di testi che Francesco aveva composto (in tutte le sue regole […] egli infatti scrisse più regole) e sperimentato prima di pervenire a quello definitivo ([…] le sperimentò prima di comporre quella definitiva che lasciò ai frati). Secondo questa narrazione, vi sarebbe, quindi, nell’iter legislativo dell’Ordine dei frati Minori tutta una fase di sperimentazione che Francesco e la prima fraternità avrebbero vissuto e che potrebbe fare riferimento anche a testi che non sono pervenuti o che non hanno conosciuto una codificazione scritta.
Un secondo passaggio, più problematico di quello della Leggenda dei Tre Compagni, è tratto dal capitolo I dello Specchio di Perfezione. In comune con il precedente ha l’indagine indetta da Crescenzio da Iesi nel 1244, ma ne differisce in quanto la redazione matura in seno all’ambiente spirituale di fine 1200-inizio 1300; si presenta, cioè, come una rilettura spirituale, a tratti non esente da polemiche, del carisma.
La narrazione esordisce informando prima di tutto del processo redazionale vissuto dalla Regola:
Il beato Francesco compose tre Regole: quella confermata, senza però la bolla pontificia da papa Innocenzo III, un’altra più breve che andò smarrita, quella infine che papa Onorio III approvò con la bolla e dalla quale molte cose furono soppresse ad iniziativa dei Ministri contro il volere di Francesco (SpecPerf I: FF 1677).
La pericope dà notizia dell’esistenza di tre Regole: un testo primitivo, confermato oralmente da Innocenzo III, un altro più breve andato perduto, e quello definitivo, approvato nel 1223 da Onorio III, dal quale, con accento polemico, sarebbero state espunte molte cose per iniziativa dei Ministri provinciali e contro il volere di Francesco. Al di là della nota di contestazione che si rinviene nelle opere che maturano in seno alla frangia spirituale rispetto alla dirigenza dell’Ordine, ciò che merita sottolineare è che si è ancora in presenza di una fonte che parla del percorso redazionale della Regola minoritica in termini di stratificazione-sovrapposizione di testi normativi.
Un’ulteriore premessa che si presenta come necessaria, al fine di cogliere la peculiarità propria del processo di formazione della Regola, può essere desunta dalla comparazione con l’iter legislativo vissuto negli Ordini che nascono a ridosso o appena dopo quello minoritico. Se si prendono in esame le Regole dell’ordine tripartito degli Umiliati, redatte tra la fine del 1100 e gli inizi del 1200, si nota che come fonte principale viene assunta in toto o come adattamento la Regola di San Benedetto, vale a dire l’esperienza monastica tradizionale. Se ci si posiziona in tempi coevi o immediatamente successivi a quello di formazione della Regola minoritica e prendiamo in esame i testi normativi degli ordini dei Predicatori e dei Servi di Maria, la scelta che orientò la mens del legislatore fu quella di assumere la Regola di Agostino, adeguandosi in tal modo alle prescrizioni del Lateranense IV in merito all’approvazione di nuove Regole (Constitutio 13), per poi affiancare a una Regola semplice ed essenziale (12 capitoli appena) come quella di Agostino, un lungo lavoro di approfondimento legislativo che avrebbe condotto alla redazione di ponderosi testi costituzionali. (continua)
In REGOLA E VITA, a cura di Simone Ceccobao
dal n. 1/2021 della Rivista Porziuncola
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