Il momento attuale è caratterizzato da un movimento di popoli – spesso reale ma molto più reale-digitale mediante i social network – per cui alcuni a ragione lo paragonano al tempo delle massicce migrazioni denominate anche invasioni barbariche o dei popoli germanici. Queste segnarono la fine di un’epoca, ossia il mondo classico, e l’inizio del cosiddetto medioevo; in quel momento un ruolo importante ebbero i monaci, soprattutto benedettini, i quali grazie alla regola di san Benedetto seppero non solo affrontare ma anche determinare quel passaggio d’epoca.
Questo offre una possibilità di risposta alle domande poste dal momento attuale, ossia che una regola di vita è importante per vivere il presente passaggio epocale. In ciò la vita di Francesco d’Assisi può offrircene i momenti principali:
- Innanzitutto l’Assisiate voleva che fosse sempre presente «lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali»; di conseguenza leggeva o ascoltava «il brano evangelico che in quel giorno si diceva in chiesa nella messa» (FF 2696). Accanto a questa lettura del brano evangelico proposto quotidianamente dalla liturgia vi era la partecipazione alla Messa e la confessione.
- Secondariamente, quasi luogo di verifica e autenticazione della preghiera, l’Assisiate richiamava l’importanza delle relazioni tanto che le Ammonizioni sono a ragione state definite come la regola per la vita in fraternità.
- Infine il «il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri», ossia la «grazia del lavoro» svolto senza pigrizia e neppure frenesia ma con professionalità.
Giustamente ci si chiede se in tale regola di vita i cui pilastri sono la preghiera, le relazioni e la professionalità non vi sia spazio per l’aspetto ludico e il divertimento, considerato tra l’altro che – come dicevano i frati – bisogna dare al corpo i piaceri leciti perché altrimenti si prende quelli illeciti.
Il divertimento come il riposo deve essere ben presente soprattutto nelle relazioni; infatti san Bernardo evidenziò che l’apice dell’amore non è amare l’altro per l’altro – quasi un diventare uno zerbino – ma amare sé stessi per amore dell’altro. Ad esempio se uno fa una bella passeggiata, si vede una partita, dedica tempo allo sport o ad altri divertimenti “in grazia di Dio” tutti ne giovano e a motivo della sua serenità sono più contenti vedendolo meno teso e schizzato!
Tre pilastri propone san Francesco e così la festa della vita e dell’amore a motivo della quale il Signore ci ha creati non solo si fa carne ma diventa anche incontrabile.
Per un approfondimento cfr.Carlo Maria Martini, Parlo al tuo cuore. Per una regola di vita.
Carlo Maria Martini Regola San Francesco Web
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