Siamo così giunti al momento più inteso e drammatico dell’anno liturgico: il Venerdì Santo, giorno in cui si celebra la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, mistero di morte e di vita. Come ci ha ricordato p. Renato Russo nel corso della sua riflessione durante la preghiera mattutina, è questo l’evento da cui ha origine la nostra redenzione.
Evento che, pur collocato all’epoca dell’esistenza storica del Nostro Salvatore, è posto al di là del tempo e in virtù di ciò è capace di permeare con la sua grazia la Chiesa che nasce proprio dal sangue e dall’acqua del suo costato e giunge attraverso i secoli sino nostri giorni. Di tale fatto noi siamo resi partecipi per mezzo della liturgia che, è importante ricordare, non si limita a farci vivere un semplice ricordo di quell’evento ma ad esso ci rende contemporanei e soprattutto ci arricchisce dei suoi doni. Primo fra tutti quello di diventare figli di Dio.
Il rito della via crucis del primo pomeriggio ci ha permesso di essere ancora più a fondo inseriti nella celebrazione di questo mistero di amore e ci ha condotto alla solenne celebrazione delle 17.00 presieduta dal p. Custode Rosario Gugliotta.
Nel corso di questa il suggestivo ed emozionante canto del Vangelo (Gv 18,1-19,42):
e i forti gesti liturgici come la prostrazione del sacerdote davanti all’altare, e il bacio della croce da parte dei fedeli, ci hanno permesso di rivivere nel nostro cuore quegli eventi e di esserne intimamente coinvolti e trasformati.
E probabilmente anche di essere vinti al pari di Maria, di Giovanni e della Maddalena dall’amore gratuito che Cristo ha dato loro mentre era in vita e che li ha fatti rimanere ai piedi di quella croce, quasi a volerlo restituire. In quel luogo, apparentemente regno delle tenebre, Maria restituisce sì al Figlio quell’amore ma paradossalmente ne riceve ancora. Il suo dolore infatti è miracolosamente trasformato nel dolore di un parto che la rende Madre della Chiesa, frutto maturo e impagabile della vicenda umana del Figlio di Dio e sacramento di salvezza per l’umanità intera.
E allora come p. Rosario ha ben sottolineato può capitare anche a noi di tornare a casa avendo compreso che ai piedi della croce è avvenuto qualcosa di immenso e di batterci il petto come le donne lungo la via del Calvario nel Vangelo secondo Luca (Lc 23, 27) quasi a voler rompere quel cuore indurito che troppo tardi si è reso conto di essere amato da così grade amore. Quello di un Dio che vuole ritrovare la comunione con la Sua creatura attraverso il suo perdono diventato visibile nel Figlio che dalla croce continua ad abbracciare l’intera umanità e a darle vita. La sua vita, quella che sgorga dal suo costato e che alimenta i sacramenti della sua Chiesa, segno tangibile della sua presenza storica nel mondo.
Ci prepariamo ora ad entrare nel silenzio e nell’attesa, quelli del sabato Santo, tempo non facile e ambiguo perché privo della presenza confortante di Cristo ma passaggio quanto mai necessario per giungere al compimento glorioso del nostro Triduo.
Basilica di Santa Maria degli Angeli Croce Passione del Signore Porziuncola Renato Russo Venerdì Santo
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