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Intervista a fr. Andrea Frigo 12 Nov 2020

Laudato si’ mi’ Signore, per sora luna e le stelle

Laudato si’ mi’ Signore, pregava san Francesco di fronte alla bellezza della terra umbra, che i suoi piedi hanno percorso in lungo e in largo. Laudato si’ è il canto di stupore di chi riconosce nel mondo la mano del Creatore, di chi riconosce nella parte il tutto. In questo spirito vogliamo presentare una realtà forse ancora poco nota della nostra Provincia: il Planetario di Amelia, nel convento della SS. Annunziata in provincia di Terni. A guidarci sarà fr. Andrea Frigo, laureato in scienze dei materiali all’Università di Padova e attuale coordinatore delle attività del planetario.

La prima domanda è scontata: che c’entra un planetario con un convento?

È la prima domanda che si fanno tutti quelli che entrano nel Planetario, costruito dentro un edificio che un tempo era utilizzato dai frati come fienile e legnaia. In realtà i francescani, seguendo l’esperienza di fede e la spiritualità di san Francesco, hanno avuto sempre una cura particolare per il creato e una sensibilità accentuata per la contemplazione del cielo stellato. Infatti negli anni ‘80 padre Bernardino Santini, particolarmente appassionato dell’osservazione della volta stellata, volle costruire nelle pertinenze del convento il Planetario e sui tetti una cupola ospitante un telescopio Maksutov da 8 pollici. Purtroppo oggi per motivi di sicurezza il telescopio è stato rimosso dal tetto, ma è tuttora utilizzabile in configurazione mobile su una moderna montatura equatoriale motorizzata insieme ad altri telescopi di più recente acquisizione.

Le tue competenze e la tua passione hanno permesso anzitutto un aggiornamento della strumentazione. Puoi spiegare a noi profani che cosa è possibile vedere al planetario?

A dire il vero la mia formazione è molto diversa dalle competenze richieste in un planetario: mi sono laureato all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con una tesi sperimentale di studio delle proprietà di film di superconduttori deposti per magnetron sputtering dentro le cavità degli acceleratori di particelle: decisamente diverso dallo studio della volta stellata, sebbene la fisica studiata negli acceleratori coincida con quella di tanti fenomeni astrofisici.

La passione per la scienza astronomica e per il cielo stellato mi hanno spinto a non demordere dal desiderio di imparare ad usare il Planetario, sotto i preziosi consigli dell’astrofisico amerino dott. Rodolfo Angeloni, che lo aveva gestito prima della sua partenza per il Cile. Quel che mi ha sollecitato all’inizio è stato il sentirmi depositario di un’eredità costruita da altri e il desiderio di intercettare la curiosità di tante persone che amano osservare il cielo sotto la guida di qualcuno che sveli loro i segreti del cosmo.

Con il sostegno della fraternità, è partito il progetto di sistemazione e di aggiornamento del Planetario. Dentro la cupola di 6 metri di diametro ora possono trovare posto fino a 50 persone. Dopo aver creato il buio, il proiettore opto-meccanico ha la capacità di proiettare le stelle rispettando la loro posizione e luminosità, mostrando anche il sistema delle coordinate astronomiche. Il Planetario non proietta semplicemente le stelle simulando lo scorrere del tempo: è uno strumento didattico che permette di visualizzare la volta stellata a seconda del periodo storico, dell’orario e della latitudine di osservazione, costruendo scenari ogni volta diversi. Il complesso meccanismo che lo muove riproduce infatti gli effetti dei tre moti terrestri di rotazione, rivoluzione e precessione degli equinozi.

Oltre al restauro interno dell’edificio, Il Planetario è stato arricchito di una postazione per poter effettuare conferenze ed è stato dotato di un nuovo telescopio Dobsoniano da 30 cm e da un telescopio solare per le osservazioni diurne della corona e delle macchie solari. Chiunque viene al Planetario potrà trovare anche una piccola biblioteca astronomica e altri strumenti didattici per le spiegazioni.

Le attività dell’anno 2019-2020 si sono aperte il 6 settembre 2019 con una serata davvero memorabile, cui ho avuto il privilegio di partecipare…

La serata è stata il frutto di una proficua sinergia tra i Frati Minori, il gruppo “Amici del planetario” e alcuni volontari della Parrocchia di San Massimiliano Kolbe. Alle ore 18.30 fr. Alfredo Bucaioni, guardiano del Convento e Parroco della Parrocchia San Massimiliano Kolbe, ha aperto la serata guidando i primi arrivati in una visita alle bellezze del convento; a seguire sono iniziate le prime proiezioni sotto la cupola del Planetario, condotte dal dott. Rodolfo Angeloni, attualmente professore dell’università la Serena in Cile. Rodolfo è stato sapiente e paziente accompagnatore di sei proiezioni che si sono susseguite al planetario ogni 45 minuti, dalle 18.30 alle 24.00, guidando più di 350 persone alla scoperta delle meraviglie del profondo cielo. Nel frattempo all’aperto i visitatori hanno potuto godere di un’emozionante osservazione del sole al tramonto, grazie ad un telescopio solare di cui il planetario si è recentemente dotato.

E non ci avete lasciato a digiuno…

Certamente no! Duecentoquaranta persone hanno potuto assaporare, sul prato antistante il convento, il gustoso pasto preparato da cuoche volontarie, e servito a tavola dai Giovanissimi della parrocchia e dal gruppo GiFra. Nel dopocena le proiezioni al planetario sono proseguite, mentre all’aperto, con l’arrivo dell’oscurità, l’atmosfera si faceva fiabesca grazie alle installazioni luminose dei coniugi Paul Harden e Grazia Genovese che proiettavano magnifiche costellazioni e giochi geometrici di luce sulla lunga parete laterale del convento. Particolarmente apprezzata dai più piccoli, seppur ideata e destinata in realtà ad un pubblico adulto, è stata la postazione di realtà virtuale nella quale sono state presentate in modo interattivo quattro cosmologie elaborate da Filolao di Crotone, Eudosso di Cnido e Aristotele, Apollonio di Perga e Keplero.

Non meno affascinanti sono state le cinque postazioni dei telescopi presiedute da altrettanti astrofili (tra cui Riccardo Muzi e Emanuele Antonini), i quali hanno saputo introdurre i numerosi interessati all’osservazione diretta di alcuni affascinanti corpi celesti. I telescopi hanno puntato soprattutto sulla Luna, su Saturno con i suoi anelli, su Giove con i suoi satelliti, per la gioia dei piccini rapiti dal fascino dell’osservazione in prima persona.

Nel dopocena sono state infine proposte due conferenze: la prima sugli asteroidi, di Riccardo Muzi, e la seconda sulle rappresentazioni dell’universo lungo la storia, di Simonetta Ercoli dell’associazione Star Light di Perugia, “Un planetario tra le dita”.

Il Planetario di Amelia, socio di PlanIt (Associazione Italiana dei Planetari) sta stringendo fecondi rapporti di collaborazione sia con l’associazione Star Light di Perugia che con la Nova Pegasus di Viterbo, che sul Monte Rufeno ha un suggestivo osservatorio astronomico.

Chi sono i frequentatori del planetario lungo l’anno?

Il Planetario offre la possibilità, una sera al mese, di accogliere famiglie o singoli che desiderino vivere l’esperienza immersiva in cupola. Oltre alla proiezione, la proposta (della durata di tre ore) prevede sempre anche una conferenza su un tema di astronomia o su un tema culturale e, condizione meteo permettendo, anche l’osservazione diretta ai telescopi. Dalla riapertura abbiamo organizzato venti eventi di questo tipo, tutti sold out, ospitando più di milleduecento persone.

Ma la maggior parte dei visitatori sono costituiti dalle scolaresche e dai gruppi di astrofili. Su prenotazione il Planetario apre le porte e propone non solo la proiezione in cupola, ma anche percorsi didattici costruiti a misura sull’età (da scuola dell’infanzia a studenti universitari), il tipo di formazione e i desideri dei gruppi richiedenti. Dalla riapertura abbiamo accolto più di duemiladuecento studenti da Terni, Roma, Viterbo, Perugia, Orvieto! Gli studenti, dopo la prima visita introduttiva, possono richiedere percorsi di approfondimento su svariati contenuti didattici.

Sporadicamente durante l’anno il Planetario ospita eventi come concerti, mostre fotografiche, workshop di scienze o corsi di fotografia astronomica. In collaborazione con la società civile, stiamo progettando l’ampliamento dell’offerta didattica del planetario mediante l’installazione di un sistema di proiezione digitale full dome in cupola, a fianco di quello di tipo opto-meccanico.

Dopo il lockdown, il Planetario di Amelia ha appena riaperto le porte ed è pronto per ospitare fino a venti persone alla volta in cupola, mentre gruppi più numerosi potranno essere suddivisi e seguire una lezione sul sistema solare nel parco del convento, dove sono state installate in scala ridotta delle postazioni didattiche, una per ciascun pianeta. Inoltre sempre più gruppi approfittano degli ampi e accoglienti spazi del parco per attività all’aperto o associandole ad un percorso di scoperta del mondo delle api, per la cui osservazione abbiamo anche un’arnia didattica.

Tutte le iniziative vengono promosse tramite i social. Cercate Planetario di Amelia su FB e Instagram, oltre che nello specifico sito web……

Forse in qualcuno dei nostri lettori c’è ancora l’idea che fede e scienza siano due mondi, o visioni del mondo, contrastanti. Che cosa puoi dire della tua personale sintesi di studi scientifici e fede in Cristo?

Vengo da una famiglia cattolica e per diversi anni la mia fede è stata come latente: in quel periodo ho scoperto il mondo della fisica e mi sono appassionato allo studio del cosmo, che è interessante in tutti i suoi innumerevoli aspetti.

L’incontro coi frati francescani, la scoperta di san Francesco e della sua affascinante esperienza di fede, l’esperienza diretta e toccante della misericordia del Padre, la percezione di essere chiamato da Gesù ad una sequela radicale come quella della vita religiosa, sono stati tutti elementi che hanno aggiunto alla mia vita bellezza, ampiezza, profondità, gioia e slancio. La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità, scriveva papa Giovanni Paolo II, e io oso dire che ne ho potuto fare esperienza.

La fede non solo non ha tolto nulla al mio amore per la scienza, ma lo ha rivalutato allargandone i confini e mostrandomi i limiti di un modello sociale ed economico tecnocratico insostenibile e dannoso per l’uomo. Purtroppo le conseguenze generate dalla diffusione del Covid-19 hanno mostrato tutta la fragilità del sistema che stavamo costruendo, e sollecita noi francescani, custodi di un’enorme eredità carismatica, a dare il nostro contributo per immaginare, costruire e abitare un mondo diverso, che sia davvero un “sacramento di comunione” (cf. LS 9), in cui tutto è connesso e in cui non trovi cittadinanza la cultura dello scarto.

In LAUDATO SI'MI'SIGNORE,
dal n. 2/2020 della Rivista Porziuncola



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