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Un missionario laico, filosofo, teologo e terziario francescano 30 Giu

BEATO RAIMONDO LULLO

Gli è andato bene tutto: famiglia nobile e ricca, e di conseguenza un’ottima educazione; poi l’amicizia col secondogenito del re d’Aragona, don Giacomo, che eredita dal padre il singolare e poco duraturo “Regno di Maiorca”, con le Isole Baleari, le regioni di Montpellier e di Perpignano. Di questo re, lui diventa una sorta di primo ministro; si sposa, gli nascono due figli. Ma sui trent’anni lascia tutto e si mette furiosamente a studiare: filosofia, teologia, lingua araba. Viaggia molto, andrà otto volte a Roma e lo scopo della sua esistenza è ormai uno solo: diffondere il cristianesimo intanto tra i musulmani presenti nelle Baleari, ma andarlo pure a predicare in Africa. Ed è tra i primi a capire che bisogna conoscere bene a fondo la cultura dei popoli che si vogliono evangelizzare.

Fonda innanzitutto un collegio per far studiare l’arabo ai francescani; suggerisce a Roma metodi di formazione missionaria che saranno più tardi adottati da Propaganda Fide: scrive trattati di filosofia e teologia in latino, poesie in lingua catalana, e poi parte verso il Medio Oriente, tentando di riavvicinare i cristiani d’Oriente e d’Occidente, i “greci” e i “latini”. Va nel Nord Africa per convertire i musulmani, parlando la loro lingua: si è preparato all’impresa scrivendo un trattato sulla ricerca comune della verità, ha scritto anche poesie nella sua lingua nativa, ma con verseggiatura araba; ed è personalmente ben visto dal califfo di Tunisi...

L’impresa però fallisce. Così come falliscono i suoi tentativi di riconciliazione tra i cristiani, e i suoi progetti per una crociata in Terrasanta. Il suo amore per il Cristo, in quella natura meridionale traboccante di sogni grandiosi e di attive risorse, si traduce in un’appassionata volontà di lavorare con tutti i mezzi alla salvezza degli infedeli". Gli va male tutto, umanamente parlando. Anche la sua scuola di lingua araba chiude dopo un ventennio. Tuttavia nessun insuccesso lo scuote. Al concilio di Vienna (1311-1313) propone di fondere in uno solo tutti gli ordini di cavalieri cristiani, e non gli danno retta. Sarà poi chiamato dai posteri Doctor illuminatus, ma i contemporanei non sembrano apprezzare i suoi lumi. Falliscono ancora due suoi tentativi missionari in Nord Africa, conclusi da arresti ed espulsioni. Anzi, si diffonderà anche la voce che a Bouge (attuale Algeria) egli sia stato lapidato a morte. Ma si tratta di leggenda. 

Raimondo Lullo muore a Maiorca, di ritorno dall’Africa, e viene sepolto con grandi onori nella chiesa di San Francesco. La fama popolare di beato circonda la sua figura subito dopo la morte, e poi nei tempi successivi: ma anche gli sforzi di farlo beatificare falliscono. Nel 1850, infine, Pio IX approverà il culto come beato, che già da tempo gli veniva tributato in Catalogna e nell’Ordine francescano.



Raimondo Lullo

10 Apr 2021

Raimondo Lullo

Uomo di Dio e di dialogo