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Messa in Coena Domini presieduta da p. Francesco Piloni 07 Apr 2023

Un Amore esposto

Nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, il Giovedi 6 Aprile la Messa in Coena Domini è stata presieduta da M.R.P. Francesco Piloni, ministro provinciale dei frati di Umbria e Sardegna. Riportiamo, brevemente, alcuni spunti tratti dalla sua omelia.

 

E’ la cena del Signore, è l’ora dell’intimità. In quella stanza, nel piano superiore, entriamo anche noi in questa liturgia che ci rende contemporanei e presenti, coinvolti, in quell’ora dell’intimità. Qui, si alternano parole, gesti, silenzi, che sono eterni e che non avranno mai fine, che non conosceranno la data di scadenza. Noi siamo così abituati ad avere sempre la data di scadenza su tutto. Entriamo nell’intimità, perché ciò che è intimo non avrà mai fine. Quando noi sogniamo un amore, sogniamo qualcosa di bello, desideriamo che sia totale, che ci sia tutto e che soprattutto duri per sempre.
Allora ecco perché la sera dell’intimità, perché qui c’è la totalità di Gesù vivo presente in mezzo a noi nell’eucaristia. C’è il suo modo di restare per sempre con noi.


Eppure questi Gesù aveva già compiuto tutto questo. Pensate le volte che tutti gli Evangelisti riportano la moltiplicazione dei pani. Gesù prende il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo donò. Nella moltiplicazione dei pani questi gesti vengono fatti in mezzo alla folla che è stupita, ma non comprendono la scuola del pane. Allora Gesù ha bisogno di ripetere questi gesti, nell’intimità del cenacolo nella stanza superiore. Prese il pane, lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi ai dodici.

Non c’è più la folla, ci sono i dodici, gli intimi che erano stati tre anni con lui. E’ la cena dell’intimità, dove Gesù chiama i suoi amici. “Ho desiderato ardentemente mangiare questa cena con voi”. I dodici sono intimamente legati a Lui, condividono i segreti più profondi della missione di Gesù. Egli ci consegna una parola che spesso abbiamo sciupato e trascurato: “amici”. Non vi chiamo più servi, ma amici, l’aspirazione profonda dell’amicizia che unisce e diventa una cosa sola, la gioia più grande di un cristiano.  La scuola del pane e la scuola del chicco di grano che cade in terra e muore, che poi un giorno cresce, diventa grano che viene raccolto, diventa farina che si lascia impastare, lavorare, cuocere, mangiare, consumare, per la vita del mondo, per la fame del mondo, per un mondo che ha bisogno di verità, di gesti buoni, di bellezza, di amore vero, non più di racconti nostalgici.   Poi ci sono le parole che sono eterne in questa cena dell’intimità. Gesù ci dice: “Fate questo in memoria di me”, stesse parole della parabola del buon samaritano: “vai anche tu fai lo stesso”.

Oggi ricordiamo esattamente gli stessi gesti di chi affianca l’uomo sfinito sulla strada, o in famiglia tua o nella nostra fraternità. L’amore di Dio non è Gesù che entra re. Infatti sentiremo gridare “Crocifiggilo” dalle stesse persone che avevano cantato Osanna. Quanto ci rispecchia questa contraddizione! Un giorno siamo felici, ci sentiamo in comunione con tutti gli altri giorni e il giorno dopo siamo intoccabili. Noi abbiamo bisogno di questo amore qui, di questo amore esposto.  L’amore esposto è l’amore che si inginocchia di fronte a ogni storia, senza giudicare o condannare. Gesù ha lavato i piedi di Giuda, Pietro e tutti gli altri. Non basta inginocchiarsi solo davanti a coloro che già amiamo o ci stanno bene. La vera sfida è inginocchiarsi di fronte a coloro che ci hanno ferito, tradito, deluso o ci fanno piangere.

È lì che muore l’amor proprio e nasce l’amore più grande, quello che ci fa dire ‘buono come il pane’. Oggi dobbiamo sentire l’urgente necessità di lasciarci impastare dall’amore di Dio, di inginocchiarci come Lui e diventare ministri e sacerdoti per gli altri. Perché finché c’è un solo sacerdote sulla terra, la speranza del mondo non sarà mai spenta: l’amore esposto è il dono più grande che possiamo ricevere e donare.



Francesco Piloni Giovedì Santo Messa Ministro provinciale Porziuncola

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