Il Capodanno giovani che si è concluso stanotte e che ha visto oltre 1000 giovani arrivare da tutta l’Italia per scoprire perché “ne vale la gioia”, ha avuto il suo primo momento importante nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Davanti alla Porziuncola, da essa accolti e avvolti, i giovani hanno ascolto la Catechesi (scaricabile in fondo alla pagina) di p. Francesco Piloni, Vicario Provinciale e responsabile del Servizio Orientamento Giovani (SOG) dei Frati minori dell’Umbria.
Padre Francesco ha parlato della gioia “di quella intima, quella radicata, quella che è indipendente dalle ore buone o cattive, indipendente dai giorni vigorosi e belli o da quelli fiacchi e da dimenticare. È la gioia cristiana. È la gioia di Francesco di Assisi, la letizia bella provata da Chiara”. Il Vangelo che ha accompagnato la riflessione e che accompagnerà i giovani nel loro cammino di “ricerca” è stato Mt 13, 44-46, ovvero la parabola del tesoro nascosto nel campo.
“La vita di ognuno – ha ricordato – è un campo il cui valore è dato dal tesoro che in esso è nascosto e che chiede di essere scoperto”. In ballo vi è la gioia, e di più, “un motivo per cui gioire”. Il cammino di ognuno – guidato dalla Parola di Dio e dalla preghiera – è proprio quello della scoperta del tesoro che rende preziosa la propria vita.
L’invito ai giovai è stato quello di essere “collaboratori della gioia” e per questo, p. Francesco ha consegnato sei parole di Salmi da pregare per poter essere “complici della gioia”.
La festa è proseguita al Palazzetto dello sport tra canti, balli e momenti di testimonianza e dopo si sono ritrovati in Basilica per il culmine della festa, ovvero la Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno. Ad una Basilica gremita, il Vescovo ha ricordato che “la vera gioia è la libertà da sé stessi” e che “tutte le letture di questo tempo sono un dibattito tra gioia e stupore”. Proprio dello stupore, “uno dei frutti maturi della gioia”, ha voluto parlare il Vescovo di Foligno, e lo ha fatto attraverso le sette lettere che la compongono e che contengono – ha aggiunto – “tutto il vocabolario della meraviglia”.
“S” come SEMPLICITÀ perché “solo chi ha occhi semplici – ha detto – conosce la meraviglia, sa scorgere l’immensità nel frammento”. Allo stesso modo la lettera “T” come TRASPARENZA ci ricorda che “solo chi ha questi occhi limpidi, è capace di conoscere la nota alta dello stupore”. “U” come UMILTÀ, perché solo l’umile sa aprirsi agli altri e comprendere le loro ragioni; così come la “P” di PUREZZA ci insegna che chi sa “posarsi” sulle persone senza possederle è capace di stupirsi. La lettera “O”, – ha commentato il Vescovo – è semplice perché è la vocale dello stupore che anche la liturgia ci ha fatto cantare in questo tempo. Infine le ultime due lettere: “R” come RICONOSCENZA e la “E” di ENTUASIASMO a ricordarci che “chi è capace di gratitudine ha raggiunto la nota alta dello stupore” e che sa stupirsi chi in ogni cosa riesce a dire “ne vale la gioia”, chi in ogni situazione non perde l’entusiasmo ma è sempre in cammino.
Mons. Sigismondi ha concluso ricordando ai giovani che “stupirsi è cosa ben diversa dallo stupire” e che questo richiede un cammino personale. Lo stupore è un’arte che “impara chi libera il cuore non solo dalle pretese ma anche dalle attese e lascia spazio alle sorprese dell’amore di Dio”.
Dopo un altro momento di festa, gli oltre 1000 giovani torneranno nella loro “terra”, nella loro quotidianità che sarà lo spazio dove potranno imparare lo stupore dell’amore di Dio.
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