La solennità di Natale si è aperta a San Damiano con i primi vespri, nel pomeriggio del 24 dicembre Fr. Massimo ha introdotto il canto della “kalenda”, spiegandone il significato (puoi riascoltare il canto del Martirologio alla Porziuncola). Può sembrare strano il lungo elenco di eventi, biblici e non, che precede l’annuncio della nascita di Gesù, il Figlio di Dio: dalla creazione del mondo al diluvio universale, dalla chiamata di Abramo all’Esodo, dal regno di Davide alla fondazione di Roma.
Eppure l’Incarnazione del Figlio di Dio svela il senso della storia, della storia dell’umanità e di ogni uomo; un senso bello, buono, gioioso: la vita non è un semplice susseguirsi, concatenarsi di fatti, casuali o fatali, ma è il cammino verso un incontro, una persona, un volto. Cristo è venuto nella storia duemila anni or sono, e da allora è possibile incontrarlo ogni giorno nella propria storia; è possibile riconoscerlo nella fede, per la potenza dello Spirito. I presenti hanno potuto assaporare la kalenda cantata dal nostro fr. Alessandro Brustenghi.
In serata abbiamo vegliato a partire dalle ore 23, con al celebrazione dell’Ufficio delle Letture. La prima lettura ci ha riproposto la profezia di Is 11, che in tanti modi è risuonata in queste settimane:
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici...
Nella seconda lettura abbiamo ascoltato le parole di S. Leone Magno, che invita i cristiani alla gioia e ad una vita degna della loro adozione a figli di Dio. Quando p. Gianpaolo Masotti, guardiano di San Damiano, ha intonato il Gloria in excelsis Deo, il festoso suono delle campane ha accompagnato lo “svelamento” del Bambinello, solennemente esposto alla venerazione dei fedeli. Nella breve omelia, p. Gianpaolo ha parlato del Natale come festa del dono. Si può donare qualcosa, si può donare se stessi. In verità, il dono di qualcosa è sempre espressione del dono di sè, e questo tende a coinvolgere tutte le dimensioni della persona: il suo tempo, le sue capacità, le sue energie. Coll’incarnazione, il Padre ha donato agli uomini il Figlio unigenito, l’amato; e il Figlio ha fatto totalmente propria la volontà del Padre, donandosi liberamente a noi. Il dono di sé ha significato un duplice abbassamento bene evidenziato nell’inno del secondo capitolo della lettera ai Filippesi.
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l'essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Come rispondere a tanto amore? P. Gianpaolo lo ha suggerito attraverso un suggestivo racconto, liberamente tratto da un testo del compianto p. Silvano Fausti sj:
Tra i pastori che accorsero la notte di Natale ad adorare il bambino, ce n’era uno così povero che non aveva proprio niente da offrire e si vergognava molto. Diceva: “Io non posso venire. Sono a mani vuote. Che posso dare?”. Ma gli altri tanto dissero e fecero che lo convinsero.
Giunti alla grotta tutti facevano a gara ad offrire i loro doni. Maria aveva tra le braccia il bambino e sorrideva, vedendo la generosità di chi offriva formaggio, lana o qualche frutto. Ma non sapeva come fare per ricevere i doni, dovendo reggere il piccolo Gesù. Poi scorse il pastore che non aveva nulla e gli fece cenno di venire. Lui si fece avanti imbarazzato. E lei, per avere le mani libere e ricevere i doni, depose il bambino tra le braccia del pastore che era a mani vuote.
A conclusione della Messa abbiamo espresso la nostra gioia e la nostra gratitudine al Signore col tradizionale bacio del Bambinello. Grazie al clima relativamente mite, abbiamo poi potuto scambiarci gli auguri e trattenerci un poco fraternamente nella piazzetta e nel chiostro, con un buona fetta di panettone e un bicchiere di the caldo.
Il giorno di Natale ci siamo ritrovati per la celebrazione delle Lodi alle ore 9. Alle 9:30 ha presieduto la solenne Messa del giorno p. Luca Allaria. Nel commentare il Prologo del vangelo di Giovanni, p. Luca ha sottolineato le tre parole chiave che ne scandiscono i primi versetti: Parola, luce, vita: queste parole descrivono Dio e la sua azione nel mondo. Nella seconda parte del Prologo, l’evangelista annuncia l’evento umanamente impensabile: il Verbo-Logos si è fatto carne. P. Luca ha evidenziato come Cristo venga a visitare la nostra vita per l’illuminarne le regioni più oscure e tenebrose; quegli angoli, quegli “sgabuzzini” in cui mettiamo ciò che non vogliamo mostrare agli altri, e forse neppure a noi stessi. Mentre ci ricordava come proprio a San Damiano il giovane Francesco d’Assisi aveva pregato l’”Alto e glorioso di Dio” di illuminare le tenebre del suo cuore, ha invitato a riconoscere il Natale del Signore ogniqualvolta la sua parola getta luce sulla nostra vita, portando conversione, consolazione, coraggio, orientamento, ispirazione.
Nel pomeriggio, durante i secondi vespri della solennità, p. Giampaolo in una breve esortazione è tornato a interrogarsi su come rispondere al dono di Dio, e ci ha invitato a fare nostri gli atteggiamenti che abbiamo contemplato in Gesù, operando scelte di gratuità e di servizio.
Siamo intorno alle 17, e già cala la notte su questo 25 dicembre. Ma il Natale è solo all’inizio: l’Ottava e l’intero tempo di Natale ci sono donati dalla Liturgia per contemplare il mistero dell’incarnazione, l’ingresso di Dio nella storia, il Suo desiderio di salvarci dai peccati e di essere il Dio-con-noi: un mistero di puro amore puro e di sublime umiltà.
Celebrazioni Kalenda Natale San Damiano Veglia
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