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Omelia di p. Claudio Durighetto in occasione della Rassegna Internazionale di Musica Sacra Francescana “Assisi Pax Mundi” 24 Ott 2019

Un canto che entra nel cuore come una preghiera, un palpito d’amore verso Dio

Riportiamo l'omelia integrale del Ministro provinciale dei Frati minori dell'Umbria-Sardegna, p. Claudio Durighetto, di domenica 20 ottobre presso la Basilica di San Francesco in occasione delle conclusione della Rassegna Internazionale di Musica Sacra Francescana “Assisi Pax Mundi”.

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci parla di preghiera e di fede, due realtà che vanno insieme. San Francesco, che, come dice il biografo non era tanto un uomo che pregava, quanto un uomo “fatto preghiera”, ci aiuti a comprendere e ad accogliere questa Parola.

Chi crede che Dio guida la storia, prega. Chi ha fede nel Dio del quale Gesù ci ha parlato, ovvero nel Padre provvidente e misericordioso, lo cerca e lo invoca. Chi crede nella Trinità santissima, unità d’amore del Padre e del Figlio nello Spirito Santo, e sa che da essa proviene e a Lei ritorna, desidera fin d’ora entrare nella Sua conoscenza e intimità attraverso la preghiera.

La preghiera misura la nostra fede, la fede genuina ci spinge alla preghiera.

Nella prima Lettura abbiamo sentito che Israele va in guerra contro il suo nemico storico, Amalèk, però Mosè manda Giosuè a combattere, mentre lui sale sul monte col bastone col quale aveva aperto il Mar Rosso: ebbene quando Mosè teneva le mani levate in preghiera Israele vinceva, quando le mani gli cascavano prevaleva Amalèk (teniamo conto che Amalek rappresenta qui il male, tutto ciò che si oppone al progetto di Dio). Mosè con le mani levate rappresenta tutte le persone che vivono il carisma dell’intercessione, come ad esempio le suore di clausura, i monaci, ma anche tante persone inferme che offrono con fede la loro preghiera e la loro sofferenza per la pace, per le vocazioni, per tante intenzioni. Ma l’inseganmento è per tutti, a confidare nel Signore, a unire all’azione la preghiera, a preparare l’agire con l’orazione.

La seconda Lettura ci ricorda l’importanza della Scrittura, della Bibbia, della Parola di Dio. L’uomo si fa delle proiezioni su Dio, che sono delle caricature di Dio; noi possiamo conoscere Dio solo perché Lui ha deciso di rivelarsi: questa rivelazione è contenuta nella Sacra Scrittura, che la Chiesa ci dona e interpreta autorevolmente. La Parola di Dio dovrebbe diventare “pane quotidiano”, dovremmo desiderare di conoscerla, di ascoltarla, di capirla… Per questo durante la santa Messa ci soffermiamo sulle Letture e cerchiamo di spiegarle. Leggere il vangelo o anche ascoltare una catechesi che lo spieghi è una grande opportunità di autoformazione per un cristiano: oggi su internet si trova tantissimo materiale, basta trovare cose buone e non roba taroccata!

Il Vangelo presenta una parabola sulla necessità di pregare sempre senza scoraggiarsi mai. Parla di un giudice che non temeva Dio e non si curava di nessuno, però alla fine cede di fronte all’insistenza di una povera vedova che gli chiedeva di farle giustizia. La più debole diventa la più forte e ottiene giustizia dal giudice: Gesù dice che a maggior ragione otterranno giustizia da Dio coloro che si appellano a lui con una preghiera confidente e perseverante. Subito però bisogna precisare: la preghiera insistente non significa che dobbiamo cercare di convincere o di costringere Dio a fare quello che noi vogliamo. Quel lasciarci gridare giorno e notte non è per disinteresse, o per indifferenza nei nostri confronti… serve per per purificare il nostro cuore da pretese egoistiche e dunque magari per correggere la nostra richiesta, per disporre il nostro animo ad accogliere e fare la volontà di Dio, sapendo che questa è santa, anche se io non la capisco o lì per lì non mi piace; serve per trasformarci da nemici in amici della Croce del Signore, perché sulla Croce il Signore Gesù ci ha già fatto giustizia! Quando l’evangelista Luca scrive, i cristiani sono perseguitati e si chiedono come mai devono sopportare tanta violenza e tante ingiustizie; perché il Signore si fa attendere? Fa attendere il suo intervento e fa attendere il suo ritorno… Il Vangelo risponde: Dio ascolta e provvede, tu resta unito a Lui nella preghiera. La fede ti permetterà di sostenere l’attesa senza scoraggiarti e ti permetterà di riconoscere la Sua opera, che spesso non è ciò che tu ti aspetti.

Una delle preghiere più belle della Cristianità è quella di Charles de Foucauld:

Padre mio, io mi abbandono a Te,
fa' di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me,
ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà
si compia in me
e in tutte le tue creature.
Non desidero niente altro, Dio mio;
rimetto l'anima mia nelle tue mani
te la dono, Dio mio,
con tutto l'amore del mio cuore,
perché ti amo.
Ed è per me un'esigenza d'amore
il darmi,
il rimettermi nelle tue mani,
senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché Tu sei il Padre mio.

Concludo con un saluto e un ringraziamento agli organizzatori e a tutti partecipanti alla Rassegna Internazionale di Musica Sacra Francescana “Assisi Pax Mundi”, che animano questa liturgia. Un saluto speciale al Maestro P. Giuseppe Magrino e un pensiero, una preghiera e un augurio al Maestro P. Maurizio Verde, che per motivi di salute quest’anno non ha potuto essere qui. Abbiamo parlato di fede e di preghiera: quando si canta con fede e quando i testi e la musica sono espressione della fede, allora il canto ti entra nel cuore come una preghiera, una lode, una supplica, un palpito d’amore verso Dio. È una preghiera che ti rimane dentro e ti aiuta a non scoraggiarti, ad aver fiducia, ad andare avanti nonostante tutto! Ringraziamo Dio che ha dato all’uomo la capacità di esprimere con questa arte le cose più profonde e vere; ringraziamo Dio che ci dona questa grande questa scuola di umanità e di fraternità: la musica e il canto!



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