Omelia del Ministro Provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna, fr Bruno Ottavi, tenuta durante la solenne celebrazione eucaristica della Santissima Madre di Dio presieduta nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola.
Nella solennità di oggi, la Chiesa ci invita a venerare Maria Santissima Madre di Dio, e questo è molto bello nel primo giorno dell’anno, quando ogni uomo dovrebbe essere nella speranza di un “qualcosa di nuovo” che deve accadere. La novità e la verità che oggi celebriamo è proprio quella di una donna che è divenuta, per grazia, Madre di Dio, cioè ha dato a noi la vera speranza per il mondo, il Figlio Gesù Cristo, Salvatore e Signore dell’umanità.
Lo sguardo della nostra fede continua ad essere rivolto al grande mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, mentre contempliamo la maternità della Vergine Maria, la Madre di Dio. Infatti Maria non è come una madre qualunque, ma è la Madre di Dio, la Thèotokos, ella ci ha donato il Figlio di Dio che ci salva, che ci libera dal male, ma soprattutto ci fa “figli” e non più “schiavi”, come ci ha detto San Paolo nella seconda lettura.
Maria, la Madre di Dio, oggi ci insegna a crescere nella fede: ella “meditava nel suo cuore”. Anche noi oggi dobbiamo meditare questo mistero e metterlo in relazione con il tempo che passa, dove il Signore Gesù diventa il centro del tempo e della storia. Anche se non riusciamo a capire gli avvenimenti della vita, sia personale che del mondo intero, soprattutto di fronte alla sofferenza, al dolore e alla morte, Maria la Madre di Dio, oggi ci insegna, mediante la fede, la speranza cristiana.
San Paolo, in questa lettera ai Galati, accenna in maniera molto discreta a colei per mezzo della quale il Figlio di Dio entra nel mondo: quella donna a cui l’Apostolo accenna è Maria, la Madre di Dio. Nella fede siamo invitati a metterci alla sua scuola, a scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole donare a quanti confidano nel suo amore misericordioso, nonostante le paure e le crisi di questa nostra società.
Noi cristiani oggi, primo giorno dell’anno, proclamiamo che la salvezza è dono di Dio; nella prima lettura essa ci è stata presentata come benedizione: "Ti benedica il Signore e ti protegga... (Nm 6, 24). All'inizio di un nuovo anno, la liturgia vuole incoraggiarci ad invocare la benedizione del Signore su questo 2013 che muove i primi passi, perché sia per tutti noi un anno di prosperità e di pace. Ed è molto bello iniziarlo con la benedizione di Dio e con il nome di Gesù sulle labbra! Il Vangelo ci dice che gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Questo nome che significa “Dio salva” è come l’augurio che, nonostante le preoccupazioni che il nuovo anno ci porta, il Signore continua a promettere la salvezza, cioè la pienezza della vita di Dio.
In questo primo giorno dell’anno inoltre, la Chiesa ci chiede di pregare per la pace, di invocare questo dono prezioso per la vita del mondo e per ciascuno di noi. Ma quale pace?
La pace costruita dagli uomini con i compromessi della politica? Una pace che è solo la ricerca del quieto vivere, ma in mezzo alle ingiustizie e alle povertà? L’importante è che io sia in pace… poi nel mondo non importa se le guerre, le ingiustizie, la violenza e le armi continuano a dettare legge. Non facciamo più caso alle notizie delle tante guerre che scuotono il pianeta, dall’Africa al Medio Oriente, senza contare quelle guerre anche all’interno delle famiglie che a volte sfociano nella violenza e nei soprusi verso i più deboli.
Oppure desideriamo la pace portata da Gesù? San Paolo nelle sue lettere ci dice che la pace è Gesù stesso! Egli è la nostra pace (Ef. 2, 14). Ecco dunque cos'è la pace che il Signore ci dona: è la riconciliazione con Dio per mezzo di Gesù Cristo, la pace che ricostruisce l'uomo in unità e gli restituisce quella sicurezza interiore per cui può esclamare: Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? La guerra, la fame? Niente potrà mai separarci dall'amore di Dio (Rom. 8, 31.39).
Un uomo che crede fermamente in Gesù Cristo, è anche un uomo che diffonde pace: è «un operatore di pace», come ci dice il Santo Padre nel suo messaggio per la pace di questo 2013. Questa pace non si ferma nel cuore del singolo cristiano; essa nasce e cresce in una comunità di pace che è la Chiesa, che è la comunità dei credenti in Cristo che operano per la pace!
So bene che queste parole possono far nascere un dubbio: se è così, perché a duemila anni dalla venuta di Gesù ci sono tanti odi anche tra i cristiani, tante violenze tra popolo e popolo? Perché la Chiesa non è quel segno di pace tra gli uomini che desideriamo? Per questo dobbiamo chiedere perdono: è perché noi cristiani abbiamo tradito il Vangelo, perché non ci siamo impegnati a fondo a convertirci, a rinnovarci, a far emergere in noi quell'uomo nuovo che solo può essere portatore di pace, perché è portatore di Cristo.
Nella prima lettura abbiamo sentito l'augurio col quale Dio ordinò a Mosè di benedire gli Israeliti: Il Signore volga su di te il suo volto e ti conceda pace; fra poco nell'Eucaristia sarà il Risorto in persona che ci rivolgerà quelle sue dolcissime parole: Vi do la pace, vi do la mia pace; non quella che sa dare il mondo, ma quella che solo io posso dare.
"Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2, 19). Il primo giorno dell'anno è posto sotto il segno di una donna, Maria. Il Vangelo di Luca la descrive come la Vergine silenziosa, in costante ascolto della Parola di Dio. Alla sua scuola vogliamo apprendere anche noi a diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo aiuto materno, desideriamo impegnarci a lavorare come operatori di pace, alla sequela di Cristo, Principe della Pace. Seguendo l'esempio della Vergine Santa, vogliamo lasciarci guidare sempre e solo da Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre! (cfr Eb 13, 8).
Amen.
Basilica di Santa Maria degli Angeli Bruno Ottavi Capodanno Madre di Dio Omelia
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