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I gesti e simboli nella liturgia 16 Dic 2022

Kyrie eleison

Noi dobbiamo sentirci stranieri ed esiliati in questo mondo ed il Kyrie è il nostro canto di esilio su questa terra.

Kyrie, eleison, Christe, eleison, sono due parole greche che in italiano significano: Signore, abbi pietà di noi, Cristo, abbi pietà di noi. Questo grido di preghiera risuona già nella Sacra Scrittura e difatti i due ciechi del Vangelo, al passaggio di Gesù gridavano: «Signore, abbi pietà di noi; figlio di David, abbi pietà di noi».

Vediamo ora come il Kyrie è stato introdotto nella Messa. Esso è un residuo dell'antica liturgia, quando nei primi secoli a Roma la lingua della Chiesa era il greco. D'allora questo grido di preghiera supplichevole è rimasto tanto radicato nel popolo che quando il latino sostituì il greco nel linguaggio ecclesiastico, il Kyrie rimase ancora. Nei tempi primitivi non era cantato al principio della Messa, ma durante la processione che si svolgeva all'inizio o in quella che aveva luogo nel recarsi alla chiesa stazionale ove era celebrata la Messa. Lungo il percorso si cantavano le litanie dei Santi ed il Kyrie: più tardi, quando le processioni non ebbero più luogo, il Kyrie fu posto al principio della Messa, dopo l'Introito.

In principio il Kyrie si cantava un numero indeterminato di volte, ma in seguito, all'epoca di papa San Gregorio Magno (+604) si introdusse la pratica di alternare il Kyrie con il Christe, eleison e fu fissato il numero a tre ripetizioni.

Dopo l'atto penitenziale ha inizio il Kyrie eleison, a meno che non sia già stato detto durante l'atto penitenziale stesso . Essendo un canto con il quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore.

Il Kyrie è una supplica al Signore Risorto. Ogni acclamazione di solito si recita o si canta due volte; ma non si esclude che, in considerazione dell'indole delle diverse lingue o della composizione musicale o di circostanze particolari, sia ripetuto un maggior numero di volte, o intercalato da un breve «tropo» .

Siccome in ogni Messa celebriamo in un certo senso il Natale e la Pasqua, il Kyrie è il grido anelante della Chiesa, che «i cieli piovano il giusto»; cantiamo il Kyrie perché nell'anima vi sono ancora tante cose pagane da distruggere e molte da salvare. Lo cantiamo per i nostri fratelli ancora lontani dalla verità della fede e avvolti nelle tenebre di morte dell'idolatria e del paganesimo affinché anche per essi vi sia un avvento.

Il Kyrie deve risvegliare in noi una quantità di domande, di preghiere, di desideri e di sentimenti che sprigionandosi dal nostro cuore, pur terreno e peccatore, lo innalza fino al Regno divino.

Il Kyrie è finalmente il canto d'esilio della Chiesa: lo cantiamo solo qui sulla terra straniera, ma lassù nella patria esulteremo con l'alleluia.



Liturgia Stefano Orsi

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