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Lettera del Ministro Generale e del Definitorio per la festa di San Francesco 2021 30 Set 2021

Rinnoviamo la nostra visione, abbracciamo il nostro futuro

Cari Fratelli e Sorelle
il Signore vi conceda la pace!  

L’Ordine ha recentemente celebrato il suo Capitolo generale ed è la prima volta che ci rivolgiamo a voi come fratelli del Definitorio generale. Abbiamo iniziato a lavorare come fraternità definitoriale e stiamo studiando a fondo i mandati e gli orientamenti, che il Ca­pitolo generale ci ha affidato, per elaborare le linee guida per l’animazione dell’Ordine nei prossimi sei anni. Speriamo di potervi offrire queste proposte il più presto possibile.

Tra fragilità e cambiamento
Un’icona francescana che ci aiuta in que­sti tempi che viviamo è il ritorno di Francesco dalla Terra Santa. Secondo alcune tradizioni egli visse una quarantena in un’isoletta della laguna di Venezia, dove sperimentò la fragilità del suo mondo, la crisi della Fraternità, le sue lotte interiori, combattuto tra il buio e la deso­lazione. Eppure, Francesco mantenne una ri­sposta di gratitudine unitamente a una visione fondata sulla speranza. (cfr. RnB 23).  Anche oggi l’Ordine è travagliato tra spe­ranze e scoraggiamenti, tra crescita in alcune aree e declino in altre. Ci muoviamo tra il cam­mino di rinnovamento della nostra identità di Frati Minori e il clericalismo che dà potere e sicurezza e ci fa credere che non abbiamo bi­sogno di nessuno, allontanandoci dalla nostra vocazione e missione di Frati Minori.

Per que­sto possiamo lasciarci toccare ancora una vol­ta dal motto del Capitolo generale: “Alzatevi... e Cristo vi illuminerà” (Ef 5,14).  Siamo in un momento di cambiamento che riguarda tutti e crediamo che anche noi dobbiamo collocarci in questo clima di profon­da trasformazione, trovando direzioni nuove e positive. Questa non è solo una sfida ma anche un dono dei tempi in cui viviamo. Il presente ci sfida, ci mette in situazioni di sopravviven­za e di vulnerabilità. È un’esperienza profonda della nostra esistenza che ci chiama a cam­minare in modo migliore e ad approfondire lo stile di vita che abbiamo professato, perché riconosciamo che a volte ci dimentichiamo e non viviamo secondo l’ispirazione carismatica che ci chiama ad essere fratelli e minori. Speri­mentarci come vulnerabili ci permette di rico­noscere le nostre fragilità personali e fraterne e di andare tra la gente con umiltà, semplicità e gioia.  Per incoraggiarci e sostenerci nella spe­ranza in questi tempi di cambiamento, fragi­lità e vulnerabilità possono aiutarci alcuni at­teggiamenti:  

a. Riconoscere e accettare la nostra uma­na fragilità, nella nostra fraternità e nel mon­do che ci circonda.  
b. Riconoscere la bontà, la bellezza, la giu­stizia, i valori impressi nel cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo per crescere e gioire mentre accompagniamo gli altri a ralle­grarsi di ciò che l’Altissimo sta facendo nelle loro vite, famiglie e comunità, dove vivono e lavorano.  
c. Ascoltare l’invito a cambiare per poter amare senza paura, fare percorsi di liberazione e andare nei luoghi di frattura, dove la vita sof­fre e grida con tutta la sua forza. Quelle grida salgono al cielo e Dio le ascolta.

Alcuni inviti  
Nel Documento finale il Capitolo generale ci ha offerto cinque inviti che costituiscono un itinerario per tutti noi: un invito alla gratitu­dine, un invito a rinnovare la nostra visione, un invito alla conversione e alla penitenza, un invito alla missione e all’evangelizzazione e un invito ad abbracciare il nostro futuro. Per noi frati minori tali inviti non sono facoltativi ma si presentano come criteri necessari per perse­verare in un cammino di fedeltà insieme alle cinque priorità dell’Ordine, già note a tutti. Rileggendo questi cinque inviti come un itinerario, ci rendiamo conto di essere chia­mati a partire dalla gratitudine per i beni ricevuti, che genera un atto costante di rin­graziamento e la restituzione continua di tutti i beni a Dio. Tra questi beni riconosciamo an­che la crescita dell’Ordine in alcuni continenti come l’Africa e l’Asia e, dappertutto, la since­ra testimonianza di tanti fratelli al fianco dei bisognosi. Questa gratitudine viene dal dono dello Spirito che rinnova il nostro sguardo sul mondo e sulla storia, riconoscendo i segni dei tempi e la presenza di Dio.  

Tuttavia, per essere vera, questa visione rinnovata deve aprirci gli occhi sulla necessità della conversione e della penitenza, in modo da poter davvero rinnovare molti nostri atteg­giamenti bisognosi di purificazione. Gli ambi­ti che hanno bisogno di rinnovamento e con­versione sono quelli della nostra vita fraterna e della nostra minorità, poiché, come dice il Documento finale del Capitolo, fraternitas e minoritas sono i due polmoni della nostra identità. La fraternità e la minorità devono certamente essere vissute tra noi, nelle nostre comunità, ma devono anche caratterizzare il nostro approccio alle persone che incontria­mo, per essere fratelli e minori per tutti. I poveri e coloro che vivono nella sofferenza e nel bisogno sono i destinatari privilegiati del nostro desiderio di essere fratelli e minori e li riconosciamo come nostri maestri (cfr. CG 93§1). Come ci ha detto il Papa nel suo mes­saggio al Capitolo: “Uno sguardo rinnovato, capace di aprirci al futuro di Dio, lo riceviamo dalla vicinanza con i poveri, le vittime delle moderne schiavitù, i profughi e gli esclusi di questo mondo. Essi sono i vostri maestri. Ab­bracciateli come fece san Francesco!”.  

Dallo sguardo dei poveri e dei vinti
Siamo invitati dai fratelli capitolari, nel contesto della pandemia che stiamo vivendo come umanità, a cercare di fare uno sforzo per leggere la realtà, la storia, la cultura, l’economia e la Chiesa da dove vivono i poveri, i vinti, gli emarginati. In tal modo, con un nuovo sguar­do profondo, credente, incarnato e teologico, possiamo abbracciare e lasciarci abbracciare dai poveri e dai vinti. Perciò abbiamo bisogno di purificare e trasformare la nostra visione, alla maniera di Gesù, del Poverello di Assisi e delle migliaia di Fratelli e Sorelle che in que­sti 800 anni hanno saputo situarsi dal rovescio della storia, con un’attitudine propriamente francescana.  Come per san Francesco, questo apre la strada all’itineranza, per vivere da pellegrini e forestieri in questo mondo” (Rb 6,2), libe­ri per la missione e l’evangelizzazione, quali fraternità contemplative in missione, con gli occhi rivolti al futuro, dirigendo i nostri pas­si verso l’altra riva, secondo l’invito di Gesù ai suoi discepoli. Non dobbiamo avere paura di intraprendere nuove strade, rispondendo alle esigenze di un mondo in rapido cambiamen­to. Non possiamo accontentarci di ripetere ciò che è sempre stato fatto, con tutto il rispetto per una storia che è stata grande proprio per­ché ha saputo rinnovarsi costantemente nel corso di otto secoli.

Il nostro tempo ci chiede in particola­re un’attenzione specifica alla casa comune, in una prospettiva di ecologia integrale, se­condo quanto ci insegna Papa Francesco. La novità di questa prospettiva sta nel fatto che legge in modo interconnesso tutta la realtà, dalla relazione con Dio all’attenzione all’am­biente all’impegno per la giustizia e la pace, e crediamo che sia una sfida di grande urgenza per tutti noi. Se il nostro stile di vita, in cui trova spazio anche una certa ricerca di como­dità, non è sempre coerente con questa pro­spettiva, dobbiamo riconoscere che anche qui abbiamo bisogno di penitenza e conversione. È importante tenere presenti le Encicliche pa­pali Fratelli Tutti e Laudato Si’, che suscitano in noi la disponibilità a metterci in cammino, a studiare e impegnarci per il bene della vita. Esse, inoltre, sono un segno profetico che mo­stra come sia realmente possibile un modo di vivere e di relazionarsi alla luce del Vangelo e della prassi di san Francesco e di santa Chiara, secondo lo spirito che ci porta ad essere buoni amministratori e non proprietari, a condivi­dere e a non accumulare.  La speranza rinasce quando impariamo a non aver paura di ricominciare il più spesso possibile.  

Andiamo avanti tutti insieme: dietro di noi c’è una storia ricca, che nei prossimi anni celebreremo anche attraverso i centenari fran­cescani, e davanti a noi c’è un futuro che vo­gliamo accogliere con speranza. Noi vogliamo offrire una parola di fiducia e di speranza al nostro mondo, che ne ha un grande bisogno.  Invitiamo tutti coloro che si ispirano a san Francesco a scegliere di essere sempre grati a Chi plasma la vita di ognuno di noi e a tutte le persone che incontriamo in un modo o nell’al­tro sul cammino della vita e della storia. Siamo invitati a partecipare in modo responsabile a una cultura del prendersi cura, assicurando che le nostre fraternità e tutti gli ambienti pa­storali siano sani e significativi, dove nessuno si senta minacciato nella sua vita, integrità e dignità.  Siamo invitati ad essere costruttori di ponti, di comunicazione e di dialogo. Voglia­mo schierarci dalla parte di coloro che sono socialmente, culturalmente ed ecclesialmen­te abbandonati, così come di coloro che sono costretti dalle realtà economiche e politiche a diventare migranti, lavorando insieme a tanti uomini e donne di buona volontà, come pure alle organizzazioni laiche molto impegnate a questo fine. Così la nostra vita francescana sarà sempre una vita di incarnazione e di im­pegno fraterno e politico con i beati del regno di Dio (Matteo 5,1-12: 25,31-46)

In conclusione  
Cari Fratelli e Sorelle, non guardate alla Casa generalizia come ad un luogo lontano: siamo qui per voi e vogliamo esservi vicini. Faremo la nostra parte per cercare il contatto con voi e con le Entità della Famiglia france­scana e confidiamo nella vostra volontà di en­trare in relazione con noi.  Sull’esempio di Papa Francesco che con­clude i suoi discorsi chiedendoci sempre di pregare per lui, anche noi rivolgiamo a tutti voi la richiesta di pregare per noi.  Buona festa di san Francesco con il nostro fraterno abbraccio  

Il Ministro Generale e il Definitorio



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